Direzione didattica di Pavone Canavese

NUOVO CORSO: materiali e documenti della politica scolastica del dopo-Moratti


22.02.2007

Un appello per evitare che la riforma del II ciclo avvenga per decreto-legge


Quello che pubblichiamo è un intervento-appello che Domenico Sugamiele ci ha inviato nella giornata del 21 febbraio esattamente 90 minuti prima che al Senato venisse votata la mozione del Ministro degli Esteri Massimo D'Alema.
In questo momento il Paese è virtualmente senza Governo e il dibattito parlamentare subirà certamente pesanti rallentamenti, comunque si risolva la crisi. In ogni caso Sugamiele pone un problema che non è contingente, ma generale: si può pensare che la riforma della scuola superiore italiana venga fatta mediante un decreto-legge ? E il dibattito parlamentare ? E il coinvolgimento delle scuole da tutti auspicato ?
Chi vuole intervenire può farlo scrivendo a
news@pavonerisorse.to.it
Una osservazione a latere: ringrazio Sugamiele per gli apprezzamenti rivolti al sito e alla sua direzione.
Aggiungo anche che la "ragionevolezza" che Sugamiele ci riconosce e che effettivamente ci ha sempre contraddistinti, anche in periodi difficili (mi riferisco per esempio ai due anni successivi alla approvazione del decreto 59 sul primo ciclo), ha avuto "costi" non indifferenti: non esserci "piegati" ai facili slogan dell'antimorattismo di propaganda aveva determinato l'iscrizione d'ufficio del sito (e soprattutto del suo direttore) allo schieramento conservatore e "controriformatore".
Devo anche dire che, se per amore della libertà di pensiero e di ricerca si deve pagare un prezzo, lo facciamo con piacere e con orgoglio.  (r.p.)

 

Carissimo Direttore,

da anni leggo gli interventi, sempre stimolanti, pubblicati nel sito di PavoneRisorse. Articoli che hanno stimolato e favorito la riflessione (come si diceva negli ambienti che abbiamo frequentato da "giovani") critica e la "composizione" di un pensiero democratico.
Di alcuni articoli non ho condiviso i contenuti ma, tuttavia, mi hanno aiutato a meglio comprendere i problemi della scuola e, devo dirti con molta franchezza, anche del più ampio riferimento al contesto politico-sociale.
I toni degli articoli pubblicati nel sito Pavone Risorse, anche se a volte duri, mai hanno travalicato il limite della violenza verbale. Cosa frequente, invece, in molti altri siti, in opuscoli, in volantini sindacali e politici.
Io, che ho sempre diffidato degli appelli, chiedo di poter lanciare un appello. E lo chiedo al sito di PavoneRisorse per la "ragionevolezza" delle posizioni espresse nei contributi pubblicati nel sito stesso nella scorsa Legislatura e nei primi di mesi di questa in corso.

Invitare il Governo a: ritirare l’articolo 13 del Decreto legge n. 7/2007; avviare un processo di legislazione ordinaria o delegata per la modifica della legge 53/03; sostenere un processo di innovazione nelle scuole con azioni di monitoraggio e valutazione di tutti quegli strumenti compatibili con l’esercizio dell’autonomia delle scuole; ridurre ad un numero ragionevole gli indirizzi e gli orari di lezione della secondaria di secondo grado, "razionalizzando" (sarebbe meglio dire chiudere) tutte le sperimentazioni "assistite" (che hanno soffocato la sperimentazione autonoma delle scuole) che hanno portato alla stratosferica cifra di ben 185 istituti a ordinamento e 726 sperimentali e altrettante seconde prove d’esame.

Non prendetemi per catastrofico ma corriamo un vero "rischio democratico".
Sono sinceramente preoccupato dalla deriva legislativa intrapresa da questo Governo nel campo della scuola. Non voglio entrare nel merito dei contenuti ma nel metodo.
Si sta approvando una riforma radicale della scuola secondaria all’interno di un Decreto Legge. Nella discussione in Commissione del 20 febbraio la relatrice, On.le Alba Sasso, ha presentato una serie di emendamenti aggiuntivi all’articolo 13 del D. L. che, ad esclusione della parte relativa agli organi collegiali, riprendono integralmente il testo del disegno di legge delega del Governo "Norme generali in materia di istruzione tecnico-professionale e di organi collegiali delle istituzioni scolastiche".

Si tratta di un precedente gravissimo.

