Direzione didattica di Pavone Canavese

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(27.02.99)

KURDISTAN, ITALIA?

altri materiali sulla questione curda

Canzone per Beko (scheda  filmografica a cura di Paola Tarino)

Il "caso" Ocalan, ovvero ode all'italica ipocrisia, di A. Tosolini

 

0. La storia del ‘900 alla prova del Kurdistan: una provocazione pedagogico-didattica

1. Chi sono i curdi?

2. Le date che segnano il groviglio curdo

3. La difficoltà di capire

4. Una mappa dei movimenti curdi

4a. I curdi in Turchia

4b. I curdi in Irak

4c. I curdi in Iran

5. Qualche lezione.... per l’oggi e per il domani



0. La storia del ‘900 alla prova del Kurdistan: UNA PROVOCAZIONE PEDAGOGICO-DIDATTICA

Molto si parla, si è parlato e si parlerà ancora, della necessità di far entrare nella scuola italiana la storia del ‘900.

Ma, al di là della condivisa necessità e complessità dell’operazione, a volte non mi è chiaro di quale storia si parli: di quella italiana ?  Di quella europea ? O di quella mondiale ?

La mia personalissima opinione è che oggi, in realtà, non esista nessuna altra storia se non la storia globale (si veda al riguardo il saggio di R. BODEI, Se la storia ha un senso, Vitali & Moretti, Bergamo 1998) ma che proprio questo costituisca la vera difficoltà del curricolo di storia del ‘900. Ma anche la sua fecondità e ricchezza.

Dire che la storia è solo globale significa, nello specifico, che da qualunque punto si parta comunque l’intero sistema sarà interpellato e anche fatti a noi lontanissimi risulteranno ben preso in qualche modo connessi alle nostre scelte ed alla nostra vita quotidiana.

Qui, in questa logica reticolare e sistemica, sta la ragione del "saggio" di storia in ottica interculturale, a partire dalla terribile e drammatica vicenda del kurdistan, che propongo sia a quanti partono dalla rubrica "educazione interculturale" che a quanti provengono dalla "lavagna-schermo" di pavonerisorse.

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 1. CHI SONO I CURDI?

Discendenti di popolazioni dedite alla pastorizia i curdi abitano da millenni un’ampia regione situata tra il Caucaso ed il Golfo Persico. Alcuni etnologi li apparentano ai Medi, tradizionali rivali dei Persiani.

Alberto Sanza, nel suo fondamentale Atlante delle popolazioni (Torino, Utet, 1997) scrive che i curdi (lingua kurda, famiglia linguistica indoeruropea) sono una antica popolazione nomade la cui attività economica tradizionale si basava sull’allevamento ovino mentre l’agricoltura occupava uno spazio molto marginale. Con la creazione delle frontiere nazionali (dopo la prima guerra mondiale) venne ostacolata la migrazione stagionale e la maggior parte dei curdi fu costretta ad abbandonare l’allevamento nomade e a praticare l’agricoltura stanziale, o altri lavori, fenomeno che provocò un rapido procresso di disgregazione dell’organizzazione tribale, che sopravvive ancora in pochi gruppi nomadi, isolati sulle montagne. I curdi sono in prevalenza musulmani sunniti. La donna gode di maggiore libertà rispetto alle donne islamiche.

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2. LE DATE CHE SEGNANO IL GROVIGLIO CURDO

Il paese dei curdi, il Kurdistan, non ha mai costituito una entità politica unitaria ed autonoma.

Ai tempi dell’impero ottomano (XIX secolo) il Kurdistan era suddiviso in vari principati che godevano di un’ampia autonomia.

Le istanze nazionalistiche si fecero molto forti agli albori del ‘900 e raggiunsero il culmine alla fine della prima guerra mondiale.

Il 10 agosto 1920 fu firmato il trattato internazionale di Sèvres che prevedeva la creazione del Kurdistan nella zona a nord di Mossoul, un territorio particolarmente ricco di petrolio.

