Direzione didattica di Pavone Canavese

Il dibattito (sulla scuola, ma non solo...) - a cura di Ennio De Marzo

(08.01.2009)

MILANO, LA CITTA' CON I TACCHI A SPILLO


Milano, 6 gennaio 2009, Tg Regionale della sera: la sindaca Moratti annuncia, fiera ed orgogliosa, che la città è perfettamente in grado di fare fronte alla nevicata che cade ormai incessantemente da dodici ore. Niente scuole chiuse domani, dichiara: le strade saranno tutte pulite, i mezzi pubblici efficienti. Milano, città europea, non si può certo fermare per una nevicata. Poche ore prima la Protezione Civile aveva diramato una “allerta meteo”, prevedendo nuove ed intense nevicate, con accumuli “anche oltre i trenta centimetri”.

Milano, mattina del 7 gennaio 2009. La città è letteralmente paralizzata: nella notte sono caduti altri venticinque centimetri di neve. Tutte le strade, anche le arterie principali, si sono trasformate in piste per lo sci di fondo. Gli scambi dei tram sono ghiacciati, i filobus non riescono a superare le lastre di ghiaccio né i cavalcavia, le macchine scivolano e si mettono di traverso. Non si vedono spazaneve in giro. Persino all'Ospedale Niguarda, un tempo fiore all'occhiello della sanità pubblica nostrana ed ora massacrata dalla politica della “integrazione” pubblico-privato fortemente voluta dal Presidente della Regione, il ciellino Formigoni, è in tilt: decine di autoambulanze sono ferme al Pronto Soccorso, altrettante risultano bloccate nelle vie innevate della città. E scoppia la polemica.

La sindaca – con un menefreghismo caro da sempre a certa cultura politica nostrana – si presenta davanti alle telecamere della tv, da un lato ammettendo di essere stata colta di sorpresa da una nevicata “che è andata ben oltre le previsioni” (le sue, perché era stata da tutti ampiamente prevista) dall'altro che, comunque, la città sta rispondendo benissimo, visto che il 97% dei mezzi pubblici è attivo, che le strade sono sgombre, che gli spazzaneve sono in funzione, che tutto tornerà presto alla normalità (ma non era tutto normale?). Unico neo, il sale, andato esaurito troppo presto.

Purtroppo siamo ancora in democrazia e televisioni, redazioni di giornali, radio e uffici comunali vengono inondati da migliaia di messaggi di protesta da parte di una cittadinanza inferocita, che si sente tradita, abbandonata. Una donna chiama una radio privata: “sto aspettando da dure ore che passi un tram!”. Gli fa eco un anziano su una televisione locale: “qui è tutto bloccato, i marciapiedi sono impraticabili!”. E un giovane: “la sindaca scenda in strada a vedere come stanno realmente le cose!”. Il bilancio è grave: un morto, centinaia di feriti, una città in ginocchio.  Scene che non si vedevano da anni, affermano in coro i mass media. Già, in un paese dalla memoria cortissima si dimenticano i 45 centimetri del vicino gennaio 2006, con i medesimi disagi e le stesse polemiche. E, soprattutto, con la medesima giunta. Allora meglio riparare con il lontano 1985, in piena Prima Repubblica. Allora, in effetti, la città si arrese, dopo tre giorni, ma di fronte ad un metro di neve! Dovette intervenire quello stesso esercito che ora si occupa di ben altre cose e che ieri è comunque rimasto bloccato in caserma. Di fronte al caos e alle polemiche, l'allora sindaco di Milano, il socialista Tognoli, prese immediati provvedimenti: raddoppio del numero degli spalatori, dei mezzi di emergenza della Nettezza Urbana, miglioramento delle linee tranviare e dei filobus. Poi giunse al potere il “sindaco cognato” (di Craxi), Paolo Pillitteri, a cui seguiranno quelli della Seconda Repubblica, il leghista Formentini e il berlusconiano Albertini, che daranno vita a tutta una serie di tagli e privatizzazioni, tra il plauso generale. Occorre risparmiare!

Milano, laboratorio politico della destra berlusconiana; città efficiente, moderna, europea, che tra qualche anno ospiterà l'Expo. Città della moda, soprattutto, e si sa che con i tacchi a spillo è molto difficile camminare sulla neve!

Quanto avvenuto in queste ore a Milano fa pensare a che cosa potrebbe accadere nei prossimi anni di fronte alla distruzione della scuola pubblica, dopo i micidiali tagli gelminiani, degna erede dell'attuale sindaco della città alla guida di un Ministero ormai secondario. Immagino soprattutto il coro di proteste, di cittadini infuriati per i tagli agli organici, per la soppressione del tempo pieno, per le classi sovraffollate. Naturalmente ci sarà anche chi giurerà di non votare più per questo governo

Ah, se altri avessero fatto come questo anonimo cittadino, che su "Leggo" ha scritto: "La Moratti? Bastava non crederle. Io ho preso un giorno di ferie!”

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