Perché è chiaro che nessun "movimento" potrà contestare, domani, un analogo Decreto Legge fatto da un Governo di diverso colore politico.
Se l’art. 13 del D.L. 7/2007 venisse approvato, allora, qualsiasi Governo potrà usare le "procedure d’urgenza" per realizzare riforme di ordinamento e modificare o abrogare quelle fatte dal precedente.
C’è il rischio, in questo modo, di una deriva autoritaria che, nella fattispecie, sarà anche inefficace sui processi. Si cambia la natura dell’offerta senza indicare neanche gli strumenti di attuazione. Nei provvedimenti sulla scuola inseriti nella legge Finanziaria si rimanda a 38 atti amministrativi del Ministro.
Ad ogni cambio di Governo assistiamo all’abrogazione degli atti del precedente con processi che vanno sempre verso la semplificazione. La legge 30/00 abrogata dalla legge 53 che viene abrogata da una serie di provvedimenti che tagliano fuori dalla discussione le Istituzioni, il conteso sociale e lo stesso Parlamento: Legge finanziaria (solo due mesi di discussione, prevalentemente nelle Commissioni bilancio), un Decreto legge (procedura d’urgenza di titolarità della Commissione attività produttive) e, addirittura, atti amministrativi (Decreti e circolari ministeriali) e contrattuali (tutor).
Un crescendo preoccupante.
Nella scorsa Legislatura, nonostante la delega, per cinque anni le istituzioni si sono confrontate. Le discussioni e le legittime prese di posizioni delle Regioni, dei Comuni, delle Province, dei sindacati sono state la linfa della discussione nel Paese. La Conferenza Unificata Stato, Regioni, Autonomie locali ha espresso decine di pareri, favorevoli o contrari. Tutti gli atti di attuazione della legge 53 sono passati dalla Conferenza e dal Parlamento. E da questo confronto sono scaturiti interventi e prese di posizione dei singoli che hanno arricchito la discussione.
L’attuale modo di procedere, invece, acuirà la contrapposizione tra "Guelfi" e "Ghibellini". Contrapposizione fondata su (presunte) verità e manifestazioni di fede antitetiche che difficilmente troveranno un terreno comune di confronto.
Chi, come chi scrive, ha criticato duramente la riforma della secondaria per la deriva licealista non avrà la possibilità di trovare terreni di incontro di fronte a manifestazioni di fede incondizionata che determinano contrapposizioni altrettanto fideiste. E su questo terreno prende linfa il movimento conservatore secondo cui il passato è una conquista che il futuro e il cambiamento possono solo compromettere.
Perché se è legittimo per questo Governo utilizzare strumenti legislativi, possiamo dire impropri, quali la Legge finanziaria e un DL sulle liberalizzazioni per realizzare riforme di ordinamento sulla scuola allora la sinistra, il sindacato e molti commentatori che, legittimamente, hanno contestato alla Moratti l’uso della legge delega debbono rivedere le loro posizioni. E qualche parlamentare, fra i quali la relatrice del citato provvedimento, dovrebbe pure chiedere scusa (non alla Moratti ma ai cittadini) per la violenza del linguaggio che ha usato e per il "pericolo democratico" che intravedeva nell’uso della delega. Basta vedere gli atti parlamentari e rileggere un libretto del luglio 2002 edito da Edit Coop e scritto da parlamentari dei DS e da sindacalisti della CGIL per sincerarsene.

A meno che non si sostenga che la democrazia è solo strumentale e si usa come una clava contro gli avversari, meglio se considerati nemici.
Per essere chiari fino in fondo: quello che è concesso al ministro Fioroni non potrà essere negato, domani, ad altri.
Perché sarebbe grave negare ad una parte politica e intellettuale la legittimità a discutere, ad avanzare idee e proposte e a partecipare alla vita democratica del Paese.
Perché, altrimenti, bisognerebbe dare ragione a chi sostiene che nella scorsa Legislatura, con più forza che in passato, è emerso un movimento civile e politico che percepisce se stesso come una razza eletta ed egemone, manifestando una sorta di discriminazione etica che si esprime attraverso la convinzione di superiorità morale, ideologica e culturale sugli altri. Un movimento che arriva a negare agli altri la legittimità a governare e a utilizzare strumenti legislativi e spazi di discussione che, invece, concede in abbondanza per la sua azione politica e di produzione intellettuale.
E, sinceramente, non vorrei arrivare a questa conclusione.
Una conclusione che è estranea alle persone che, come la maggior parte di quelli che hanno pubblicato contributi nel sito PavoneRisorse, si approcciano alla discussione politica e culturale con spirito laico e non fideista. La preoccupazione di chi, amando la politica, vede in questa azione e nelle sterili contrapposizioni ideologiche la linfa per l’"antipolitica" e per la deriva corporativa. Anche perché, in questo modo, per governare bastano le oligarchie, comprese quelle sindacali.

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