Direzione didattica di Pavone Canavese

CHE COSA E' LA CARTA DEI SERVIZI
a cura della dott.ssa Licia Peretto, insegnante elementare, laureata in Scienze della Comunicazione

 

4. LA CARTA TRA DUBBI E INCERTEZZE

4.1 La carta dei servizi secondo il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione

Il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, nella seduta del 30 novembre 1995, aveva espresso un parere fortemente critico sulla Carta dei servizi, allora già in corso di applicazione nelle scuole.

La posizione del CNP recepiva e produceva molti dei dissensi espressi da più parti sia riguardo ad aspetti marginali che di fondo del documento in questione, primo tra tutti la scarsa rispondenza della Carta alla specificità della scuola.

Nel cambiamento del titolo (quello proposto era "Carta dei diritti e dei doveri nella scuola"), nella semplificazione delle operazioni e nel ristabilimento di una precisa distinzione dei ruoli e delle competenze tra le componenti scolastiche, si ritrovano i tratti più significativi dell'analisi critica del CNPI.

E' riportato in appendice il testo integrale del CNPI, corredato delle necessarie note comparative.

Qui di seguito ci limiteremo a presentare, in breve, il contenuto del testo stesso.

Il CNPI ha valutato positivamente le intenzioni che hanno sovrainteso alla definizione della Carta dei servizi della scuola:

Tali intenzioni tuttavia, pur corrispondendo a legittime esigenze quali quelle di indirizzare tutte le attività scolastiche al servizio dello sviluppo formativo di ogni alunno e di tutti gli alunni e rendere trasparenti di tutti i momenti del processo in cui è impegnato il personale della scuola, non poggiano su solide basi che possano assicurare le condizioni necessarie affinché l'operazione possa tradursi in un positivo contributo al servizio.

La scuola ha sue finalità discendenti dal diritto primario di ogni soggetto all'istruzione e all'educazione e dal dovere di operare per lo sviluppo del Paese: tali specificità ( riconosciuta dal D.L. n. 29/93 e dal D.L. n. 351/93) distinguono la scuola da qualsiasi altro servizio pubblico e giustificano la stessa esigenza di una significativa partecipazione alla sua attività da parte dei genitori e degli studenti.

Il CNPI ritiene che la Carta dei servizi sia stata calata sulla scuola senza tenere conto della sua specifica funzione, assimilabile, solo in minima parte e limitatamente ad alcuni aspetti amministrativo-burocratici, ad altre realtà (per es. quelle aziendali).

Ma senza l'attribuzione alle scuole dell'autonomia tuttora in esame al Senato e di cui più volte il CNPI ha richiamato la vera priorità, la Carta dei Servizi, che dovrebbe mettere in luce la reale capacità progettuale e realizzatrice delle singole unità scolastiche, rischia di impegnare le scuole in una retorica delineazione di intenti, anche ambiziosi, destinati a restare "sulla carta" se non sostenuti da adeguati mezzi e strumenti.

La Carta, inoltre, non delinea, infatti, con chiarezza il quadro delle specifiche responsabilità dei vari soggetti coinvolti nell'attività scolastica compresi quelli tenuti a sostenerla e a destinare ad essa le necessarie risorse: nei confronti dell'amministrazione centrale e periferica (per la quale tra l'altro non è prevista una Carta dei servizi!) non vengono definiti nè diritti nè doveri, nè tempi nè modi degli adempimenti ad essa riservati, nè gli specifici ambiti di competenza.

Il CNPI sostiene, pertanto, che la Carta dovrebbe essere meglio adattata alla scuola nel rispetto della sua specificità.

Inoltre il documento, invece che puntare l'attenzione su minuziose prestazioni (soprattutto quelle che appaiono finalizzate a regolare l'azione professionale e a intervenire sugli specifici aspetti didattici, contenutistici e metodologici), dovrebbe indicare, in forma chiara ed essenziale, i criteri cui attenersi ed esplicitare le regole di un corretto rapporto mirato a sollecitare una effettiva partecipazione di tutti i soggetti in esse coinvolti alle attività specifiche. In questa ottica, suggerisce il CNPI, il testo della Carta dovrebbe essere riveduto ed emendato (le proposte di modifica sono presentate in appendice).

