Direzione didattica di Pavone Canavese

Il dibattito (sulla scuola, ma non solo...) - a cura di Ennio De Marzo

(13.01.2009)

LA VERGOGNA

L'Italia è il paese delle stragi impunite, degli evasori fiscali, di un parlamento letteralmente infestato da pregiudicati o politici in attesa di giudizio per reati gravissimi, della mattanza del G8, delle truffe alimentari, delle speculazioni finanziarie, delle mazzette, della monnezza per le strade, del razzismo, delle morti bianche, di un sistema televisivo unico al mondo per la parzialità e la qualità scadente delle sue trasmissioni. L'Italia è anche un paese dove è normale che il Primo Ministro faccia battute sessiste e razziste, che insulti gli avversari e chi non la pensa come lui. Un paese dove chi ha lottato per la libertà e la democrazia viene equiparato a chi ha difeso lo sterminio razziale e in cui città che si vogliono europee si bloccano per trenta centimetri di neve. L'Italia è un paese nel quale chi manda in rovina i risparmiatori se la cava con poco, mentre chi ruba un pacchetto di biscotti muore. Dovremmo forse provare vergogna per tutto ciò?

La vergogna – come ci insegna Sartre – non è una riflessione che l'uomo fa con se stesso. La vergogna “è sempre vergogna di fronte a qualcuno”. È dunque “l'altro” a suscitare nell'uomo tale sentimento. Ettore, di fronte alla possibile sconfitta, esclama:

 “Ora che ho rovinato l’esercito col folle errore,
ho vergogna dei Teucri e delle troiane lunghi pepli
non abbia a dire qualcuno più vile di me:
Ettore ha rovinato l’esercito, fidando nelle sue forze.”

Il ministro della Funzione Pubblica, onorevole Brunetta, afferma che in Italia esiste tutta una categoria di uomini e di donne che provano vergogna nei confronti del proprio lavoro: non lo dicono in giro, cercano di nasconderlo persino ai propri cari, si nascondono. Sono i dipendenti pubblici. Ma di che cosa si dovrebbero vergognare questi lavoratori? Forse di non essere saliti, per volontà o incapacità, di volta in volta sul treno “giusto”, quello craxiano prima e berlusconiano poi, come invece il loro ministro? O forse di non potere, loro, evadere le tasse o speculare in borsa? O forse di non essersi iscritti a suo tempo a qualche loggia massonica segreta con tanto di cappuccio nero in testa? Certo, un po' di vergogna la si prova: nel vedersi quotidianamente vilipesi, insultati, degradati e persino minacciati; ma anche nel vedere la propria busta paga sempre più leggera, di non arrivare alla fine del mese, di non riuscire a pagare mutui e bollette. Ma, si sa, queste sono quisquilie. Vuoi mettere con l'orgoglio che prova l'operaio della Ferrari nel costruire una macchina che consuma e inquina in un solo giro di pista quanto quella di un italiano medio in un mese? Oppure con la fierezza di chi, con un mandato popolare, si becca mensilmente decine di migliaia di euro, tutta una serie di esenzioni, di sgravi e di inviti alle più note trasmissioni televisive?

Scrive Christian Friedrich Hebbel: “la vergogna segna l'uomo il confine intimo del peccato. Lì dove egli arrossisce, inizia il suo essere più nobile”. Quindi, onorevole Brunetta, non la prenda come un insulto se ora concludo con queste semplici parole:

 SI VERGOGNI!

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