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LA BUONA SCUOLA OGGI: Documenti e interventi su  "Piano Renzi" (settembre 2014)

(25.01.2017)

La delega sul sostegno: le novità che "non includono"
Evelina Chiocca

 

È forse giunto al capolinea un percorso avviato con determinazione e fermezza poco più di 40 anni fa, con una legge del '71, perfezionato poi dalla legge 517/77?
Quel che è certo è che oggi si cambia: i decreti, frutto delle deleghe che la legge 107/15 ha affidato al Governo, descrivono una scuola diversa e introducono nuove modalità organizzative. Fino a ieri la preoccupazione derivava dalle dichiarazioni del Sottosegretario come pure da alcune richieste delle due Federazioni più rilevanti.
Se è vero che non tutto quello che era stato preannunciato è stato formalizzato, è altrettanto vero che orientamenti e filosofia, sottostanti alcune scelte, hanno in qualche misura influenzato il testo del Decreto 378. Come non restare attoniti e increduli di fronte al cambiamento proposto, che pare riportare indietro nel tempo, arginando la speranza di un reale e costruttivo cambiamento e di una positiva evoluzione?

La prima sensazione, nel leggere il decreto 378, è di aver davanti un testo “raffazzonato”, messo insieme frettolosamente. Pare che non siano state considerate le conseguenze; e cioè che le indicazioni operative contenute (è sostanzialmente questa la natura del provvedimento) non solo potrebbero condizionare quel processo che le Linee Guida hanno dichiarato "irreversibile" (integrazione), ma avrebbero intaccato la società sotto il profilo culturale, orientando più a escludere piuttosto che ad accogliere. In fondo in molti speravamo (o ci volevamo illudere) in una coraggiosa scelta totalmente a favore dell’integrazione scolastica, una scelta radicale a 360°, rendendo il processo ancor più irreversibile (ad esempio con la formazione obbligatoria per tutti coloro che accedono al ruolo di docente o di dirigente scolastico e per tutto il personale in servizio; con una formazione mirata per il personale Ata in generale e i collaboratori scolastici in particolare).
Ma anche questa volta la politica non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo: la compagine governativa non ha saputo dire un “sì” totale, completo, limitandosi, al contrario, a prendere ampi spunti da una cornice ormai a pezzi, amplificandone gli elementi di criticità come la delega dell’inclusione al solo insegnante per il sostegno, tradotta nella relazione illustrativa come “impegno fondante”, e la marginalizzazione del ruolo della famiglia, con l’abolizione dei gruppi di lavoro operativi, dove venivano elaborati “congiuntamente” i documenti a favore del percorso sociale e scolastico dell’alunno con disabilità.
A mio parere il decreto 378, nel suo insieme, non soddisfa i principi di inclusione perseguiti e dichiarati, tutt’altro: sottrae alla famiglia un ruolo fondamentale e primario, lascia trasparire una maggiore attenzione verso il contenimento della spesa, riducendo risorse e introducendo un inopportuno rigore nella fase di riconoscimento di “alunno con disabilità”.
I contenuti del decreto 378, che avrebbero potuto segnare un cambiamento storico, tendono invece a un pericoloso ritorno al passato: se non si procederà a una sostanziale modifica, apportando i correttivi necessari prima della definitiva approvazione, si assisterà a un’involuzione di quello che si credeva fosse l'irreversibile processo di integrazione.
Auspico pertanto una forte azione parlamentare per apportare le modifiche necessarie: come Associazione CIIS e come singoli docenti abbiamo contattato parlamentari di maggioranza e di opposizione, per contribuire, attraverso loro, ad apportare un decisivo miglioramento. La prioritaria attenzione, ci tengo a sottolinearlo, va in direzione della tutela e del diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disabilità: prima di tutto l’alunno, in quanto persona.

Di seguito riporto e commento punto per punto i contenuti del decreto 378 (omettendo le commissioni mediche, il riconoscimento dell'alunno come “alunno con disabilità” e i livelli essenziali di qualità).

1. Valutazione diagnostico funzionale
La Valutazione diagnostico funzionale (VDF), che costituisce una vera novità in quanto assomma due documenti, la Diagnosi Funzionale e il Profilo Dinamico Funzionale, e che, soprattutto, adotta formalmente i "classificatori" dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ICD e l’ICF, propone, nell’uso di questi strumenti, più elementi di incoerenza. L’ICF, che "descrive il funzionamento della persona" in tutti gli aspetti della sua vita, in quanto "descrittore" non può essere delegato ad un solo "soggetto" (il decreto attribuisce unicamente alla commissione medica tale compito); la descrizione del funzionamento, pertanto, non può che essere affidata a più soggetti: famiglia, scuola, altre figure di riferimento, Asl. La sintesi, Profilo di funzionamento, è il frutto di una coralità di punti di vista. Non a caso è stato codificato un linguaggio per una maggiore e proficua condivisione.

2. Formazione del personale docente
L’annuncio dei 120 CFU per conseguire la specializzazione sul sostegno aveva fatto ben sperare (anche se resta, a mio parere, l'errore culturale e pedagogico della formazione, che deve essere resa obbligatoria per tutto il personale docente in formazione e in servizio) ma, in realtà, si è rivelato un bluff totale. Non si è stati in grado di proporre un corso biennale; sembra assurdo. Secondo il decreto, chi desidera conseguire la specializzazione per il sostegno deve, prima di accedere al nuovo corso di specializzazione (che sarà riformulato), conseguire 60 CFU, ovvero la metà dei crediti: - nell’ambito del percorso accademico del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria (Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria) - secondo modalità non specificate (scuola Secondaria di Primo e di Secondo grado).