Tuttavia i due anni successivi la guerra d’indipendenza turca (guidata da Mustafa Kemal ed alla quale parteciparono anche molti curdi del nord) portò ad un nuovo trattato internazionale che fece decadere le clasuole del trattato di Sèvres.

Il 24 giugno 1923 fu così firmato il trattato di Losanna che restituiva alla Truchia tutta l’Asia minore e pertanto anche la sovranità sulla maggior parte del territorio curdo.

Precedentemente (1921) la Francia aveva incorporato alla Siria le province curde di Djaziret e Kurd-Dagh mentre nel 1925 la Gran Bretagna fece lo stesso incorporando la zona di Mossoul all’Irak.

Così, dal 1921 al 1925, 25 milioni di curdi furono dispersi in 5 nazioni (Turchia, Siria, Irak, Iran, Armenia) trasformandosi in 5 minoranze.

Gli anni successivi sono indelebilmente segnati da questa originaria divisione ed anche le lotte dei diversi indipendentismi curdi assumeranno diverse sfaccettature a seconda dello Stato contro cui esse si attuano.
Al punto che a volte le lotte si sono trasformate in guerre fratricide. E questo è anche oggi il problema politico maggiore del popolo curdo.

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3. LA DIFFICOLTA’ DI CAPIRE

La vicenda curda è molto più complessa di quanto i media abbiano presentato in questi mesi.

I motivi sono presto detti:

All’origine va comunque posta la questione del mancato rispetto dei diritti dell’uomo. Diritti che nel caso curdo sono stati conculcati e violati in modo gravissimo e continuativo senza che mai la comunità internazionale intervenisse in modo coerente, forte e chiaro.

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4. UNA MAPPA DEI MOVIMENTI CURDI

Il fatto che i curdi siano stati trasformati in 5 diverse minoranze rende complessa persino la presentazione dei diversi movimenti in quanto per parlarne (e cercare di farsi capire) spesso si fa ricorso alla categoria dei paesi ove agiscono. Introiettando - e trasformando quasi in "ovvia" e "naturale" - la divisione del popolo curdo.

Tuttavia, per motivi "didattici", seguiamo questa modalità di presentazione

4a. I curdi in Turchia

I curdi in Turchia sono circa 12 milioni: uno ogni 5 abitanti.

La costruzione della Turchia moderna, attuata da Kemal, ha sempre visto nell’esistenza dei curdi un pericolo gravissimo ed un serio ostacolo alla omogeneizzazione della patria. I curdi sono stati visti come elemento orientale, quindi reazionario e contrastante con i processo di civilizzazione occidentalizzante. Del resto in Turchia il nazionalismo è fortissimo: ogni giorno la scuola inizia con l’alza bandiera, l’inno nazionale e con continui richiami alla patria e al dovere di servirla. Ed è severamente vietato anche solo citare la parola Kurdistan !

Durante gli anni ‘70 la complessiva destabilizzazione della società turca (connessa anche al fortissimo processo di urbanizzazione) permette che anche in Turchia prenda piede l’opzione politica marxista.

E’ in quegli anni (1979) che Obdallah Ocalan fonda con altri il PKK, Partito dei lavoratori curdi, organizzazione politica e militare che non disdegna l’uso del terrorismo.  La reazione del potere politico turco è stata durissima: nel 1987 11 province curde sono poste in stato d’assedio mentre lo stesso PKK, al fine di non perdere del tutto i favori popolari, passa ad una strategia più selettiva. Nel frattempo la Turchia continua la sua politica di doppiezza nei confronti dei curdi: nel 1988 accetta sul proprio territorio ben 120.000 curdi irakeni che fuggono dalla repressione di Saddam Hussein.

Dopo la guerra del Golfo la Turchia continua ad accogliere i profughi curdi irakeni e si associa alla operazione "Provide Confort" (1991, Onu, Risoluzione 688) continuando in tutti i modi ad operare per dividere il fronte dei curdi.

Le continue violazioni dei diritti dell’uomo, la violenza della repressione turca ed il mutato contesto politico post crollo del muro di Berlino costringono comunque le autorità turche a fare i conti in modo nuovo con il problema curdo. Così, ad esempio, il Partito socialdemocratico turco osa l’impossibile e, rompendo ogni tabù, riconosce l’identità curda.

