Direzione didattica di Pavone Canavese


 

(21.03.2010)

Mamma... la Turco! - di Marina Boscaino

 

Strano paese, il nostro. In un unico un pomeriggio – contemporaneamente – si svolgono una manifestazione inneggiante all’uomo del destino nella Piazza dell’Amore, a Roma; una per difendere l’acqua come bene comune, ancora a Roma; mentre a Milano don Ciotti e Libera ricordavano e ci ricordavano civilmente le vittime della mafia. Ancor più strano, se si considera che i tre eventi sono stati riferiti (da coloro che ci dovrebbero informare, che noi paghiamo per informarci e che un tempo hanno avuto anche una  funzione significativa  nella direzione di un elevamento culturale e pertanto civile del pubblico) esattamente in questa stessa sequenza.

In questo strano Paese un’opposizione balbettante – responsabile storica di una serie di provvedimenti e iniziative che sono servite al centrodestra da comoda piattaforma di lancio per procedere più rapidamente alla distruzione della nostra scuola pubblica (ne ricordo alcune, a caso: legge sull’autonomia, parità scolastica, revisione del Titolo V della Costituzione, complicità con le amministrazioni di centrodestra con le regioni che stanno anticipando la rottura totale dell’unitarietà del sistema scolastico nazionale, prevista dai regolamenti delle superiori e dall’annunciata fase 2 Aprea)  - ha deciso che la scuola non rappresenta un tema significativo nell’ambito della propria sonnolenta azione di pseudo-opposizione. 

Ma poiché è sempre bene tenere conto che in una notte nera tutte le vacche rischiano di sembrare grigie, cito Manuela Ghizzoni per rammentare che qualcuno, all’interno di un PD che in campo scolastico e di opposizione all’azione distruttiva  del governo ha replicato quasi solo per slogan, risponde con preparazione e onestà intellettuale all’emergenza che stiamo vivendo. In una solitudine imbarazzante.

Viceversa, c’è chi si dà da fare per remare contro. O, se si preferisce, per sottolineare la responsabilità che la gran parte dell’opposizione ha e ha avuto nell’imbarbarimento del concetto di scuola dello Stato. Si tratta di un’operazione – oltre che inopportuna – talmente tanto gratuita, considerando le precedenti responsabilità di cui si diceva e di cui questa classe dirigente dovrebbe semplicemente chiedere scusa (e pagare) a un mondo della scuola che fino alle ultime elezioni ha ritenuto di premiarla, da lasciare sconcertati. Il 14 marzo, una settimana fa, durante la rubrica Omnibus, su La7, l’onorevole Livia Turco, decana del Pd, non ha trovato di meglio che affermare che l’idea della scuola statale come scuola pubblica è superata, sottolineando che a suo avviso la scuola pubblica è anche quella privata, rispondendo alle linee guida dello Stato. Francamente non se ne sentiva il bisogno. La dichiarazione suona inutile, gratuita e offensiva, esattamente come quelle alle quali Bersani continua a rispondere che sarebbe il caso di occuparsi dei problemi veri degli italiani. Davanti alla catastrofe economica e culturale che si sta abbattendo sulla scuola italiana – rispetto alla quale poco si dice, nulla si fa – la perenne Turco si preoccupa di dimostrarci quanto poco affidabili, strumentali e sloganistiche siano le blande dichiarazioni in difesa della scuola pubblica, contro “i finanziamenti alla scuola privata” di una buona parte dell’opposizione, sottolineando esplicitamente la contiguità con certe operazioni passate del centro sinistra e lo stato attuale delle cose. L’offesa è nei confronti di tante elettrici ed elettori che in questo momento – e da più di un anno e mezzo – stanno (con la forza delle proprie invidiabili remunerazioni, delle loro succulente pensioni o dei loro incerti salari precari) tentando di reagire ad un taglio di 8 miliardi che si abbatte sulla scuola pubblica: compresa la circostanza che una compagna di partito di Turco, Garavaglia, quando già il taglio era stato annunciato, si preoccupava  che fosse restituito il maltolto alle scuole paritarie.

D’altra parte non è un mistero che la legge sulla parità scolastica (62/2000) sia stata un’operazione di scambio, per assecondare e richieste dei Popolari che stavano insieme ai democratici nel gruppo dell’Ulivo.

Alla solerte Turco, ansiosa di diffondere un pensiero utile solo a diminuire la già esile fiducia che una parte della scuola – quella che si sta opponendo alla dismissione della scuola pubblica – riserva al Partito Democratico, ricordo che l’art.33 della Costituzione Italiana  al comma 2 afferma: "La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi" ed al comma 4 " Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato". E suggerisco di valutare quanto la rincorsa affannosa alla smobilitazione di principi su cui si è fondata la civiltà, la forza emancipante, la laicità e il pluralismo della scuola pubblica siano già una responsabilità anche del suo partito che molti di noi hanno perfettamente presente, senza che lei ce li ricordi. Che statale è una garanzia uguaglianza, non un termine obsoleto, di cui vergognarsi un po’, nella furia iconoclasta di abiure non richieste, in nome di una lettura mercantilistica della modernità. Alcuni principi della nostra Costituzione, come l’art. 3, sono principi universali, che non possono essere superati o discussi da alcun altro tipo di ulteriore normativa. Nella pratica e , prima ancora, nella nostra percezione della realtà.

 

 

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