Direzione didattica di Pavone Canavese

Conchiglie

piccole riflessioni nel mare della psicologia
a cura di Daniela Bardelli

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Non si può non comunicare - parte seconda

Un’altra caratteristica fondamentale della comunicazione è la interpunzione, ossia la punteggiatura della sequenza di eventi.

Ogni comunicazione, all’interno dell’interazione tra i soggetti, può essere considerata come una sequenza ininterrotta di scambi comunicativi: in questa sequenza non ha importanza chi inizia, perchè l’inizio dipende solo da dove decidiamo di far iniziare la punteggiatura.
Le interpunzioni possono partire dal contesto, dalla definizione di uno o dell’altro, dal contenuto...
Per poter chiarire la punteggiatura occorre ricordare che per l’approccio sistemico l’attribuzione di causa e le relazioni hanno una causalità circolare, ossia la causa è effetto e l’effetto diventa a sua volta causa con un continuo feedback.
Un esempio di punteggiatura è dato da questo aneddoto: uno sperimentatore addestra il topo a spingere la leva se vuole mangiare, mentre il topo pensa "ogni volta che premo la leva lui mi dà da mangiare". La realtà è condivisa ma in base alla punteggiatura il significato cambia.  Immaginiamo di assistere ad un momento di interazione tra madre e figlio durante la cena: la mamma riprende ad alta voce il figlio perchè non mangia ma se cambiamo la punteggiatura il figlio non mangia perchè la mamma urla.

Opinioni diverse riguardo esperienze comuni, anche banali, sono da attribuirsi alla difficoltà da parte dei soggetti impegnati nella comunicazione di metacomunicare, ossia staccarsi dai contenuti e "ragionarci sopra", rispetto ai diversi modelli di interazione, oppure alla mancanza di uno stesso grado di informazione. Ad esempio, scrivo un biglietto di invito ad un amico il quale mi risponde pregandomi di contattarlo, ma la lettera va persa. Dopo qualche tempo io sono offeso dalla sua indifferenza e lui, che aspetta una mia risposta, decide di non farsi più sentire. L’ostilità silenziosa avrà fine solo se uno dei due decide di smettere di essere offeso e cerca l’altro, scoprendo l’accaduto e la non intenzionalità di entrambi.

Ogni comunicazione contiene anche un aspetto verbale e un aspetto analogico, ossia non verbale.
Analogico = tutto ciò che non è verbale.
Nonostante ciò, quando parliamo di comunicazione ci limitiamo, spesso, a considerare le parole (che si dicono e non si dicono)
I due tipi di linguaggio (verbale e non verbale) sono diversi anche sotto un aspetto evolutivo. Il linguaggio verbale è specificatamente umano mentre quello analogico è più primitivo ed animale, quindi più intenso. Il linguaggio analogico però è anche più difficilmente interpretabile: un sorriso può voler dire tante cose. Per capire e poter rispondere in maniera adeguata mi devo anche basare su altri elementi di contesto.

Il linguaggio analogico è difficile da interpretare ma è un metalinguaggio, ossia noi valutiamo il linguaggio verbale in rapporto a quello analogico. Infatti, come esposto in precedenza, il linguaggio analogico costituisce la chiave di lettura (istintiva) del linguaggio verbale. Prima cogliamo il contesto e, sulla base di questo, diamo significato e valore al verbale. L’uomo ha la necessità di combinare queste due caratteristiche della comunicazione e di tradurre dall’uno all’altro codice.

Anche le risposte sono valutate sia su un piano verbale che su quello analogico.
Tutti gli scambi comunicativi sono simmetrici o complementari a seconda che siano basati sulla somiglianza (simmetrici) o sulla differenza (complementari).
La simmetria rappresenta "la lotta per il sopravvento" nella comunicazione mentre la complementarietà rappresenta i due soggetti impegnati nella comunicazione mentre occupano posizioni diverse (up / down) a livello relazionale.
Nella comunicazione simmetrica si squalifica l’immagine dell’altro facendo emergere la propria.
Nella comunicazione complementare il problema maggiore è rappresentato dalla rigidità, infatti nella normalità si oscilla tra la posizione up / down all’interno di ogni relazione. Quando uno dei due membri mantiene sempre la stessa posizione la relazione diventa patologica.

A volte, di proposito, nella comunicazione un soggetto può assumere una posizione "down" per evitare di cadere in una escalation simmetrica (lotta muro contro muro in crescendo) senza possibilità di fine.

Riprendendo l’esempio precedente del bambino che non mangia e la mamma tenta di convicerlo prima "con le buone e poi con le cattive". In apparenza, la mamma ha cambiato modalità per convincere il figlio ma in realtà si è semplicemente verificato un esempio di "cambiamento apparente" in quanto, a livello di relazione e di gestione del potere, non è cambiato nulla: la mamma vuole che il bambino mangi. Non si è modificata la regola che sta alla base della relazione: il potere rimane in mano alla madre e il bambino, metaforicamente, tira la corda. La relazione diventa quindi simmetrica, ossia con ruoli uguali, come nel tiro alla fune: ognuno cerca di tirare più forte. La soluzione sta nel mettersi in posizione "down" trasformando la relazione in complementare, ossia con ruoli differenti: prima o poi il bambino mangerà.

Ogni comunicazione quindi può essere simmetrica (quando ci si pone alla pari) o complementare ( quando uno dei soggetti è in posizione "up" e l’altro in posizione "down"): questi elementi rappresentano la presa di potere all’interno della relazione.

In qualsiasi sequenza comunicativa sono presenti tutti gli elementi sopra esposti

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