Direzione didattica di Pavone Canavese

L'educazione interculturale nell'anno del POF.....

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(20.10.2002)

Da Milano a Ellis Island

Avevo promesso, aprendo il nuovo anno della rubrica Educazione Interculturale, che avrei messo in rete, a disposizione di tutti, una serie di indicazioni, suggerimenti e segnalazioni che in questi mesi mi sono giunti via mail dai lettori

Si tratta di materiali di grande interesse

  1. San Vittore: un’altra Milano. Barbara Campagna fa l’educatrice nel carcere milanese di San Vittore. Nei mesi scorsi ci siamo più volte confrontati via mail su questa altra Milano, anche essa multiculturale. Ne è scaturita una sintetica presentazione della vita del carcere milanese che si conclude con una domanda terribile: che significa fare educazione in carcere? E come fare educazione in orizzonte interculturale?
  2. Milia2000, Biblioteche interculturali, Interculturando: tre siti da visitare. Ricchi di suggestioni e materiali. In "segnalazioni" la loro presentazione, assieme alla recensione del volume Scambi – educazione e globalizzazione.
  3. Materiali per italiano come L2 per adulti.
  4. Come cambia la parola extracomunitario…. Una piccola nota a partire dal prossimo allargamento della Unione Europea.
  5. Orda. Quando gli albanesi eravamo noi. Recensione del volume di Gian Antonio Stella.

A tutti….
Buona lettura

Aluisi Tosolini

San Vittore: l’altra Milano multiculturale

L’esperienza quotidiana di un carcere come San Vittore, con il 60% circa della popolazione detenuta rappresentata da cittadini stranieri, offre alcuni spunti di riflessione sullo stato di integrazione possibile e realizzabile.

In carcere perché

La presenza maggior è quella dei nordafricani, seguiti da slavi e sudamericani, nigeriani e comunitari. L’approccio al reato è diverso: su tutti è trasversale la criminalità dedita alla droga, che vede molto coinvolti i sudafricani, ma a seconda della nazionalità si registrano impennate sui furti (nomadi, sudamericani), sullo sfruttamento della prostituzione (slavi) e sul taglieggio (cittadini dell’est europeo). Un discorso a parte merita il mondo femminile più dedito a reati di piccolo cabotaggio (i cosiddetti reati bagatellari), come furti e prostituzione, spesso vittime di traffici altrui.

Gli stranieri entrano in carcere a vario titolo quindi e lo vivono diversamente a seconda della propria cultura di appartenenza: i nordafricani si lamentano ma una volta ammessi al lavoro, e quindi nella condizione di guadagnare qualche lira, danno prova di correttezza e impegno, i sudamericani chiedono di essere inseriti soprattutto nelle attività culturali e divorano libri di poesie (dato comunque comune a tutti i detenuti), i cinesi comunicano con difficoltà i propri vissuti e preferiscono le attività manuali, gli slavi sono ottimi scrivani di reparto grazie al loro generalmente buon livello culturale. Un dato purtroppo comune a molti è lo stato di indigenza, che viene parzialmente affrontato con l’intervento di alcune associazioni di volontariato che provvedono alla distribuzione di generi di vestiario una volta la settimana.

Gli operatori utilizzati nel trattamento degli stranieri sono dieci in tutto: cinque educatori penitenziari di cui uno specializzatosi nel settore, cinque mediatori culturali con contratto annuale. La popolazione detenuta presente è di 1100 stranieri circa e 900 italiani per un totale di 2000 carcerati.

In carcere come

Le attività presenti in un istituto penitenziario si dividono in: culturali, ricreative e sportive; generalmente i corsi di alfabetizzazione sono esclusivo appannaggio degli stranieri ma vedono coinvolte poche persone rispetto alla domanda. Per le attività ricreative si vede il massiccio coinvolgimento di associazioni come il Naga, i City Angels ed il privato sociale nella creazione di incontri a vario tema: geografia esperienziale (ovvero il racconto della propria terra in base alle esperienze di vita vissuta), riallacciare i fili delle relazioni (percorso a ritroso nell’esperienza migratoria), corsi di autoassistenza, mediazione culturale.

