Direzione didattica di Pavone Canavese

Il dibattito (sulla scuola, ma non solo...) - a cura di Ennio De Marzo

(15.02.2009)


La spirale del silenzio

 Il mondo dell'informazione produce e rapidamente fagocita una quantità impressionante di informazioni. Notizie più o meno importanti si impongono con forza alla pubblica opinione per poi scomparire rapidamente, senza che questa ne comprenda le ragioni. Nei primi anni di questo secolo – complice anche una atmosfera catastrofista che da sempre accompagna il sorgere dei nuovi millenni – si viveva nel terrore dall'aviaria, una epidemia, anzi una pandemia (termine entrato allora nell'uso comune) in grado di mietere in poco tempo un gran numero di vittime in tutto il mondo. Per mesi i principali organi di informazione seguirono la “peste del XXI secolo” disegnando scenari apocolattici. Ma, improvvisamente, così come era nata, la notizia scompare nel nulla, senza alcuna spiegazione e, cosa ben più preoccupante, senza che la pubblica opinione le richieda. Passano solo poche settimane ed ecco che un'altra emergenza, la Sars (Sindrome Acuta Respiratoria Severa), subito paragonata alla micidiale “spagnola” che decimò la popolazione europea dopo la fine della I Guerra mondiale o addirittura alle epidemie che sconvolsero l'Europa nel XIV secolo. Ma anche in questo caso la notizia scompare ben presto dai mass media. La pubblica opinione si adegua senza battere ciglio.

La “agenda setting”, una teoria sociologica sostenuta, tra gli altri, da studiosi del calibro di K. e G.E.Lang, W.Lippmann, M. Mc Combs e D. Shaw, afferma che i media non intervengono sul pubblico in termini persuasivi, inducendo cioè precisi comportamenti attraverso condizionamenti più o meno espliciti, ma determinano le informazioni e i valori che devono diventare importanti per il pubblico stesso. Insomma, accade solo ciò che la radio, la televisione, i giornali eccetera riportano e solamente nella maniera in cui tali argomenti vengono riportati. Se si analizzano i dati reali, per esempio, la vera emergenza economica nel nostro paese è rappresentata dall'evasione fiscale e da tutta una serie di privilegi di cui godono alcune categorie, per non parlare, più in generale, dalla grande criminalità organizzata, dalle morti sul lavoro eccetera. Non uno di questi problemi riceve la dovuta attenzione da parte degli organi di informazione nostrani. Al contrario, si bersaglia la pubblica opinione con tutta una serie di messaggi fuorvianti, un ridondante e contorto flusso di notizie che il cittadino non è in grado di comprendere né di codificare. E anche chi riesce a farlo, pochi per la verità, rimane imprigionato in quella che la sociologa Elisabeth Noelle-Neumann chiama “spirale del silenzio”, la paura di rilevare la propria posizione agli altri, di rimanere isolato.

Agenda setting e spirale del silenzio non sono affatto due teorie opposte, bensì conseguenti. Si è costretti necessariamente a confrontarsi su un problema imposto da altri, dai media nello specifico, quindi a scontrarsi con il conformismo della pubblica opinione e infine a soccombere. L'emergenza educativa, creata dal nulla dai mass media dietro precise sollecitazioni politiche, per esempio, ha costretto i lavoratori della scuola a rispondere ai continui attacchi, senza tuttavia mai riuscire ad imporre la propria prospettiva. Una tattica estremamente difensiva che – al contrario di quella messa in pratica da sempre dalla nostra nazionale di calcio –  esclude persino la possibilità del contropiede, poiché richiederebbe comunque mass media disposti ad accettarlo e imporlo alla attenzione della pubblica opinione. Ecco allora che gradualmente subentra la frustrazione, anticamera del silenzio. E se si tace è perché si accetta la sconfitta. E quando si ha la sensazione di essere stati sconfitti si corre rapidamente ai ripari. La difesa della categoria, del proprio lavoro, della dignità di una professione tanto prestigiosa quanto bistrattata, scompare del tutto di fronte all'emergenza del “si salvi chi può”. A guerra realmente finita si tornerà rapidamente allo status quo ante, cioè al rapido ripiegamento della categoria, che tornerà ad essere parte di quel magma spersonalizzato chiamato pubblica opinione, continuamente in balia delle sollecitazioni massmediatiche, e come tale pronta a decidere della sorte di altre categorie che nel frattempo saranno finiti nel tritacarne mediatico.

Riferimenti bibliografici
- Noelle-Neumann, Elisabeth, La spirale del silenzio - Per una teoria dell'opinione pubblica. 2002 Meltemi Editore
- The Agenda Setting Function of the Mass Media at Three Levels of Information Holding, in S. Bentivegna (a cura di), Mediare la realtà. Mass media, sistema politico e opinione pubblica, 1976 Franco Angeli, Milano.

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