Direzione didattica di Pavone Canavese

NUOVO CORSO: materiali e documenti della politica scolastica della legislatura attuale


12.12.2008

La compresenza va dove serve

di Laura Bertoli 

Ho letto con molto interesse gli interventi precedenti sulle ore di compresenza nel tempo pieno  perchè toccano un punto “caldo” dell’organizzazione oraria della scuola primaria.
Descriverò le mie riflessioni al riguardo facendo riferimento all’istituto dove lavoro e in cui lo scorso anno scolastico  la questione legata alle ore di compresenza e alla loro distribuzione nei diversi plessi è emersa con una certa vivacità.
Dirigo un istituto comprensivo che conta tre plessi di scuola primaria di cui uno funzionante a tempo pieno, mentre gli altri  prevedono una declinazione oraria diversificata e consolidatasi negli anni per rispondere alle esigenze dell’utenza.
La struttura del tempo pieno prevede tradizionalmente l’assegnazione di due insegnanti per classe con un “tempo docenti” di 44 ore per coprire un “tempo scuola” di 40 ore settimanali. In questo modo sono garantite alle classi funzionanti a tempo pieno 4 ore di compresenza per classe. Inoltre in tutte le classi con qualunque tempo scuola funzionino ci possiamo trovare davanti a due situazioni: classi i cui docenti abbiano o non abbiano i titoli per insegnare inglese e religione. In quest’ultimo caso sarà necessario assegnare altri docenti alla classe arrivando a un “tempo docente” nel tempo pieno fino a 48 ore, diversamente no. E’ evidente che se l’assegnazione resta rigida le classi (e di conseguenza i loro insegnanti), di qualunque tempo scuola, con docenti aggiuntivi per l’insegnamento di inglese e religione saranno avvantaggiate rispetto a quelle che non li hanno potendo contare su un maggior monte ore utilizzabile per le compresenze.
Più equo è quindi quanto previsto dall’istituto di Pavone Canavese che utilizza le ore per
sostegno ad alunni stranieri presenti in altre classi del plesso e sostegno ad alunni con diagnosi di “difficoltà specifiche di apprendimento” “, come descritto da Reginaldo Palermo, ma di non sempre facile attuazione visti i vincoli posti dalla contrattazione sindacale. Ma anche in questo caso perché avere classi a tempo pieno che possono contare su 4 ore di compresenza settimanali, mentre altre, magari con un maggior numero di alunni per classe, magari con più alunni problematici, solo perché hanno un tempo scuola inferiore, no? E ancora, tra le stesse classi a tempo prolungato perché non sostenere maggiormente quelle che hanno situazioni  più problematiche e nei periodi più problematici fino a quando le difficoltà non sono superate?
Insomma perché non utilizzare in modo più equo e funzionale tutto il serbatoio di ore che vanno oltre la copertura del “tempo scuola”, distribuendole in modo flessibile, a favore dell’intero istituto, per rispondere alle reali e mutevoli esigenze che  si dovessero presentare realizzando quindi finalmente quanto previsto dal DPR 275/99.
A maggior ragione in un futuro prossimo che si preannuncia “più magro”, alla luce anche dei recenti attacchi all’immagine della scuola l’utilizzo delle risorse dovrà diventare più razionale e flessibile.

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