E dopo il carcere?

Nei colloqui individuali gli stranieri, a differenza degli italiani, non parlano quasi mai della famiglia di origine o di quella acquisita, se non per sommi capi e sono molto centrati sul presente penitenziario (attività, corsi scolastici etc). La loro progettazione sul futuro cerca sempre l’appoggio di un "tutor" che li accompagni nella costruzione di una realtà italiana, quasi mai nel paese di origine se non per rari scatti di rabbia e sfiducia verso una giustizia che sentono incomprensibile e lontana. La pena per loro assume il consueto e noto valore afflittivo (un linguaggio globale), ma non copre, come per gli italiani, la valenza di riscatto e rieducazione formalmente propria solo della nostra cultura giuridica.

Il presente del penitenziario vede crescere le disponibilità dei datori di lavoro esterni all’assunzione di personale straniero in misura alternativa alla detenzione, anche se si registrano pochissimi casi di concessione da parte della Magistratura di Sorveglianza.

Le ipotesi normative al vaglio del governo sono di tipo restrittivo nel senso che prevedono minori possibilità di integrare i soggetti stranieri in percorsi di reinserimento sociale a fronte di un’inevitabile espulsione nel proprio paese di appartenenza. La creazione della fattispecie normativa del reato di "Permanenza clandestina" sul territorio italiano, cioè è reato essere trovati in Italia senza permesso di soggiorno valido comporterà probabilmente un aumento delle presenza straniere in carcere.

Le aree pedagogiche penitenziarie si stanno interrogando sul tipo di trattamento da applicare a questa particolare tipologia detentiva: come sollecitare una revisione critica del passato delinquenziale?

Barbara Campagna
Educatore Milano San Vittore

Segnalazioni

Progetto Milia. Il progetto Milia, partito anni fa entro l’Irrsae Liguria, approda su internet all’indirizzo www.2000milia.it . Come appare chiaro sin dall’home page il sito è dedicato espressamente ai docenti di italiano come L2. Un sito molto curato e abbastanza ricco di materiali di sicura utilità per i docenti che operano nell’ambito di italiano L2. Le indicazioni teoriche e metodologiche sono particolarmente interessanti. Il sito è promosso dalla direzione relazioni internazionali del Miur ed è gestito dalla scuola media Cambiaso di Genova (crt-cambiaso@libero.it)

Biblioteche interculturale. Il sito www.bibliotecainterculturale.it è il risultato del lavoro svolto all'interno del "Laboratorio di biblioteca interculturale" attivo presso il 1° Circolo Didattico di Giaveno (To) e condotto dall'insegnante Anna Rollero e costituisce un significativo esempio di come un percorso didattico iniziato entro una scuola possa diventare ricchezza di tutti. Il sito si propone a quanti intendano iniziare ad affrontare l’urgente tema delle biblioteche scolastiche in orizzonte interculturale offrendo indicazioni estremamente utili non solo a riguardo delle tipologie di testi e materiali ma anche, e soprattutto, mettendo a disposizione una serie di percorsi di lettura che, nel tempo e grazie alla collaborazione di altre classi, potranno costituire un importante archivio didattico.
Tuttavia i testi ed i materiali indicati raramente sono anche recensiti. Una lacuna cui forse il sito porrà rimedio nel tempo e che comunque già oggi è facilmente colmabile utilizzando i link che rimandano a diversi data base che recensiscono diversi tra i volumi presentati. Oppure ricorrendo alle schede che i bambini di pavonerisorse stanno alacremente predisponendo dopo aver esercitato il gusto ed il fascino della lettura.

Interculturando è una cooperativa di Milano inserita in una rete internazionale di formazione interculturale. Opera a diversi livelli, dalla predisposizione di corsi di formazione, alla consulenza, all’intervento educativo. Il sito (www.interculturando.it ), molto curato dal punto di vista grafica, presenta la cooperativa e propone una interessante serie di documenti (si segnalano ad esempio le 10 schede ) e riferimenti bibliografici.