Inoltre, sotto la presidenza di Turgut Ozal (1989-1993), vengono perlomeno indicate alcune possibili soluzioni: creazione di un ministero per i diritti dell’uomo, libertà di parlare la lingua curda ed ipotesi di riconoscimento di una certa autonomia alla regione.

La strategia è chiara e si fonda su tre pilastri:

Di fronte alla nuova politica turca il PKK reagisce ridefinendo la propria prospettiva politica (come dice Ocalan nell’aprile 1992: "I curdi sono favorevoli ad una unione libera piuttosto che alla separazione. Ma questa unione non è pensabile che su basi di uguaglianza e libertà") ma non pone fine alla lotta armata che anzi continua in tutto il paese con attentati terroristici contro turisti, insegnanti, militari, giornalisti. Queste azioni hanno più scopi

Del resto la Turchia approfitta dell’operazione Provide Confort per continuare il proprio gioco su più tavoli e per frenare l’avanzata del PKK in Irak dove la sua azione si è fatta più significativa a causa del conflitto tra i due pratiti curdi di Talabani e Barzani. La presenza in Irak del PKK ottiene inoltre un altro significativo risultato: il partito di Ocalan inizia a presentarsi al mondo come il vero rappresentante di tutti i curdi e non solo dei curdi residenti in Turchia.

La morte del presidente Ozal e la ripresa dell’offensiva del PKK bloccano ogni ipotesi di negoziato. Anzi, il nuovo premier, la signora Tansu Ciller, su pressione dell’esercitio (vero baluardo della Turchia) decide di usare nuovamente le maniere forti come testimoniato dall’operazione Acier del marzo 1995 (incursione in territorio irakeno con 36.000 uomini con lo scopo di ripulire dai "terroristi" del PKK una striscia di territorio ikaneno. La scusa per l’intervento diretto in territorio straniero è stata fornita dal fatto che i territori del nord-Irak, essendo interedetti alle forze del governo di Saddam, sono in sostanza senza controllo!!).

Nel frattempo la guerra senza frontiere nei confronti dei curdi in Turchia si fa sempre più dura e costosa:

Per quanto riguarda le forze del PKK la valutazione muta a seconda delle fonti: per il governo turco i militati del PKK sono circa 6.000.  Secondo il PKK, invece, il suo esercito sarebbe composto da almeno 12.000 uomini che possono contare sul sostegno attivo di 60.000 militanti e 400.000 simpatizzanti. Per quanto concerne il finanziamento del PKK esso si fonda sia su una tassa "imposta" a molti dei curdi emigrati in Europa sia sul controllo dei traffici illeciti (anche di droga) che per decenni hanno visto nella Turchia uno degli snodi principali (di cui, tra l’altro, hanno approffitato non pochi uomini politici e d’affari turchi, confermando così la nota legge secondo cui i traffici illeciti prosperano al meglio in una zona destrutturata socialmente da un conflitto a bassa intensità).

Anche sul numero delle vittime le varie fonti divergono: secondo il governo turco i morti sarebbe circa 18.000, oltre 30.000 secondo il PKK

4b. I curdi in Irak

I curdi in Irak hanno una lunga storia di opposizione al governo di Saddam Hussein.

Dal 1961 al 1975 la scena è dominata dal Partito Democratico del Kurdistan (PDK) guidato da Mustafa Barzani, un capo tribale morto nel 1979 ed a cui è succeduto suo figlio Massoud. A Barzani si è da sempre opposto l’intellghentia di sinistra guidata da Jalal Talabani che nel fonda l’Unione Patriottica del Kurdistan (UPK).

Durante la rivoluzione iraniana (anni ‘80) i diversi movimenti curdi si riavvicinano e nel marzo 1991 danno vita ad una ribellione contro Saddam Hussein (si contarono 50.000 morti ed almeno 70.000 profughi). Il mese successivo Barzani e Talabani (criticati dalle altre forze curde) si recano a Bagdad a negoziare con Saddam Hussein su tre nodi:

Visti gli insuccessi della trattativa, il 5 aprile 1991 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU adotta la risoluzione 688 che richiede l’immediata fine della repressione contro i curdi.

