a cura di Daniela Givogre e Riccarda Viglino
Mille e una fiaba
un percorso transdisciplinare sulla fiaba
Litinerario di lavoro proposto
prende avvio dalle fiabe classiche ed in particolare dalle "Fiabe del focolare"
dei Fratelli. Grimm. Queste antiche fiabe piacciono molto anche ai ragazzini telematici ed
informatizzati di oggi, Bruno Bettelheim non si stupirebbe.
Pochi di essi però le conoscono e molti fanno riferimento unicamente alla versione cinematografica
di quelle più famose.
Prima di tutto bisogna quindi che linsegnante gliele legga o gliele racconti, come meglio preferisce. Lascolto della parola narrante o della lettura delladulto sono inoltre una tappa imprescindibile per costruire quellamore per la lettura che la scuola e la società inseguono da anni. "Sempre chi si misura con un territorio parte accompagnato. Si potrebbe infatti sfiorare una meraviglia senza vederla, credere un ostacolo insormontabile, scambiare una presenza gentile per un mostro e un fantasma per una solida verità. La prima compagnia che aiuta a diventare lettori è la voce: voce che legge, voce che narra, voce che crea discorso" (F. Frasnedi "Lavventura della lettura")
Molti sono i momenti della giornata scolastica in cui è possibile ritagliare uno spazio per questa attività.
Al momento dellascolto che può avvenire sul tappeto, nellangolo della classe o della scuola riservato alla lettura, può far seguito una conversazione con i ragazzi nel corso della quale scambiare idee, impressioni, sensazioni sulla vicenda ascoltata. Linsegnante potrà quindi in seguito, quando il patrimonio di fiabe conosciuto sarà adeguato, gradualmente strutturare la conversazione con opportune domande per far cogliere alcuni elementi della struttura della fiaba:Lattività potrà quindi proseguire con altre proposte didattiche sotto forma di gioco:
Il cuscino del narratore
Un gioco coinvolgente da fare con i ragazzi possibilmente dividendo la classe in due gruppi , per permettere il coinvolgimento di tutti, è quello che noi abbiamo chiamato "il cuscino del narratore".
Un elemento importante per questo gioco è avere a disposizione un tappeto su cui sedersi; al centro del tappeto si pone un "bel" cuscino, di velluto o di altra stoffa dallaspetto prezioso e linsegnante spiega che quello sarà il cuscino utilizzato da chi racconta. Naturalmente sarà lei stessa ad iniziare raccontando una fiaba . In seguito potrà proporre alla classe di diventare tutti "narratori di storie". Linsegnante inizierà a raccontare una fiaba e poi interromperà la narrazione; chi vorrà farlo, in modo molto libero chiederà la parola continuando a raccontare ed infine qualcuno concluderà la storia con limmancabile "lieto fine" . Ben presto tutti vorranno partecipare al gioco e saranno in grado di farlo, familiarizzando con questa particolare struttura narrativa .
Le fiabe migliori potranno quindi essere trascritte attraverso un lavoro collettivo ed illustrate . Questo darà modo di attuare altre operazioni linguistiche interessanti come la messa a punto del testo scritto, la scelta del titolo, la stesura di didascalie, la scrittura dei dialoghi nei fumetti, lorganizzazione delle pagine e dei capitoli, ecc. La scrittura cooperativa potrà anche essere utilizzata in seguito allinterno di uno scenario di scrittura che abbia come obiettivo la produzione scritta di una fiaba. "le carte da fiaba"Linsegnante predispone una serie di cartoncini delle dimensioni di una grossa carta da gioco su cui sono disegnati alcuni personaggi: protagonisti ed antagonisti, gli aiutanti del bene e gli aiutanti del male, i luoghi, i mezzi magici, gli incantesimi ecc. Potranno essere principi, principesse, fate, maghi, folletti, mostri, caverne, montagne, il bosco, la casetta, pettini fatati, ranocchi, scope volanti, nebbie improvvise, sonno profondo e quantaltro la fantasia e la conoscenza del mondo della fiaba suggerirà ai ragazzi.