 SCAMBI educazione e globalizzazione

Paolo Dosi mi segnala la pubblicazione, per l’Editrice Berti di Piacenza (Via Legnano, 1 - 29100 Piacenza Tel. 0523-321322 / Fax 0523-335866 E-mail: libreriaberti@diocesipiacenza-bobbio.org), di un volume che raccoglie gli interventi di esperti insegnanti, mediatori culturali e pedagogisti Francesco Gesualdi, Federico Battistutta, Graziella Favaro, Elio Gilberto Bettinelli, Rita Parenti su un tema quanto mai attuale: gli effetti delle dinamiche di globalizzazione sul sistema educativo e sull'organizzazione del mondo scolastico italiano. Attraverso una serie di saggi vengono analizzate le moderne sfide della nostra società sempre più multietnica. Come sviluppare una pedagogia del sentire locale, come intervenire nelle situazioni di disagio, come migliorare l'accoglienza e promuovere un dialogo costante e costruttivo fra le diverse culture. Per arricchire la riflessione sulle strategie di integrazione nella scuola viene presentata anche un'interessante esperienza interculturale attualmente in corso nella città di Piacenza. In appendice il testo propone materiali di utilità pratica (progetti, fiabe, poesie, alfabeti, ricordi, ricette...) per coloro che operano sul campo. Il testo è reperibile nelle librerie.

Prove di ingresso per italiano come L2 per adulti

Silvana Marchioro mi segnala il sito satellite dell’IRRE-Emilia Romagna dedicato all’educazione degli adulti http://members.xoom.virgilio.it/eduadu/ (raggiungibile anche dalla home page dell’ irre-er ) dove sono raccolti moltissime (ed utilissime) prove di ingresso per i corsi di italiano come L2 per stranieri. Frutto di un progetto di ampio respiro i materiali sono stati testati, sperimentati e validati.

 Extracomunitari: pronti, si cambia…

Come tutti sanno "extracomunitari" è un termine di natura giuridica che identifica le persone non cittadini della Comunità Europea composta, come è noto, da 15 stati. Il termine si riferisce quindi sia ai cittadini svizzeri e statunitensi che alle persone con passaporto ghanese o tunisino. In realtà il termine extracomunitario ha subito negli anni una deriva semantica per cui, ultimamente, viene utilizzato soprattutto per definire i cittadini stranieri che provengono dal sud del mondo (in modo particolare dai paesi poveri) e che immigrano in Italia. Dal suo orizzonte semantico sono invece spariti extracomunitari provenienti da paesi ricchi quali Stati Uniti o Australia.
Ebbene, tutto ciò è noto a chi segue questa rubrica. Ma… c’è sempre un ma…. Qualcosa sta per cambiare. Per ironia della sorte, infatti, grazie all’ampliamento della comunità europea previsto per il gennaio 2004, ben 10 paesi considerati ad oggi "poveri" diventeranno comunitari. Così fra poco i cittadini polacchi non potranno continuare ad essere chiamati extracomunitari mentre gli svizzeri si.
I polacchi saranno comunitari, non dovranno richiedere alcun permesso di soggiorno, nessun visto, nulla di nulla… E potranno venire a lavorare in Italia saltando tutte le attuali trafile. Quello sarà richiesto agli statunitensi ed agli svizzeri.
Strana vita le parole….