Cinque giorni più tardi gli USA lanciano l’operazione "Provide Comfort". Le forze armate irakene si ritirano ed i curdi beneficiano di una relativa tranquillità nei loro rapporti con il potere centrale irakeno e colgono l’occasione per reclamare elezioni in vista della costituzione di un Parlamento regionale rappresentativo dei 3 milioni di curdi residenti in Irak.

Elezioni che si tengono, sotto la supervisione internazionale, nel maggio1992. Il PDK e l’UPK si spartiscono i voti ed i seggi del parlamento che, pochi mesi dopo, delibera l’adozione di uno statuto federale entro l’Irak.

Decisione, questa, che segna una rottura fondamentale del fronte curdo sino ad allora schierato sull’idea di una sostanziale autonomia. La decisione non tranquillizza tuttavia i potenti vicini alle prese anch’essi con la ribellione di movimenti curdi: la Turchia, l’Iran, la Siria. Ancor meno tranquillizzante la costituzione di una forza di 35.000 uomini.

La guerra fratricida

L’euforia delle elezioni passò comunque in fretta e ben presto riemersero le antiche divisioni che esplosero in una guerra fratricida che nel 1994 vede opporsi PDK e UDK oltre che altre piccole formazioni tribali. Il Parlamento soprovvive a se stesso e la regione si "libanizza": decine sono le milizie che si confrontano in un caos anarchico in cui riprendono piede sia i processi di tribalizzazione che i più lucrosi traffici di droga, petrolio, ecc. Del resto uno dei motivi del conflitto è propriamente il controllo del traffico illegale di petrolio tra Irak e Turchia (un traffico dal valore consistente: circa 50.000 barili al giorno che frutta agli intermediari curdi l’equivalente del 5-10% del valore complessivo del petrolio trattato).

I morti si contano a migliaia (da due a tre mila).

Ad approffittare delle divisioni nel campo curdo sono le potenze locali ed internazionali (quali ad esempio le rappresaglie "elettorali" di Clinton nel sud dell’Irak nel 1996). La Turchia e l’Irak stanno con Barzani e il PDK mentre l’Iran sta con Talabani e UPK con l’intento di ritagliarsi una striscia di influenza in territorio irakeno.

Il 31 agosto 1996 Massoud Barzani, aiutato dalle truppe irakene, conquista la città di Erbil, roccaforte dell’avversario Jalal Talabani. Gli Usa si rifiutano di intervenire nelle vicende intercurde e così assistono impotenti alla ripresa del Kurdistan da parte di Bagdad per mano dei suoi alleati del PDK. Con soddisfazione del governo turco, storico alleato del PDK che spesso ha combattuto direttamente contro il PKK.

Talabani ed i suoi seguaci prendono invece la via dell’Iran.

 

4c. I curdi in Iran

I curdi in Iran sono circa 6 milioni, a maggioranza sunnita, e sono da sempre insofferenti nei confronti del potere centrale.

Il crollo del potere imperiale (1979) e la crisi che ne è seguita prima della stabilizzazione del regime islamico hanno spinto i curdi iraniani riuniti attorno PDKI (Partito democratico del Kurdistan Iraniano) ad una ribellione con l’intento si ottenere l’autonomia (non l’indipendenza).

Come è ovvio il potere sciita ha rifiutato ogni richiesta in tal senso ed ha dato il via ad una dura repressione. Nel frattempo nel conflitto si inserisce anche una minuscola formazione curda di ispirazione maoista. La guerra farà, in due anni (1979-1980), circa 10.000 morti.

I curdi si rifiutarono di partecipare al referendum del 1979 per la creazione della Repubblica Islamica.

