(25.01.2009)
3 passi nel delirio - di Marina Boscaino
Ecco Gelmini che annuncia le materie della maturità su YouTube:
Il solito tailleur grigio
ingessato, la
pettinatura laccata da brava ragazza di altri tempi, la cadenza
soporifera. Il giovanilismo non si
addice alla ministra, che continua ad usare la rete e You Tube in un’
improbabile
captatio benevolentiae nei confronti dei giovani del tutto inadeguata –
oltre
che al suo physique du rôle – alla sua funzione
istituzionale. La prossima volta dovremo forse sintonizzarci su “La
vita in
diretta” o Gelmini parteciperà direttamente all’Isola dei famosi e – in
collegamento dalla spiaggia di Cajo Paloma – ci metterà al corrente
delle
scelte del ministero?
Oltre
che delle materie, Gelmini parla
di terza prova e della ferma volontà di trasformarla in tempi rapidi in
una
prova nazionale sul modello dei test internazionali,
per
“uniformare gli standard qualitativi della
scuola italiana”. Come se gli standard qualitativi – ammesso che sia
probante da
questo punto di vista il fatto di omologarli a quelli europei – si
uniformassero in virtù dell’erogazione di un’unica prova per tutti. Già
con la
prova di italiano assistiamo – anno dopo anno – al perpetuarsi di
un’ingiustizia ai danni del 70% degli studenti: quelli dei tecnici e
dei
professionali. Che si vedono proporre sofisticate analisi del testo
letterario,
improbabili e complicatissimi saggi brevi in ambiti decisamente
occhieggianti
alla formazione liceale, con una mole di documenti da esaminare che
scoraggerebbe un filologo umanista; da affrontare con le armi spuntate
che la
loro preparazione gli fornisce. In un’ipocrita idea di uguaglianza
della prova
che non fa altro che marcare le differenze tra il percorso liceale e
quello
tecnico-professionale e li pone davanti alla loro inadeguatezza.
Sull’opportunità di riformare la terza prova la democraticissima
Gelmini chiede
il parere degli studenti dalla tribuna del Web. È probabile che
sapranno
risponderle in maniera adeguata.
Lavori in corso per lo smantellamento di un sistema dell’istruzione unitario e garante di identici diritti e doveri. Animati da inedito zelo si adoperano da più parti, confluendo sull’obiettivo comune; con una curiosa (ma non tanto) commistione di esigenze di presumibile innalzamento degli standard qualitativi, di mercantilismo e apertura di nuovi varchi economicisti all’interno della scuola. È di questi giorni la notizia che una commissione di esperti è stata incaricata dall’Invalsi – l’ente nazionale per la valutazione –di stilare un piano di fattibilità della valutazione scolastica che abbia anche la funzione di premiare gli insegnanti più bravi e di erogare maggiori finanziamenti alle scuole migliori. Cosa voglia dire “insegnanti più bravi” e “scuole migliori” lo staremo a vedere; ma, considerando i componenti della commissione – Daniele Checchi, Giorgio Vittadini e Andrea Ichino – qualche sudore freddo lo abbiamo già da adesso. Si propone di creare un’anagrafe scolastica nazionale, che segua gli studenti nel percorso scolastico, abbinando la valutazione dei loro risultati con il combinato delle caratteristiche delle scuole di provenienza, degli insegnanti incontrati, dei connotati socio-economico-culturali delle famiglie. I dati contenuti deriverebbero dalla misurazione delle competenze in seconda e quinta elementare, in terza media e nell’ultimo anno delle superiori, attraverso prove nazionali somministrate e corrette da commissari esterni. Costo dell’operazione: dai 31 agli 81 milioni di euro l’anno. Il miglioramento degli apprendimenti dello studente comporterebbe l’aumento di salario per i suoi insegnanti. Rivelandosi complicata la valutazione sul singolo insegnante, si propone di finanziare automaticamente le scuole con indici più alti, in modo che possano incentivare e pagare meglio i propri docenti. E qui pare evidente la quadratura del cerchio con il disegno di legge Aprea: il sistema di reclutamento degli insegnanti. Le scuole – il cui finanziamento sarebbe vincolato agli standard di prestazioni – potrebbero esigere a maggior ragione di avere voce in capitolo nel reclutamento dei docenti. Scuole di serie B sempre più povere, scuole di serie A sempre più ricche, con un evidente effetto moltiplicativo. La chiamata diretta, lo spettro agitato da sempre, è sempre più vicina.