Direzione didattica di Pavone Canavese

(17.09.00)


Biffi-pensiero: "L'educazione interculturale non serve,
meglio uno Stato teocratico
"

Immigrazione e cittadinanza. In questi giorni alcune dichiarazioni del Cardinale Biffi, vescovo di Bologna, hanno dato fuoco alle polveri (per dirla in gergo giornalistico). Il cardinale di Bologna ha infatti sostenuto - stando alle sintesi giornalistiche del suo intervento - una curiosa idea, ovvero che sarebbe necessario limitare gli ingressi di immigrati proveniente dall’area "islamica" al fine anche di salvaguardare l’identità cattolico-cristiana della nostra penisola.

L’intervento del cardinale di Bologna ha provocato reazioni diverse.

Si va dalla Lega Nord che con Maroni si dichiara in pieno accordo ad altre molteplici prese di posizione.

Noi qui riportiamo la posizione della CO.RE.IS, ovvero della comunità islamica italiana che, stante alle parole di Biffi, dovrebbe abbandonare l’Italia andando in esilio (essendo composta per lo più da cittadini italiani come il cardinale Biffi....!!!!!!) ma anche la presa di posizione di mons. Cocchi, presidente della Caritas Italiana e vescovo di Modena (.... a 30 chilometri da Bologna...).

Su tutto aleggia un dubbio: l’Italia è ancora uno stato laico oppure anche noi siamo diventati o stiamo diventando uno stato "religioso" e/o teocratico?

Detto altrimenti: in uno stato laico che riconosce a tutti il diritto fondamentale di professare la propria religione (diritto rivendicato dalla chiesa cattolica in ogni lembo di terra del pianeta e riconosciuto - per fortuna....- anche dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) è plausibile stare ad ascoltare le farneticazioni pubblico-politiche del card. Biffi ?

E se sì, come metterla con le dichiarazioni del presidente della Caritas Italiana, il vescovo di Modena, mons. Cocchi, che riportiamo e che dicono l’esatto contrario?.

L’Italia - e lo dice un cattolico praticante - è ancora (per quanto ??) uno stato laico che riconosce a tutti l’eguale diritto di ogni persona a professare la propria fede.

Ed a tutti riconosce uguale dignità ed uguale diritto.

Forse mons. Biffi sogna una teocrazia. E, purtroppo, molti la sognano con lui.

Ma, occorre dirlo, si tratta di una deriva che non ha nulla di democratico e, putroppo, neppure nulla di evangelico.

aluisi tosolini


DICHIARAZIONE DELLA CO.RE.IS
(Comunità Religiosa Islamica) Italiana
Ratzinger, Biffi e i musulmani: si salvi chi può!

 

Dopo aver denunciato la strumentalizzazione politica della religione islamica fatta da alcune frange ideologiche panarabe e aver promosso l’esempio di una moderazione e di una coesistenza equilibrata tra la dimensione della fede islamica e il sistema politico, sociale e culturale italiano, la CO.RE.IS (comunità religiosa islamica) Italiana risponde alle dichiarazioni pubblicate recentemente sulla stampa da parte di eminenti rappresentanti della Chiesa Cattolica.

La volontà di riaffermare la supremazia della religione cattolica su tutte le altre fedi (compreso il cristianesimo ortodosso!) comune unica via di salvezza per i popoli denota un atteggiamento esclusivista e totalitario ben lontano da quei principi ecumenici che avevano contraddistinto l’iniziativa di Papa Giovanni Paolo II in occasione dell’incontro ecumenico di tutte le religioni ad Assisi nel 1986.

A tale incontro il presidente della CO.RE.IS lo shaykh ‘al-Wahid Pallavicini, primo cittadino italiano di fede islamica, era stato invitato a partecipare e aveva potuto testimoniare pubblicamente l’augurio che da Assisi si potesse arrivare ad una vera Pace nel rispetto e nel riconoscimento della Verità che accomuna tutti i credenti sinceri.

Dieci anni dopo la CO.RE.IS ha ufficialmente presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la proposta di intesa per la tutela dei diritti e dei doveri dei musulmani in Italia, riscontrando un consenso da parte della maggioranza dei giuristi e dei deputati del Parlamento Italiano sulla serena compatibilità tra l’ordinamento giuridico dello Stato Italiano e i principi della fede islamica.

SI tratta infatti di garantire l’identità dei principi essenziali della pratica del culto da parte dei musulmani in una armoniosa relazione con i principi liberal-democratici dello stato laico italiano.

