Direzione didattica di Pavone Canavese

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a cura di Franca Lazzarini

 

La sordità. Una prima introduzione al problema

"Che importanza ha la sordità dell’orecchio,
quando la mente sente. L’unica vera sordità,
l’incurabile sordità, è quella della mente."
(Victor Hugo, 1845)

Contestualmente allo svolgersi dell’anno europeo delle persone con disabilità abbiamo deciso di aprire una nuova rubrica dedicata alla sordità e all’educazione dei sordi per trasmettere informazioni utili circa questo tema così poco conosciuto nella società ed in particolare nel mondo della scuola.

I problemi infatti nascono fin dai primi anni di vita del bambino, quando anche la diagnosi di una eventuale sordità spesso giunge tardiva.

Le cause, in base all’epoca di insorgenza, possono essere molteplici.

La sordità, se non è diagnosticata in tempo, può portare gravi conseguenze sulla serena evoluzione psico-comportamentale del bambino, quali iperattività o tracce autistiche di isolamento interiore. Quest’ ultime spesso vengono scambiate come conseguenze di una presunta insufficienza mentale e non già come reali sintomi relativi all’ impossibilità di comunicare.
La psico- linguistica ci insegna come il periodo tra gli 0 e i 3 anni sia fondamentale per lo sviluppo delle abilità linguistico-comunicative.
Il sordo non sente quindi non può godere del processo di imitazione per imparare a parlare.
Atteggiamenti quali crisi di pianto, irritabilità o al contrario isolamento e depressione sono in questo caso manifestazioni relative alla impossibilità di capire e di farsi capire e non già sintomi di problemi cerebrali.

La sordità, di qualsiasi origine o gravità sia, colpisce solo l’ apparato uditivo e non il cervello.

"O. Sacks (1985, 1995) ci spiega come sia il linguaggio a svolgere la funzione di potenziare la facoltà del pensiero e della mente, consentendo di uscire dall’isolamento.

Il linguaggio apre la strada dell’astrazione, dell’immaginazione e della progettazione. Senza di essi il pensiero si atrofizza e non riesce ad evolversi. Allo stesso modo, l’autore sottolinea che è l’impossibilità di comunicare ad ostacolare sia lo sviluppo del linguaggio che del pensiero"°.
( Rita Ciceri "Comunicare il pensiero", Omega ed, 2001)

I nuovi studi di psico-linguistica si orientano quindi non più sul fatto se sia nato prima il pensiero rispetto al linguaggio o viceversa ma in realtà sulla stretta interdipendenza che questi due fenomeni hanno fra loro.

"Il primo presupposto è che la mente pensi comunicando" ( Rita Ciceri, 2001).

"Il cervello umano lavora comunicando" dice Barlow ( 1990)

L’esigenza di comunicare è insita in ognuno di noi, è una condizione originaria della specie umana. Noi ci rappresentiamo mentalmente la realtà al fine di comunicarla all’esterno e a sua volta questa incessante attività porta ad una modificazione strutturale del nostro cervello che via via si adatta sempre meglio alla realtà.
A questo punto appare chiaro come sia fondamentale che ognuno di noi abbia il diritto e la necessità di possedere uno strumento comunicativo per poter evolvere sia interiormente che nei rapporti con l’esterno.
A fronte di una tempestiva diagnosi medica di disabilità uditiva, risulta quindi necessario che sia i familiari che gli operatori socio-sanitari e scolastici si adoperino quanto prima in maniera puntuale nell’ offrire uno strumento comunicativo adeguato al bambino sordo.

Vedremo in seguito quale sia stato nella storia e quale sia attualmente l’ approccio nei confronti dell’ argomento "sordità" nel mondo e in Italia al fine di orientarci in maniera consapevole e più sicura in questo campo.

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