A conclusione di questo esame, il CNPI ribadisce la necessità di modificare la denominazione della Carta dei Servizi in Carta dei Diritti e dei Doveri della Scuola che ogni Istituto si dà come proposta comprensiva del Progetto Educativo d'lstituto, del Regolamento d'lstituto e delle linee fondamentali della Programmazione educativa e didattica e di esplicitare le strategie per raggiungere i risultati e i criteri di utilizzazione delle risorse. Strategie e criteri rispetto ai quali è impegnata in un patto formativo l'intera comunità scolastica.

Si ritiene altresì fondamentale la predisposizone, da parte del Ministero della P.I., di procedure per la revisione della Carta che siano precise, chiare, non ripetitive e adeguabili ai vari gradi di scuola cui si rivolge.

"Il CNPI esprime, pertanto, un giudizio negativo sul testo che deve essere profondamente riveduto e reso essenziale in quanto la prolissità non favorisce nè la chiarezza nè la comprensione, e che, soprattutto, deve mirare ad esplicitare gli impegni che lo Stato intende assumere nei confronti delle Istituzioni scolastiche e le disposizioni che si dovranno, in tal senso, impartire agli uffici periferici".

4.2. ... E siamo al capolinea

Con l'anno scolastico 1996/97 un nuovo oggetto più o meno misterioso è quindi entrato nella scuola, ha raggiunto i genitori, ha impegnato i docenti, ha coinvolto le segreterie, ha interpellato gli Enti locali. Si tratta della Carta dei servizi.

Doveva essere adottata fin dal dicembre del 1995, poi il Ministero ha dilatato i tempi di elaborazione fino al termine dell'anno scolastico '95/96.

Le scuole hanno lavorato, discusso, scritto, riscritto e alla fine hanno prodotto un documento. La produzione c'è stata, ma non si può dire che siano venute meno le perplessità, le critiche, il disagio e un certo sospetto, diffuso soprattutto fra i docenti, di aver perso una gran quantità di tempo.

Per questo forse, a lavoro ultimato, vale la pena di ritornare sull'argomento con minore affanno, esaminare ciò che è stato prodotto e raccogliere qualche idea per eventuali miglioramenti da approntare in futuro.

Gli elementi che hanno destato, e destano tuttora, le maggiori perplessità nei confronti dell'operazione "Carta dei servizi" e che sono stati anche una delle cause della posizione molto critica del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione sono:

1) la logica che presiede alla sua elaborazione. Si tratta di quella stessa logica che regola i rapporti col cliente in campo industriale e commerciale. E' come se si ragionasse così: "noi operatori scolastici ci impegniamo a fornire a voi, clienti, questi servizi con queste caratteristiche e in queste modalità. Diteci se siete soddisfatti ".

La scuola viene cioè invitata a dichiarare pubblicamente i propri intendimenti perché l'utenza abbia la possibilità di sottoporla a un controllo di conflitti tra il dichiarato e il realizzato.

Da questa operazione si pensa che derivi un miglioramento della qualità del servizio scolastico. La logica tradizionale, quella cui sembra alludere il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, prevede invece che si ragioni così: "noi insegnanti e genitori abbiamo un problema comune: l'educazione dei ragazzi. Collaboriamo per ottenere i migliori risultati".

Non si tratta quindi di un rapporto cliente-operatore, ma di un rapporto tra educatori che, da angolazioni diverse, partecipano a una comune impresa: l'educazione delle giovani generazioni.

2) la verifica, la valutazione e il controllo. Ci troviamo dentro un sistema scolastico in cui il problema della valutazione degli allievi, e ancor più quello della valutazione dei docenti, non è mai stato affrontato in modo serio, sistematico, soddisfacente. Si parla, già da alcuni anni, dell'istituzione di un servizio nazionale di valutazione, ma nulla è stato ancora realizzato.

