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LA BUONA SCUOLA OGGI: Documenti e interventi su  "Piano Renzi" (settembre 2014)

(24.02.2015)

 


 

Le riflessioni di Mauceri, in risposta alle posizioni critiche da noi rappresentate di recente sulla Legge di Iniziativa Popolare (LIP), meritano la più ampia attenzione. Non solo per la storia personale di Corrado, la sua profonda cultura giuridica e la stima generalizzata di cui gode, ma anche, e soprattutto, perché condividiamo pienamente con lui l'idea di una scuola secondo Costituzione.
Mauceri nella sua risposta alle nostre critiche alla LIP conferma una sua visione organica del disegno costituzionale sulla scuola cui che assegna centralità alla scuola pubblica e alla libertà di insegnamento. Non sono certo questi principi a dividerci.

Decentramento, autonomia, valutazione: indietro non si torna

Critichiamo, invece, la LIP perché riteniamo che un'autentica scuola secondo Costituzione non possa ridursi allo statalismo centralistico della LIP, in questo molto simile alle riforme di Renzi, senza valorizzare il ruolo determinante di Regioni ed Enti Locali per un sistema scolastico capace di interagire positivamente con i contesto sociali e territoriali.
Pensiamo anche che, se non si considera la libertà di insegnamento come foglia di fico per sottrarsi alle verifiche, la LIP dovrebbe essere guidata dai principi di responsabilità, trasparenza, rendicontazione, valutazione dei risultati. Tutti temi per i quali i sostenitori della dalla LIP dimostrano una certa allergia, visto che il testo non se ne occupa e addirittura cancella il sistema nazionale di valutazione sostituendolo con la sola autovalutazione di scuola.
L'autonomia è il cuore dell’intera questione. Secondo Mauceri va intesa come “indipendenza da ogni forma di condizionamento esterno (anche ministeriale) e di partecipazione attiva sia nel governo della scuola sia nell’ambito del sistema nazionale”. Secondo il modello di autonomia scolastica introdotto nel nostro Paese dalle riforme Bassanini e Berlinguer le istituzioni scolastiche autonome non sono “torri d’avorio” o “città turrite”, ma comunità educative aperte, nelle quali l'autonomia è “garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento” (DPR 275/99 – Regolamento autonomia scolastica”).
L'autonomia scolastica è stata una conquista per la scuola italiana, certo ancora insufficientemente valorizzata e sviluppata, ma da essa non si deve tornare indietro:  autoreferenzialità e separatezza sono da sempre nel nostro paese i maggiori ostacoli alla realizzazione  della scuola secondo Costituzione che vogliamo.

L'autonomia per cambiare la scuola

L’autonomia, nonostante ritardi e retromarce, rimane il terreno su  cui la scuola italiana in molti tratti è diventata “adulta” e ha cominciato a liberarsi dal governo delle circolari, dalla tirannia di provveditori e direttori regionali e dalle invadenze ministeriali e ha cominciato a flessibilizzare i curricoli, a sperimentare la didattica laboratoriale, a coltivare funzioni organizzative importanti come il coordinamento e l’autovalutazione, a recuperare, nelle situazioni più vitali – e ce n’è più di quanto si creda – l’orgoglio del lavoro docente. La strada è certamente ancora lunga, ma il percorso  è tracciato; proprio attraverso quella legislazione sull’autonomia che la LIP vuole abolire.
E in questo non si deve dimenticare il ruolo svolto da molti Dirigenti Scolastici e i loro contributi rilevanti, non solo attraverso convegni e seminari, ma impegnandosi in pratiche didattiche e  organizzative avanzate.
Certo, alla dirigenza scolastica non deve essere affidato “un pieno potere decisionale e manageriale” con conseguente ripristino di un “rapporto di subordinazione gerarchica” ma nemmeno è possibile  affidarsi a un assemblearismo confuso – tale ci sembra quello ipotizzato nella LIP – che trasformerebbe la libertà di insegnamento in un privilegio di casta.
Ha bisogno  piuttosto – l’autonomia - di darsi una sana governance interna (autonomia statutaria, attribuzione chiara di funzioni, autonomia finanziaria, corretti controbilanciamenti …) e una identità che permetta alle scuole di essere vissute come istituzioni della Repubblica e del territorio. Non è certo con la molteplicazione degli organi collegiali,  prevista dalla LIP - ovviamente tutti interni -  che la democrazia a scuola può fare passi in  avanti.
E, in questa visione, la Dirigenza Scolastica è funzione responsabile della Repubblica e garanzia del rispetto della norma costituzionale; e non – come ritiene Mauceri – semplice “riconoscimento professionale ed economico”. Si rileggano le attribuzioni dei compiti autonomi del DS nel D.Lvo 165/2001 (assicurare la gestione unitaria, coordinamento, valorizzazione delle risorse professionali e ancora: rapporti col territorio - inteso come reti di scuole, Enti locali, mondo del lavoro, opportunità cultuarli -  relazioni sindacali…) per coglierne il senso e il valore (che in verità – ben lo sappiamo, purtroppo -  aspettano ancora di essere inverati).
Per questo crediamo che la priorità culturale e politica oggi sia quella di liberare definitivamente l’autonomia scolastica dai condizionamenti che ancora la opprimono attraverso dispositivi che ne consentano la progressiva realizzazione. E non negarla attraverso operazioni nostalgiche, per quanto in sé coerenti, di cui si stenta a coglierne il senso. 