L’ORDA. Quando gli albanesi eravamo noi

Gian Antonio Stella (una delle migliori penne del Corriere della Sera) ha recentemente pubblicato (Milano, Rizzoli, pagg. 288 € 17) un libro stupendo e straziante. Stupendo perché mette fine a tutti gli stereotipi che negli ultimi anni si sono diffusi in Italia a partire da un enorme buco nero di memoria. Straziante perché ripercorre la storia dell’emigrazione italiana all’estero e quindi è anche un fare i conti con se stessi (Stella è veneto, di quel Veneto che oggi non ricorda, nega o – peggio – idealizza tempi che certo non meritano tale sorte), con i propri padri e quindi anche con il proprio futuro.
Stella racconta con brutalità. Tutto ciò che noi oggi addebitiamo agli immigrati extracomunitari, tutte le malefatte di cui li accusiamo, tutte, nessuna esclusa, le abbiamo vissute anche noi.
Qualche esempio. Anche noi abbiamo venduto i bambini per fame, li mettevamo in mano a negrieri che li affamavano ancora di più per stiparli meglio nelle navi. Abbiamo riempito di giovani donne i bordelli del città del nord Africa dove queste arrivavano pensando di andare a fare le cameriere e in breve si trovavano vendute ai ricchi locali che le cercavano soprattutto bionde. E possibilmente bambine.
E avanti così. Noi accusiamo gli immigrati di rubare il pane? Lo abbiamo fatto ovunque. Di far lavorare i bambini? Fatto anche questo. Di fare troppi figli? Gli italiani in Australia arrivano spesso a dieci figli per famiglia. Abbiamo esportato criminalità organizzata a quintali ed i passeur sulle Alpi avevano la tradizione di sbattere giù dai burroni i connazionali che guidavano all’estero. Esattamente come gli scafisti magrebini o albanesi oggi. E terroristi? Si, anche terroristi: un italiano fece saltare in aria Wall Stret 80 anni prima di Bin Laden: 32 morti e 200 feriti.
E gli altri, le popolazioni dove emigravamo, ci vedevano esattamente come oggi gli stereotipi italiani vedono gli stranieri: BABIS (rospi), BLACKDAGO (accoltellatori neri), GUINEA (africani), MAFIA-MANN (non credo occorra traduzione) KATZELMACHER (fabbrica gatti, ovvero persone che fanno figli in numero altissimo come i gatti). Per non parlare poi delle vignette apparse all’epoca sui giornali stranieri e che Stella riporta nel suo volume che ci descrivevano come scimmie, topi di fogna.
Per buona parte analfabeti, tra il 1876 e il 1976, in 100 anni, dall’Italia se ne sono andati 27 milioni di esseri umani. Non erano alieni: erano nostri padri, nonni, cugini, compaesani. Erano NOI. E capisco benissimo e ancor di più condivido la rabbia che muove Stella. Se solo ripenso ai miei parenti li rivedo ancora nelle foto mentre andavano far ferrovie in Russia, o nelle miniere in Belgio, nelle fonderie in Germania, i camerieri a New York (e ricordo ancora quando, bambino, vedevo gli occhi di mio padre inumidirsi quando apriva le lettere che lo zio Terzo spediva dall’America … con dentro dieci dollari…) o in Argentina. E rivedo la baracca dove abitava mio zio a Stoccarda, a fianco della fornace. E sento ancora stridere nella mia testa le parole di mio cugino che capisce perfettamente il friulano e l’italiano ma non li parla: si rifiuta di parlarli e se gli chiedi qualche cosa ti risponde perfettamente…ma in tedesco… E rivivo come un incubo le serate folli al suo seguito tra bar, discoteche, locali ambigui della Stoccarda multietnica.
Ebbene, Stella sostiene che la generazione degli Schei (soldi, in dialetto veneto, titolo di un precedente volume di Stella dedicato alla generazione dei nuovi veneti tutti dediti alle loro fabbrichette del mitico nord-est) ha compiuto una enorme e radicale rimozione sulla quale ha costruito una pretesa superiorità nei confronti dei nuovi cittadini che vivono nelle nostre città. Superiorità che, a guardando indietro nella nostra storia, fa proprio sorridere. E la lezione che ci viene da Stella è semplice: occorre, mi si perdoni il gioco di parole, rimuovere la rimozione. Solo così possiamo davvero pensare di costruire e ricostruire la nostra identità di cittadini del mondo.
Ma, a occhio, mi pare un percorso poco affollato. Ma almeno le scuole, i percorsi educativi, potrebbero provarci.
E a chi volesse farlo, anche in rete, consiglierei di partire da una visita allo stupendo sito www.ellisisland.org . Non ci sono parole per descriverne la ricchezza. Ci ho vagato dentro per ore anni fa…. Mia mamma cercava notizie della zio Terzo. Le ho trovate: so il suo numero di tessera sanitaria, la sua ultima residenza. La data di morte.
Provate a digitare nel motore di ricerca il vostro paese, o il vostro cognome…troverete molti parenti di cui forse vi eravate dimenticati. ….e forse anche voi stessi…o un pezzo almeno di noi stessi….

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