Ebbene, dal deserto dell'intervento pubblico nel settore della valutazione dei docenti e degli altri operatori scolastici nasce l'idea di farli valutare dai clienti. Un'idea del genere non poteva, naturalmente, che suscitare vivaci polemiche. Si badi, non è detto che questo tipo di valutazione sia completamente da scartare, ma ciò che sembra assurdo è che un Paese cosiddetto "avanzato " abbia lanciato questa operazione da concludere in 120 giorni (così pretendeva il primo Decreto Ministeriale) e non si preoccupi di accertare che l'altra operazione, quella della istituzione di un sistema di valutazione a contenuto tecnico-scientifico, non impieghi 120 anni per giungere in porto.

3) la documentazione sulla scuola, la comunicazione fra scuola ed extrascuola e l'immagine della scuola. E' da questo punto di vista che probabilmente molte delle obiezioni rivolte alla Carta dei servizi dovrebbero cadere per far posto all'atteggiamento più costruttivo di chi coglie un'opportunità.

E' vero che ripugna ad una logica burocraticamente pura l'idea che ogni scuola abbia una propria identità diversa da quella di ogni altra. L'unica identità forse tollerata è quella del sistema scolastico nel suo complesso che dovrebbe garantire ad ogni cittadino gli stessi programmi, gli stessi servizi, le stesse procedure. Le circolari, le ordinanze, i decreti dovrebbero essere gli strumenti che consentono a tutto il sistema scolastico di muoversi all'unisono. In quest'ottica ogni scuola non dovrebbe operare per distinguersi, ma per integrarsi nel sistema complessivo rispettando disposizioni valide per tutti.

Oggi, però, anche i più rigidi difensori dei poteri dello Stato hanno capito che questa logica non è più in grado di garantire il funzionamento di una scuola di qualità, o addirittura che non è neppure in grado di garantire il funzionamento di una scuola purchessia: il sistema così com'è, senza l'iniziativa e il protagonismo delle unità periferiche, si inceppa e rischia di crollare sotto il peso delle stesse regole che dovrebbero farlo funzionare.

Il pericolo insito nello sforzo che le scuole hanno dovuto compiere per adottare ed adattare la Carta dei servizi, è che questo impegno abbia fatto perdere di mira, nella quantità di "carta", l'essenziale, annegandolo dentro un mare di prosa burocratica indigeribile.

Molto meglio in questi casi lasciare qualche lacuna da colmare successivamente, piuttosto che stendere frettolosamente pagine e pagine che nessuno leggerà mai. Molto meglio sfrondare col rischio della incompletezza piuttosto che essere esaustivi col rischio della illeggibilità.

La proposta che qui si fa è quella di concentrarsi su due documenti che in qualche modo fissano la specificità di una scuola, ne definiscono i contorni, ne tracciano il volto: uno, la Carta dei servizi, inteso come strumento di gestione dell'immagine, l'altro, il Progetto educativo di Istituto o di Circolo, inteso come un documento che, di questo volto, mostra l'aspetto dinamico: dove guardano questi insegnanti? che futuro prefigurano? che progetti intendono mettere in cantiere?

Anche in questo caso dobbiamo guardarci dall'annegare la descrizione delle linee portanti della nostra azione dentro una miriade di informazioni di dettaglio. Per costruire o per migliorare questi documenti non occorre il supporto di voluminosi strumenti microanalitici; più utile è invece la capacità di esplorare il nostro campo di azione per "sguardo di insieme" e di scorgere alcune mete future che sappiano esprimere e comunicare la direzione di marcia di una scuola più che il dettaglio delle tappe.

Ciò che conta, in questo caso, è comprendere che la Carta dei servizi trae una parte importante del suo significato dalla possibilità che ha di diventare uno strumento di descrizione, di comunicazione, ma anche di costruzione condivisa dell'identità di una scuola e, d'altro canto, dalla possibilità che offre di individuare ed enunciare mete, progetti e scenari dentro cui collocare un futuro significativo per la propria scuola.