Il leader del PDKI, Ghassemlou, si avvicina a Saddam Hussein (allora baluardo dell’occidente contro l’Iran fondamentalista...) che finanzia la guerriglia curda che con le sue azioni costringe l’Iran a mantenere un forte contingente di truppe nel nord del paese distogliendole dalla guerra con l’Irak.

Alla morte di Khomeini Ghassemlou si riavvicna al potere centrale di Theran e inizia in Austria un negoziato. Nel 1989, durante uno di questi incontri, Ghassemlou viene assassinato, forse da rappresentanti del radicalismo iraniano ostili ad ogni compromesso. Stessa fine ha fatto il suo sucessore, ucciso a Berlino nel 1992.

L’obiettivo dei dirigenti curdi iraniani è convincere i paesi europei a far pressioni sul potere iraniano affinchè ponga fine allo stato d’assedio (che vede la presenza di 150.000 militari) che soffoca il Kurdistan iraniano.

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5. LEZIONI PER L’OGGI E PER IL DOMANI

Dunque, a conclusione di questa complessa mappa.... che dire?

No, nessuna lezione nel senso di "la storia è maestra di vita..." ma solo alcune domande che possono aiutare a riflettere quanti ancora non abbiano intravvisto le molteplici connessioni tra la nostra storia particolare (dell’Italia e dell’Europa...) e quella di curdi, turchi, irakeni, iraniani,....

a) il problema kurdo nasce con la formazione degli stati nazionali: i trattati internazionali che decretano l’inizio della tragedia portano nomi dolcemente europei: Sevres, Losanna...
Nulla da dire al riguardo? O forse che la storia europea può essere letta, in filigrana, anche altrove nel mondo? Pagata da altri per conto di terzi ?

b) lo studio della questione curda vale, per quanti si interessino degli effettivi movimenti della storia, almeno quanto una lunga meditazione su Il Principe di Machiavelli. Qui si vede come la cucina della storia sia spesso molto lontana dalle idealità utopiche. Come si possa bombardare un paese per farsi pubblicità elettorale, o come si possa essere contemporaneamente alleati e nemici. E di come il vecchio divide et impera funzioni ancora oggi alla grande.

c) gli interessi economici e geopolitici di quanti contano oggi nel mondo (e che si ergono a paladini dei diritti umani) passano sempre sopra alle reali esistenze di quanti sono massacrati e violentati dai propri "amici".

d) la guerra è sempre un grosso affare. Essa infatti costituisce, soprattutto se a bassa intensità, il terreno ideale per lucrosi affari (droga, petrolio, armi, ecc) che poi condanniamo fermamente quando ritroviamo sulle strade e sulle piazze delle nostre città. Non potremmo "prevenire"?

e) e l’ONU?.... pietoso velo di silenzio

f).....

 

Buon lavoro a tutti. E scusate se vi ho tediato

 

Bibliografia

In lingua italiana l’opera più completa sui curdi (anche se arriva al 1988) si deve a

Mirella Galletti, I curdi nella storia, Il vecchio faggio ed. Chieti, 1998 (ma è purtroppo introvabile in libreria a causa del fallimento dell’editore: a chi lo desiderasse posso fornire l’indirizzo dell’autrice che ne detiene diverse copie...)

In rete moltissime (ragionate) informazioni sia sul problema curdo che sulla complessa geopolitica (Turchia, Irak, Iran, ecc.) in cui è inserito sono ritrovabili nel sito WEB del Il Manifesto recandosi al sottosito Le monde diplomatique e facendo funzionare il search. Si accederà a decine di articoli estremamente utili ed approfonditi.

 

Provide Confort

Costituita a partire dalla risoluzione 688, Consiglio di Sicurezza dell’ONU, 5 aprile 1991.

Forza multinazionale codiretta da USA e Turchia e comprendente anche forze armate britanniche francese. Ha operato a partire dalla base di turca di Incirlik con un mandato rinnovabile ogni sei mesi. Ha operato prima paracadutando viveri sui villaggi curdi e poi stabilendo una zona di esclusione aerea alle forze irakene a nord del 36° parallelo.

La Turchia ha sempre sostenuto questa operazione perchè essa

aluisi tosolini