Direzione didattica di Pavone Canavese

Educazione interculturale: interventi, documenti e materiali

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(02.10.2003)

Identità europea

Il primo numero della rubrica Educazione interculturale di PavoneRisorse è dedicato ad un tema di cui molto si discute in questi mesi, ovvero l’identità europea. Il motivo è politico: in discussione infatti è la possibilità e legittimità di inserire nel testo della Convenzione Europea il cristianesimo come una delle radici della identità europea.
In questi mesi molti intellettuali, studiosi, politici, uomini di cultura e di fede (e tra questi il Pontefice) hanno messo sul piatto argomenti a favore ed argomenti contrari.
Il dibattito rischia di farsi inutilmente ideologico mentre invece potrebbe e dovrebbe aiutare tutti i popoli, le culture ed i cittadini europei a porsi alcune domande fondamentali: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, perché stiamo insieme. Una serie di domande che toccano il cuore del fare educazione ed il senso stesso dell’educazione interculturale.
Senza nessuna pretesa di esaustività è mio intento presentare alcune recenti prese di posizione che hanno a me, e che spero permettano anche ai lettori della rubrica, di guardare a questo tema da una pluralità di punti di vista secondo quella tipica modalità di pensiero interculturale che è il decentramento cognitivo.

Giovanni Reale: Radici culturali e spirituali dell’Europa

E’ in questi giorni in libreria testo del filosofo Giovanni Reale intitolato "Radici culturali e spirituali dell’Europa" (Raffaello Cortina editore). Il testo riprende ed approfondisce un intervento tenuto da Reale al Convegno europeo di studi intitolato "Verso una costituzione europea" organizzato nel giugno 2002 dal Vicariato di Roma.

In quella sede Reale presentò un importante saggio che identifica 5 radici culturali e spirituali dell’Europa. In estrema sintesi:

a) la cura dell’anima (nella Grecia di Socrate e Platone si è imposto un nuovo concetto di uomo come una vera e propria cifra emblematica della cultura occidentale: l’essenza dell’uomo coincide con la sua psyché, ossia con la sua intelligenza, con la sua capacità di intendere e di volere)

b) il pensare per concetti. Il secondo fondamento spirituale da cui è nata l’Europa consiste nella creazione, sempre dei Greci, di quella peculiare mentalità dalla quale sono sorte sia la filosofia sia la scienza (e quindi anche il concetto di anima e di cura dell’anima). Si tratta di un passaggio rivoluzionario dal tradizionale modo di "pensare per immagini e per miti" – strettamente connesso con la cultura arcaica dell’oralità – al nuovo modo di "pensare per concetti".

c) il concetto di uomo come "persona", con la connessa rivalutazione radicale del corpo umano e la sua centralità. Si tratta di una radice che si deve al cristianesimo: solo sulla base del messaggio cristiano l'uomo ha scoperto di avere valore assoluto come persona.

d) il poeta Dante. Scrive Reale riprendendo da un saggio di Eliot del 1929: "Dante è, rispetto a tutti gli altri poeti del nostro continente, di gran lunga il più europeo". Eliot spiega in questo modo la sua tesi: "Dante è il poeta più universale che abbia scritto in una lingua moderna. […] Dante, pur essendo un italiano e un uomo di parte è prima di tutto un europeo"

e) la scienza e la tecnica. Reale cita al proposito H.G. Gadamer che scrive (La responsabilità del pensare. Vita e Pensiero 2002, pp. 129 sg.): "La grande novità del metodo matematico-sperimentale rappresentò una vera rivoluzione nelle scienze della natura, in fin dei conti l’unica rivoluzione che meriti questo nome. La meccanica galileiana e l’estensione del metodo matematico a tutte le scienze costituiscono insomma il vero inizio dell’epoca moderna", e ulteriormente precisa che (p. 126) "è proprio la scienza a definire l’identità europea come tale. La scienza ha dato forma all’Europa nel suo divenire storico".

Ma dove sono oggi queste radici?. La risposta di Reale è semplice e dura nello stesso tempo: le radici sono state dimenticate e noi assistiamo ad un grande oblio. Non è qui possibile riassumere le argomentazioni di Giovanni Reale. Ciò che interessava era mettere in rilievo la molteplicità e varietà delle radici dell’Europa e la necessità di riconoscerle se davvero si vuole costruire una nuova comunità. Come scrive un altro filosofo, Max Scheler, "mai e in nessun luogo i semplici trattati hanno creato una comunità, al massimo la esprimono". Non si tratta dunque di partire dai trattati ma dalla storia, dalle vicende umane che i trattati esprimono e portano in rilievo.