La LIP: un modello vecchio e sbagliato

Le competenze giuridiche e il rigore intellettuale delle argomentazioni di Corrado Mauceri confermano che la visione generale e l'impianto concettuale alla base della LIP sono incompatibili e alternative all'autonomia scolastica come delineata dalla Legge 59/97 e dal DPR 275/99, un modello di governo del sistema scolastico, infatti, da sempre non condiviso da Corrado e dal Comitato Scuola e Costituzione
Nel “modello LIP” lo Stato, attraverso il Ministero, continua a definire i contenuti dall'insegnamento attraverso programmi ministeriali, sia pur elaborati con la partecipazione degli insegnanti;  l'autonomia didattica e organizzativa e quella curricolare non esistono. Le scuole non sono responsabili dell'offerta formativa, devono solo attuare al meglio i programmi ministeriali, per questo:

      Si può condividere o meno questo modello - noi non lo condividiamo - ma non si può affermare che sia emendabile rimettendoci la dirigenza scolastica per non scontentare i dirigenti o il contratto di scuola per non scontentare i sindacalisti.

     Corrado Mauceri, sapendo di cosa parla, conferma la necessità per il "modello LIP" di abrogare l'attuale dirigenza scolastica per affidare anche tutte le decisioni gestionali e organizzative agli organi di democrazia scolastica. Di conseguenza, al di là dei nominalismi, la figura di vertice della scuola ha per Mauceri solo compiti di garante del regolare funzionamento della vita scolastica e delle regole definite negli organi di democrazia scolastica.
Cosa potrebbe contrattare una figura di controllo se non dispone di poteri gestionali e organizzativi? Nulla.
Quindi se anche "in nessuna norma della LIP è prevista l’abolizione della contrattazione", è nondimeno evidente che il contratto di scuola nel "modello LIP" non solo è inutile, perché le ridotte decisioni rimaste alle scuole sono affidare agli organi collegiali, ma anche impossibile perché senza poteri gestionali e organizzativi nessuna figura di vertice della scuola, comunque si chiami, può firmare un contratto con le RSU di scuola. Infatti Mauceri sostiene che questa figura, priva di effettivi poteri, dovrebbe avere la delega a contrattare a livello di scuola. Da chi? Dal Direttore Scolastico Regionale? Per contrattare che cosa se tutte le materie e sono già state decise dai vari organi collegiali, compreso quello del personale ATA in una logica di quasi autogestione?
La contrattazione ha senso se è utile, nel “modello LIP” non serve e non ha senso introdurla surrettiziamente per non dispiacere i sindacalisti pro LIP.

 Qualche domanda più politica in conclusione: pensiamo di contrastare le tendenze criticabilissime  di Renzi a ignorare ruolo e funzioni dei “corpi intermedi” della società con una proposta di legge che cancella l'autonomia scolastica? Consideriamo una mossa astuta contrastare la volontà del governo di tornare al rapporto di lavoro regolato per legge (anzi per decreto!) e in modo unilaterale superando la contrattazione di scuola? Riteniamo sia credibile una proposta che, fra le altre cose, introduce l'obbligo scolastico a 18 anni e conferma la conclusione del ciclo secondario a 19 anni? Una nuova riforma non dovrebbe  ripensare i cicli di istruzione in modo da assicurare a tutti i giovani a 18 anni il conseguimento dell'obbligo insieme alla conclusione del ciclo secondario di istruzione, l'accesso all'università e a tutti i percorsi post-diploma e una certificazione delle competenze comunque acquisite (alternanza, tirocini, apprendistato, …) per l'accesso al mondo del lavoro e all'apprendimento permanente?

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