(08.04.99)
Testi, Ipertesti...
iperTesti
di Marco Guastavigna
Ho avuto la fortuna di partecipare al recente - Ivrea, 26 marzo 1999 - seminario del coordinamento delle scuole elementari che realizzano da due anni il progetto 1B del Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche e ne ho ricevuto numerosi stimoli alla riflessione.
Una relazione, in particolare, impiegava la distinzione tra
strumenti di documentazione "tradizionali" da una parte e
"informatici" dall'altra. Non ho potuto fare a meno di pormi la seguente
domanda: "Se scrivo con un programma di word processing e poi stampo su carta, sto
utilizzando una tecnologia cognitiva informatica o piuttosto tradizionale?".
Più in generale mi chiedo cioè se sia utile proporre contrapposizioni assolute o se
invece esse siano accettabili esclusivamente come artifici retorici della comunicazione
immediata e non come fondamenti epistemologici e culturali.
E' certamente vero che nelle pieghe del "nuovo"
sono nascosti usi - magari non previsti - che vanno al di là delle necessità
preesistenti e danno origine a possibilità nuove: negare ciò sarebbe negare il principio
di serendipità sotto il profilo cognitivo e probabilmente anche materiale.
Ritengo però che dal punto di vista della progettazione formativa sia prioritario ricercare
e sottolineare gli elementi di continuità tra vecchie e nuove tecnologie cognitive
piuttosto che quelli di discontinuità.
Sono infatti convinto che :
La contrapposizione tra "Testo" e "Ipertesto" si situa tra le "antinomie" più frequentemente utilizzate dal senso comune e tutto sommato giustificabili sul piano della percezione immediata (scritto-su[o-in funzione del]-supporto-cartaceo vs scritto-su-supporto-elettronico), ma più discutibili sotto il profilo epistemologico e cognitivo e meno convincenti sul piano del ragionamento astratto.
Oltre ai rimandi ad altri contributi, consegno ai lettori
tre affermazioni.
a) il Testo è riflessione "iper" - nel senso che pretende e sviluppa continue
connessioni (con l'enciclopedia del lettore, con altri testi, con le note, con riferimenti
bibliografici, con porzioni del medesimo testo localizzate in suoi punti diversi, ecc.);
è quindi iperTesto;
b) ne consegue (secondo semplice logica aristotelica) che il Testo sotto il profilo
della produzione e della fruizione cognitiva NON è affatto sequenziale;
c) un buon iperTesto ha però necessità di una "strutturazione"
"lineare", nel senso che le connessioni INTRAtestuali e se necessario anche
INTERtestuali devono essere individuate e individuabili, esplicite, non a carico del
lettore - non parlo ovviamente di testi rarefatti, sperimentali, poesie.
Mi piacerebbe che questo contributo (a sua volta iperTesto) aprisse una discussione
approfondita su nuovo vs vecchio, continuità vs discontinuità, obiettivi definiti vs (?)
serendipità e così via. Che ve ne pare?