L’Europa: l’unione nella diversità

Si è aperta a Parma il 27 settembre 2003 una importante mostra intitolata "Il medioevo europeo di Jacques Le Goff. Un evento di portata europea". La mostra racchiude in sé l’essenza stessa dell’Europa, le sue origini, i tratti comuni delle nazioni che la compongono, i passaggi storici che ne hanno caratterizzato la nascita, lo sviluppo, la presa di coscienza dell’unitarietà attraverso il filo conduttore del Cristianesimo. Un’operazione complessa ed affascinante, la sintesi di una carriera di ricerche di uno dei più importanti studiosi del Medioevo: Jacques Le Goff.

Lo stesso Le Goff, in una intervista a La Repubblica, spiega il senso dell’Europa: "C’è una cosa particolarmente notevole in Europa, che bisogna assolutamente salvaguardare andando avanti nella costruzione dell’unità europea: l’unione nella diversità. Ci sono gli apporti delle antichità e delle culture dette barbariche, germaniche e slave, gli ebrei e i musulmani.". L’Europa, continua lo storico francese, "E’ stata cementata da una interpretazione aperta e progressista del cristianesimo, che si è spinta fino alla proclamazione della laicità. Non è un paradosso dire che l’Europa laica è uscita dal cristianesimo: se l laicità ha combattuto molti eccessi del cristianesimo, ha anche conservato molti dei suoi valori".

Io musulmano nell’Europa cristiana

L’ultimo intervento che credo utile citare si deve a Khaled Foud Allam che, in un commento apparso su La Repubblica del 23 settembre affronta direttamente il nodo della Convenzione Europea e delle radici cristiane.

E’ particolarmente interessante che sia proprio un musulmano a sottolineare la necessità di mantenere vive le radici cristiane. Scrive Fouad Allam: "la questione delle radici cristiane d’Europa, in un momento in cui tutti parlano di eterogeneità delle culture e di multietnicità, suscita altre problematiche: come accogliere l’altro se si nega se stessi? Come saldare un patto tra comunità umane se l’Europa rifiuta di riconoscersi?. Le radici affondano nella terra dove incontrano altre radici. Se le radici del cristianesimo affondano nel mondo ebraico e in quello greco, oggi esso incontra l’islam, domani l’Africa e l’Asia. L’incontro è possibile soltanto se si è consapevoli delle proprie radici. Pensare alle radici dell’Europa significa pensare ai possibili, a volte inediti, prolungamenti del continente. Oggi l’America, la Cina, l’Africa ci interrogano, ognuna con le proprie radici fatte di dolore e di speranze, mentre in terra d’Europa l‘inquietudine ha già preso forma e si sta diffondendo. L’Europa, faccia a faccia con se stessa, è ricca di saperi ma restia ad accettarsi; ma per me essa rappresenta l’albero di ulivo che nel Corano, al versetto 35 della Sura della Luce, è’né d’oriente né d’occidente’ ".".

Paura dell’altro?

Un saggio filosofico, un evento, una esperienza. Tre semplici glosse attorno ad un dibattito ineludibile. Un dibattito su chi siamo e dove andiamo. Un rileggere la propria storia non per chiudersi nel passato ma, usando le parole di Le Goff, per continuare a restare aperti. Per continuare a percorrere strade nuove. Inedite.

Un compito ineludibile per l’educazione. Solo così sarà infatti possibile evitare il rischio che il filosofo Giovanni Reale addita, con grande ironia, rispondendo alla domanda di un intervistatore che gli chiedeva come definirebbe la nostra epoca se fra 50 anni dovesse aggiornare il suo famoso manuale di filosofia: "La chiamerei "era della con-fusione", dove vale tutto e il contrario di tutto. Un’epoca in cui regna la paura di ciò che è altro, paura dei difficili e complessi rapporti interpersonali e della responsabilità morale e materiale che questi comportano. In poche parole la paura di essere uomini".

Aluisi Tosolini 

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