3. Formazione del personale della scuola
“Nell’ambito del piano nazionale di formazione”, vincolata alle e risorse disponibili, viene introdotta la formazione del personale della scuola: per i docenti in servizio, in particolare per coloro che nelle loro classi hanno alunni con disabilità; e per il personale Ata. Come dire che l'intenzione c'è, ma se non si dovesse realizzare… Una formazione parziale e limitata contrasta con l’attuazione di progetti che vogliano dirsi inclusivi. Non si capisce come risulti così difficile rendere obbligatoria la formazione sul sostegno, tanto più che il percorso formativo iniziale (così come il corso di specializzazione) è totalmente a carico dei corsisti!!! Per i Dirigenti Scolastici un rinvio: sarà il Miur a dire “come” sarà attuata la formazione sull’inclusione scolastica; purché diventi effettivamente attuativo in tempi brevi.

4. La famiglia
La famiglia sembra scomparire fra gli articoli del decreto, così come le associazioni delle famiglie (che trovano spazio solo nell'osservatorio). Il suo ruolo appare marginale e poco incisivo.

5. Piano Educativo Individualizzato
Il decreto stabilisce che il PEI sia elaborato e "approvato" dal "Consiglio di classe" o dai "docenti contitolari" (art. 11). Premesso che tutti gli insegnanti assegnati a una classe sono “contitolari” (quelli che compongono il consiglio di classe, nella secondaria, e quelli che compongono il modulo, nella Primaria e nell'infanzia), che cosa intende il decreto usando questa espressione? Si potrebbe pensare all'ennesima svista (data la sommarietà con cui pare scritto il provvedimento) e che sia stata utilizzata la dizione "docenti contitolari" anziché "docenti di modulo" riferendosi alla Primaria e all'Infanzia, oppure, per estensione, il decreto potrebbe intendere i soli docenti "contitolari per il sostegno". Diciamolo, questo passaggio è particolarmente confuso e potrebbero verificarsi, nella pratica, situazioni poco chiare o sommarie interpretazioni.
Nel PEI, peraltro, non saranno più riportate alcune importanti indicazioni come, ad esempio, le risorse per l’anno successivo; sembrerebbero così ridotte le possibilità di inoltrare ricorsi per il riconoscimento di alcuni diritti, fra cui le ore per il sostegno.

6. PEI: compiti e ruolo
Abolito il GLHO (l’articolo 15 della legge 104/92, abrogato, è sostituito dall’art. 8 del Decreto) a cui spettava l’impegno di elaborare “congiuntamente” il PEI, il decreto stabilisce che tanto la famiglia quanto gli operatori socio-sanitari prendano parte unicamente alla sua redazione, lasciando l’approvazione ai soli docenti. Il cambiamento è sicuramente peggiorativo.

7. Blocco decennale
Sul blocco decennale, poco o nulla da dire; conferma l’idea che l’integrazione è a carico del docente di sostegno, dato che il blocco riguarda un’unica figura professionale e non tutti i docenti assegnati ad una specifica classe.

8. Continuità educativo-didattica
Sulla continuità tante promesse, tanti proclami, tante parole e poi… nulla di fatto (fermo restando che la continuità deve interessare tutti i docenti della classe, e non un solo docente!). È introdotta la possibilità di un ulteriore anno, per i docenti a tempo determinato, “ferma restando la disponibilità dei posti e le operazioni relative al personale a tempo indeterminato”.

9. Numero alunni per classe
Il numero di alunni nelle classi prime delle scuole di ogni ordine e grado, in cui sono iscritti alunni con disabilità, viene elevato da 20 a 22. E poiché la norma che stabiliva un "tetto" degli alunni con disabilità per classe è stata abolita da tempo, è facilmente intuibile come questo aumento possa incidere negativamente sulla qualità dell’insegnamento e sul diritto ad apprendere degli alunni.

10. Esami di stato (decreto 384)
Nel decreto 384 (Schema di decreto legislativo recante norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato), invece, si assiste a una vera e propria involuzione del processo di integrazione scolastica: nella Scuola Secondaria di Primo grado, così come avviene nella Secondaria di Secondo grado, vengono introdotte le prove equipollenti. E mentre gli studenti con disabilità che sosterranno le prove equipollenti conseguiranno il diploma, gli studenti con disabilità per i quali la sottocommissione predisporrà "prove non equipollenti a quelle ordinarie" riceveranno solo "un attestato di credito formativo". In sintesi Si ha la sensazione di una mancata progettazione: manca un’idea di cambiamento reale, si rileva l’assenza di un rilancio del progetto di integrazione nel suo insieme.
Tutto appare improvvisato, lasciato al caso, messo insieme con il solo fine di ridurre i ricorsi e di contenere la spesa (le ore per il sostegno sono indicate unicamente – e unilateralmente – dal GIT, che sostituiscono il GLIP, sulla base della documentazione, senza indicazioni da parte del GLHO, che non esiste più!!!). I cambiamenti che il decreto introduce, se non saranno prontamente modificati, segneranno ancor più quegli orientamenti che porteranno alla fine del processo di integrazione. Poi potremmo anche parlare di inclusione, ma per gli alunni con disabilità resteranno le scuole speciali o, nella migliore delle ipotesi (mi si scusi l’eufemismo), le “classi speciali”.

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