Direzione didattica di Pavone Canavese

NUOVO CORSO: materiali e documenti della politica scolastica del dopo-Moratti


04.04.2007

LA CRUCIALITA' DELLA PERSONA CHE APPRENDE
di Stefano Stefanel

 

Il documento presentato a Roma il 3 aprile dal titolo Verso le nuove indicazioni nazionali, redatto dalla Commissione ministeriale nominata dal Ministro Giuseppe Fioroni e presieduta la Luigi Ceruti, docente all’Università di Bergamo come Luigi Bertagna, e ispirato – come i precedenti documenti dell’era morattiana – da Edgar Morin è sicuramente il più bel testo sulla scuola italiana uscito negli ultimi due anni. In continuità con l’idea di scuola dell’Unione Europea del dopo Lisbona e del Ministro Letizia Moratti il documento ha il grosso pregio di rimettere il cristianesimo al suo posto e togliere dai documenti programmatici quel familismo esasperato, che aveva segnato negativamente tutta la Riforma Moratti. Il documento è il primo atto veramente coerente del Ministro Fioroni, in quanto colloca le Indicazioni nazionali riformate nel solco di quelle da emendare. Sarà il tempo – come ha scritto Aluisi Tosolini – a far capire se a partire da questo documento preliminare verranno quei cambiamenti programmatici e processuali necessari a levare la scuola italiana dall’attuale "anno ponte" vissuto come una sorta di "tutti a casa" della ricerca, dell’innovazione e dell’autonomia.

Il dato che più dovrebbe colpire in questo documento è l’attacco frontale alla classe insegnante e all’attuale sistema scolastico italiano. Indicando come la scuola deve cambiare velocemente per permettere ai nostri giovani di affrontare le sfide con il futuro e la globalizzazione, anche nel suo versante "locale", Verso le nuove Indicazioni nazionali descrive in maniera impietosa la scuola che c’è oggi e che invece non dovrebbe esserci: persona, apprendimento, rapporti con il mondo, saperi trasversali, bisogni dei ragazzi, costruzione della società e della convivenza, nuovo patto con la famiglia, centralità della persona che apprende e non di quella che insegna. L’elenco di quello che dovrebbe esserci e che deve essere nominato perché non c’è potrebbe essere lungo, perché il documento, descrivendo il futuro, ci costringe a fare i conti con il presente e il passato. Dopo aver letto questo documento e dopo aver compreso anche la sua scansione su quelli che sono i quattro punti fondamentali della scuola nella società globale o glocale (La scuola nel nuovo scenario, Centralità della persona, Per una nuova cittadinanza, Per un nuovo umanesimo) il vedere ancora obsoleti armamentari che dettano legge nelle nostre scuole mette i brividi: parlo dei programmi del 1979 o del 1984, parlo delle classi di concorso, parlo della tecnologia senza computer delle scuole secondarie di primo grado, parlo della matematica per sole equazioni e non algoritmi, parlo dell’inglese insegnato da maestre che non lo sanno, parlo dell’insegnamento di arte e musica in cui spesso prevale l’improvvisazione, parlo dell’attenzione solo progettuale a ecologia, multiculturalità, cittadinanza, ecc., parlo dei programmi monolitici e disciplinari delle scuole superiori. Parlo insomma della scuola che continua a valutare gli alunni partendo da insegnamenti che poco rapporto hanno con gli interessi, le potenzialità, le capacità, le attenzioni degli alunni e che troppo spesso non riescono a trasformarsi né in competenze né in apprendimenti.

Questo documento ministeriale ci mette nella condizione di attendere fiduciosi il futuro, che forse sarà di minore divisioni e di maggior lavoro rispetto al passato. Anche la Circolare sugli esami finali del primo ciclo dell’istruzione è andata in questa direzione, anche se ha ripristinato di fatto un Portfolio che il Ministro aveva tolto con una frase imbarazzante ("si suggerisce di soprassedere"). Ora è necessario attendere la risposta delle scuole: potrà essere positiva e far partire un nuovo periodo migliore dei precedenti solo se le critiche contenute nel documento di Fioroni-Morin-Ceruti verranno comprese nella loro interezza. E soprattutto se la scuola non farà ancora una volta finta di cambiare tutto per non cambiare nulla. La scuola del futuro deve garantire i diritti dei ragazzi ad apprendere e della società ad avere cittadini consapevoli e completi, non solo i diritti di insegnanti e collaboratori di veder rispettati contratti di lavoro fuori dal tempo e dalla logica. Forse attraverso un Ministro accettato dalla scuola si potrà arrivare al necessario abbandono dell’idea di insegnamento in quanto tale per approdare finalmente all’idea di apprendimento come diritto inalienabile di chi frequenta la scuola.

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