Pavone Risorse


 

(20.08.2013)

Tempi moderni - di Marina Boscaino

Insomma. Quel vetero di Reginaldo Palermo non ha capito quasi nulla. Con un articolo su Tecnica della Scuola - e non con cinguettii ellittici, sintetici e incontrovertibili - ha commentato diffusamente le modernissime esternazioni che Carrozza ha, viceversa, consegnato a Twitter. Il ministro - coerente con la linea dei suoi immediati predecessori - non perde occasione per dimostrare le proprie ineccepibili competenze in materia scolastica. 

 

Palermo non capisce che il mondo è cambiato. Il suo anacronistico opporsi alla modernità della comunicazione tweettata - per nulla demagogica, molto trendy - racconta la caparbia ostinazione di chi,  a dispetto dei tempi, guarda alla sostanza e non alla forma. Assurdo. Innanzitutto questa tendenza tutta vetero di trovare "il pelo nell'uovo": Carrozza ha parlato di "urgenze" annoverando tra queste alcune priorità libri digitali e apertura inizio dell'anno scolastico. Palermo ha da ridire. E ricorda pedantescamente "organici, risorse, precariato e così via". È continua, con una testa piena evidentemente di principi e diritti - merce antica almeno quanto lui - ad affermare: "Noi pensavamo che una delle emergenze maggiori fosse quella degli organici inadeguati e delle risorse inesistenti per gestire l'ordinaria amministrazione; siamo sempre stai convinti che anche il precariato rappresenti un freno pesante al buon funzionamento della nostra scuola, visto che da anni pedagogisti ed esperti continuano a di che la continuità didattica è un valore aggiunto che molto può fare per ridurre l'abbandono scolastico". 

 

Di cosa cianci, Palermo? Pedagogia, diritti all'apprendimento e al lavoro. Roba che non interessa a chi ha da più di tre mesi la responsabilità del ministero. E sottolinea alla nostra idealistica (in)coscienza che le scuole tra poco apriranno; si allarma sul tema del reclutamento, dopo averci fatto sapere che la kermesse concorsuale organizzata da Profumo (un altro che di demagogia se ne intendeva) non è servita magicamente a creare nuovi posti di lavoro, ma -casomai - ad aumentare disagio e frustrazione; e fa prevalere, rispetto alle tue deboli convinzioni, senza una evidenza scientifica e con le sovrastrutture e strutture carenti di cui la gran parte dei nostri edifici scolastici sono dotate, il tema di grande appeal (ma solo per le chiacchiere da bar di coloro che si sentono in dovere di parlare di scuola solo perchè un tempo l'hanno frequentata o i loro figli la stanno frequentando ora) dell'editoria digitale. È così, rincorrendo totem tecnologici e parlando enfaticamente di ovvietà, che i nostri amministratori sono riusciti a comprendere come distogliere dai veri obiettivi una buona parte della massa critica della scuola. E a plasmare il cervello al Pensiero Unico della maggior parte dei cosiddetti portatori di interesse. Un risultato che allontana guai e garantisce consenso, soprattutto se convogliato con mezzi moderni (altro mantra rassicurante).

 

Moderno è bello, caro Palermo. E bisogna stare al passo con i tempi. Ma tu non sarai mica per caso  uno di quelli che, invece che dirigente, si è ostinato a farsi chiamare Direttore?

 

Una piccola annotazione redazionale: ebbene sì, lo confesso, mi è sempre piaciuto farmi chiamare "direttore" e persino adesso, da pensionato, sono contento quando qualche ex-insegnante si rivolge a me usando questo termine. Sono davvero obsoleto, esattamente come i PC-Pentium che ancora invadono le scuole elementari e medie (r.p.)
 

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