Il gioco prevede che le carte da fiaba vengano suddivise in mucchietti omogenei ed i ragazzi scelgano da ciascun mucchio una sola carta. I giocatori avranno quindi in mano un protagonista, il suo antagonista, un luogo, un aiutante, un incantesimo e un mezzo magico. A coppie analizzeranno quindi le carte in loro possesso e proveranno ad imbastire dapprima oralmente e poi per iscritto, una fiaba. Le produzioni benchè molto semplici dovranno avere una coerenza interna, per questo non è opportuno lasciare il ragazzo solo di fronte al compito; la coppia soprattutto se composta da due elementi non troppo dissimili per capacità, si rivelerà uno strumento potente di successo e di crescita cognitiva.
In un primissimo tempo il gioco può essere variato in questo modo: linsegnate fa scegliere ai bambini una carta da ciascun mucchietto, ma la costruzione della fiaba, la stesura e la messa a punto del testo scritto viene fatta insieme, attraverso la produzione di un testo collettivo. Allo stesso modo può essere invece scritto un copione per la drammatizzazione della fiaba stessa.
facciamo storia con le fiabe
Unattività interessante che può essere proposta ai ragazzi alla fine della classe seconda o allinizio della terza, prende avvio dalla proposta di Scipione Guarracino contenuta in "Guida alla prima storia" Editori Riuniti 1987, che prevede luso di alcune fiabe per aiutare i bambini a superare le categorie personalistiche e retributive di interpretazione dei fatti tipiche delletà e condurli a riflettere su alcuni aspetti del tempo imprescindibili per poter iniziare una corretta indagine storica.
La prima fiaba proposta è " il pastore che non cresceva mai" di I. Calvino.
La questione della crescita intesa non solo come trasformazione fisica ma anche come acquisizione di caratteristiche, abilità e potere, è sicuramente uno dei problemi principali dei bambini. Diventare grande insieme allessere piccolo sono due poli che investono profondamente la storia personale di ognuno, ma al tempo stesso fanno parte di una necessità storica. La fiaba ,oltre allo schema classico della colpa e della pena, propone un messaggio profondo rispetto alla crescita: "diventar grande significa infatti riconoscere la natura dietro i suoi travestimenti" Ben oltre la propria volontà quindi.
La seconda fiaba sempre di I. Calvino è "Il paese dove non si muore mai" Qui davvero il protagonista è il tempo che tutto consuma e tutto trasforma "ciò che sembra immutabile, se soltanto diamo al tempo il respiro dei secoli, si logora; le montagne si spianano ed i mari si prosciugano".
Alcune domande possono stimolare la riflessione:
Dalla discussione emergeranno interessanti spunti per un ulteriore lavoro sui concetti di durata, trasformazione, ciclo, periodo; le conclusioni invece, potranno essere fissate su un cartellone o conservate sul quaderno per mezzo di un testo collettivo.
Conclude Guarracino "lintreccio del personale e dellimpersonale diventa in questo caso lelemento chiave, tale da consentire un allargamento della visione del mondo infantile provocando la transizione in una realtà dove esistono anche rapporti oggettivi tra le cose e le persone.
Oltre alle fiabe precedenti è possibile utilizzare di utilizzare anche "Rosaspina" dei Fratelli Grimm, fiaba dove è possibile per un incantesimo "bloccare il tempo" e mentre nel palazzo dove la bella dorme tutto resta immutato, fuori i rovi crescono e ricoprono il castello, il paese cambia, la gente invecchia e muore.
I ragazzi potranno disegnare una sequenza di immagini in cui si vede la realtà immutata allinterno delle mura ed i cambiamenti che si verificano allesterno nellarco dei cento anni.
I concetti emersi da tutto il lavoro potranno essere schematizzati in questo modo