IN quest’ottica le dichiarazione del cardinale Biffi, esprimono non soltanto una preoccupante confusione tra immigrazione e religione (anche agli arabi cristiani sarebbe vietato l’ingresso in Italia mentre i musulmani italiani sarebbero costretti ad emigrare!) ma soprattutto una preoccupante sintonia con quel carattere esclusivista che degenera nell’integralismo e alimento il fanatismo a discapito di qualsiasi vero dialogo civile, pluralista, interculturale.

La CO.RE.IS Italiana che, in questo senso, ha saputo avviare delle relazioni molto costruttive con le istituzioni si augura che le recenti dichiarazioni vaticane non degenerino in una nuova crociata e si difenda insieme piuttosto qualsiasi attentato alla dignità religiosa dell’essere umano.

CO.RE.IS Italiana, Via G. Meda 9 - 20136 Milano (Tel. 028393340)


NESSUNO SARA’ STRANIERO TRA NOI
Mons. Benito Cocchi, Vescovo di Modena
e Presidente della Caritas Italiana

L’editoriale Italia Caritas (mensile della Caritas Italiana) pubblicato nel mese di maggio 2000, a firma di mons. Cocchi, esordisce sostenendo che, a riguardo del fenomeno migratorio, certamente una legge ci vuole. " Ma continua mons. Cocchi - prima di affidarci totalmente ... agli esperti di tecnica legislativa e alle attese da parte dei politici, occorre tener presente che alcune leggi sono già - e non da oggi - in vigore." E ne cita alcune:

C’è la legge d Dio e della sana ragione che riconosce ad ogni persona uguale dignità ed uguali diritti. La terrà non è, di fronte alla coscienza proprietà privata ed esclusiva di qualcuno più fortunato, più furbo, più intelligente o più violento. E’ tempo di pensare diversamente allo sviluppo dell’intera famiglia umana: globalizzazione compatibile con la solidarietà, rilancio della cooperazione internazionale (...).

C’è, in particolare per un cristiano, la legge della carità: possiamo ignorare la povertà umiliante nella quale si trovano giovani, famiglie, bambini testimoni della nostra opulenza, ostentata fino allo spreco?.

C’è la legge della memoria storica. Siamo nipoti o concittadini di persone che hanno conosciuto la strada dell’immigrazione, con i suoi drammi, le umiliazioni, la paure; ma anche di chi ha trovato, nell’accoglienza e nell’aiuto, lo stimolo decisivo verso una nuova vita.

C’è persino la legge del mercato: ci ricorda che, nella situazione demografica italiana, l’immigrazione è anche una risorsa, quasi una necessità".

Mons. Cocchi continua dichiarando la necessità di una legge che regolamenti il fenomeno migratorio ma, aggiunge: "La sfida da affrontare, oggi, è una seria gestione dei flussi di ingresso e la garanzia di condizioni di accoglienza e inserimento per gli immigrati che sono in Italia, nel rispetto della legalità".

Inoltre, sottolinea mons. Cocchi in chiave ecclesiale, "nella prospettiva della scelta preferenziale degli ultimi, chiediamoci chi sono i più poveri e i meno tutelati tra gli immigrati" ed elenca alcune categorie simbolo: persone e famiglie relegate ai margini della società, i detenuti, le donne vittime della tratta delle schiave, le persone che chiedono asilo "per le quali non esiste ancora in Italia un quadro normativo certo".

"Infine - scrive mons. Cocchi - particolarmente fra i cristiani si sottolinea, talvolta, il pericolo di un’invasione islamica. Nessuno si nasconde le difficoltà e i problemi che potranno derivare dalla presenza di molti aderenti a questa e altre religioni. Intanto però possiamo aiutare i molti immigrati cristiani (e sono circa la metà del totale!) ad inserirsi nella vita delle nostre chiese. (...) Potremmo poi sviluppare, verso gli immigrati di altre religioni, una dialogo franco che ci porti a conoscere i loro valori e ad annunciare la novità e la verità del vangelo. Per molti di loro sarebbe certamente una gioiosa scoperta.

Siamo tutti figli dello stesso Padre. Le celebrazioni Giubilari in atto confermano in questa certezza di fede che alimenta le nostre responsabilità personali e sociali: nessuno ha diritto di escludere gli altri dalla mensa e dalla festa. Il Giubileo diventa vero e efficace anche attraverso queste attuazioni"

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