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“La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” G. Gaber

(22.09.2013)

E-BOOM!!!
Parte 1 La situazione
di Rodolfo Marchisio

 

Come di tutti gli argomenti di cui si parla troppo, si finisce per non capire niente neanche dei famosi/famigerati e-book.
Dopo aver tentato di fare un quadro della situazione delle TIC nelle scuole reali, delle realistiche prospettive economiche a medio termine e delle più ragionevoli proposte formative che derivano da questo quadro, non ci resta che affrontare due temi: gli e-book e le classi 2.0 con relativo progetto. Delle LIM, terza novità apparente degli ultimi, confusi, anni abbiamo già detto. Si veda anche la chiusura di Maragliano.

Sulle classi 2.0 abbiamo chiesto aiuto a De Anna, che è uno dei pochi che sa come sia andata a finire questa sperimentazione costosa. Che si trascina, come investimenti, per inerzia, non perché ne siano stati resi pubblici risultati convincenti; sugli e-book abbiamo seguito il dibattito (su Pavonerisorse, Micromega, la Tecnica della scuola…) e ci siamo informati molto. Ricapitoliamo:

a)     Gli editori non sono pronti

b)     Le scuole non sono pronte

c)      Non si può decidere sugli e-book se non si decide uno standard di lettura. Infatti gli e-reader funzionano al momento con standard diversi e chi compra un e-book da IBS, non può leggerlo su Kindle di Amazon ad es. che ha il suo formato. La solita storia. Un formato universale esiste già ed è il .pdf, ma non protegge gli editori dai “furti”.

Tranne che sull’ultima cosa, concordo.

Oltre a ciò non solo le pillole, ma tutta questa vicenda sarebbe l’ennesima imposizione fatta ai docenti senza consultarli – “conflitto con l'interesse generale della comunità educativa nazionale, ovvero che gli insegnanti siano forzati a usare strumenti di mediazione didattica dei quali non si sentono padroni sul piano non solo operativo e tecnico, ma anche culturale e cognitivo” – Guastavigna. E senza consultare, aggiungo, come si vantava il Ministro in questione, né docenti né veri esperti di pedagogia. Tanto il suo compito non era quello di progettare la scuola, ma quello di ricavarne 8 + 2 miliardi.  Mi sembra una situazione preoccupante: l’ennesima a danno della scuola.

PS Qualcuno dovrebbe indagare anche se quello di dividere il sapere in pillole da vendere sia il metodo didattico migliore, ma qui la magistratura non può nulla e ci vorrebbero dei docenti, non dei farmacisti. 

Era più serio a mio avviso quando diceva: occupiamoci prima che le scuole non crollino sulla testa dei bambini: che si rompono (come i lettori di e-book) e sono più intelligenti.  

a)     Si tratterebbe di precettare gli insegnanti per l’ennesimo progetto di Editoria Scolastica Digitale; con relativa formazione (che dovrebbe essere obbligatoria e a tappeto, dice il Ministro, ma non si può, vedremo…)

b)     Ricordano la situazione delle pillole del sapere (o del “saper guadagnare”?), della doppia inchiesta in atto ed il fatto che non sono ancora stati resi pubblici i risultati dell’inchiesta Profumo.

c)      “Si tratta ancora una volta di far calare dall’alto un Pensiero Pedagogico Unico”, peraltro non motivato e non fondato pedagogicamente in un progetto realistico e condiviso. Più i Ministeri e i governi sono deboli e più sono assertivi.

d)     Che una tale introduzione metterebbe di nuovo sotto stress il sistema scolastico che dalla Moratti in poi di stress ne ha avuti tanti. Assolutamente d’accordo su tutto. 

Insomma basta col Copyright ed apriamoci alla condivisione, allo scambio delle conoscenze e delle produzioni che la rete suggerisce, al market place delle conoscenze e delle idee. Bello! Ma era proprio il direttore di Garamond?

Prime conclusioni

Manca, da tempo, una idea di scuola ed un progetto sulla scuola, come mancano le risorse per realizzarlo e la correttezza politica di costruire un progetto con le scuole non sulle scuole.
Violando così la loro autonomia e quella dei docenti, imponendo loro formazioni a tappeto su strumenti didattici che non condividono, ignorando progettualità importanti, non rendendo pubblici i risultati delle sperimentazioni, facendo mancare coordinamento e punti di riferimento nazionali e sul territorio. Aver perso GOLD in se non è una perdita grave (vista anche la scarsa frequentazione, il difficile uso ed i costi), ma oggi quali sono i punti di riferimento nazionali delle idee e dei progetti della scuola? Meglio oggi ripartire dal basso e da livelli intermedi.
Per questo stiamo insistendo, a livello regionale, su forme di coordinamento e confronto in presenza e online, nel campo delle progettualità di CC e dintorni, si sta cercando di costruire un sito che le accolga e che sia punto di riferimento e un repository che le documenti in modo corretto.

Facciamo i conti

Mentre arrivano altri soldi, chi sa nulla dei risultati delle classi 2.0? Lo scopriremo con De Anna, che ne ha seguite 39 delle 156 che ci sono in Italia; ma attenzione le classi in Italia pare siano 220.000/240.000 e dare un portatile/tablet ad ogni ragazzo costerebbe 2,5 miliardi che non ci saranno nel medio periodo. Come dare una LIM a classe costerebbe 636 milioni. Se dovessimo dare i 30.000 euro del progetto classe 2.0 ad ogni classe lo Stato dovrebbe erogare 7,2 miliardi. Allora che senso ha insistere a spendere soldi in queste direzioni?
Quello che moltissimi docenti cercano inventando progetti - dalla Cittadinanza, all’Educazioni (salute, ambiente, alimentazione), alle TIC - è un’idea di scuola (Della Valle), che il MIUR non ha: per mancanza d’idee, risorse, continuità e competenze, incapacità di confrontarsi e dialogare con le scuole autonome. La scuola non ha un progetto, non è realmente e dialetticamente governata e coordinata (al massimo comandata); oltre a non avere i soldi.

Sperimentiamo per inerzia.

Devo ripetere per riassumere, una citazione di R. Luna che ha provato a lavorare con Profumo in un’ottica “hacker sociali” per cercare soluzioni a basso costo (2 Wiild a meno di 150 euro al posto di una LIM da 2500/3000). Una riedizione dicevo della già vissuta “Informatica povera”.

Quando i governi non possono permettersi una cosa per tutti (o non sanno cosa fare NdA) di solito scelgono (con quali criteri? NdA) una tecnologia, la danno ad alcuni (con quali costi? NdA) e la chiamano sperimentazione (verificata da chi e come? NdA).  Parafrasi da R. Luna, Cambiamo tutto, Laterza.

La prossima puntata

Ma allora quali sono i reali problemi ed i reali vantaggi didattici e formativi della introduzione degli ebook? Quali modelli didattici suggeriscono e quali competenze tecnologiche e di cittadinanza formano? E’ vero che fanno risparmiare le famiglie? Chi paga i lettori di ebook, le famiglie o le scuole? Con quali soldi? Chi li gestisce a casa e a scuola? Come e con quali risorse si formano le competenze per farlo? La prossima volta parliamo di questo.

E con l‘aiuto di De Anna, nella sezione Riflessioni di questa rubrica, quali risultati hanno dato alla media distanza le Classi 2.0? Sono un modello pedagogicamente ed economicamente proponibile a tutti?

  

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