Direzione didattica di Pavone Canavese

 

Quaderno di scuola - a cura di Marina Boscaino

(19.04.2009)

Paritarie 2.0 - di Marina Boscaino

 

La notizia è di quelle che ti fanno tornare la voglia di credere, di crederci ancora: dopo tanto pessimismo, le cose stiano migliorando. La conferenza Stato-Regioni ha dato finalmente il via libera al decreto interministeriale che stanzia 120 milioni di euro per le scuole paritarie. Giustizia è fatta, ma solo parzialmente. Viene in tal modo ripristinato, purtroppo non integralmente, il finanziamento che era stato previsto prima delle falcidie di Tremonti per quelle scuole. Ma, si sa, nella vita non si può avere tutto.

I tagli alla scuola italiana ammonteranno – nei prossimi tre anni – a 8 miliardi di euro. La circolare ministeriale n. 38 e il corrispondente decreto interministeriale sulla determinazione degli organici per il prossimo anno scolastico - effetti entrambi dei tagli previsti dalla Finanziaria - prevedono la cancellazione di 42.000 cattedre, 37.100 in organico di diritto, 5.000 in organico di fatto. Per costituire le classi bisognerà fare riferimento allo schema di regolamento di attuazione dell'articolo 64 del decreto legge 112/2008, che porta ad un aumento generalizzato degli alunni per classe: nella scuola dell'infanzia per costituire una classe ci vorranno almeno 18 alunni e si potrà arrivare fino a 29. Nella scuola elementare il minimo sarà di 15 e il massimo di 27. Mentre nella scuola media, il minimo sarà di 18 alunni per classe, il massimo di 30. Infine nelle scuole superiori il limite minimo sarà di 27 alunni e il massimo di 30. Inoltre, tutti i parametri potranno essere ulteriormente aumentati del 10%. Ove non venissero rispettati gli standard di sicurezza, si potranno applicare i parametri decaduti. L’augurio è che i dirigenti scolastici abbiano realmente voglia di segnalare le anomalie: c’è da scommettere che non saranno poche.  Comunque vada, sarà un successo: il fondo alle paritarie è salvo.

Non tutti svolgono la nostra professione. Provate ad immaginare, per un attimo, di gestire una classe di 29 bambini, a volte dai 3 ai 6 anni; in alcuni casi tutti dai 3 ai 4 anni. Tanti auguri alle fortunate insegnanti che saranno costrette a gestire situazioni simili. Quanto tempo, quanta cura, quanta attenzione saranno in grado, con tutta la buona volontà, di riservare a ciascun bimbo? E quanta capacità deve possedere quell’insegnante che si troverà a gestire la sua classe di 30 alunni, magari nel primo anno del professionale? La chicca è rappresentata dal fatto che l’alunno diversamente abile fa abbassare il numero degli studenti per classe a massimo 20. Giusto! Ma questo, in ogni caso, non produrrà un aumento di organico. Che vuol dire: formazioni di classi con un numero tale da compensare la diminuzione in quella con l’alunno portatore di handicap. La sua classe sarà – civilmente – composta da non più di 20 studenti; quella accanto da 35. Però, consoliamoci: il fondo per le paritarie è salvo. 

 Nella scuola secondo Gelmini alle medie invece delle 11 ore settimanali della docente di lettere (italiano, storia e geografia) ce ne saranno 9. Significa cancellare un docente ogni 6 cattedre. Il popolo di “poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori” cominci a interrogarsi su quanto la cura da cavallo della bresciana  longa manus di Giulio Tremonti sulla scuola italiana inciderà su queste sue epiche vocazioni: senza una buona scuola non si va in nessun futuro e non si rispetta alcun passato. La nostra sta diventando pessima. Ma uno squarcio di sole c’è: il fondo delle paritarie è salvo.

 

Sulle 42.000 cattedre tagliate il Sud pagherà il prezzo più alto. Farebbe sorridere se non fosse tragica la notizia che due delle regioni con il tasso più mostruosamente allarmante di dispersione scolastica – la Campania e la Sicilia – sono quelle che registreranno la massima contrazione: rispettivamente 6180 e 5512. La Campania, a livello di scuola primaria, perde 1844 docenti, pochi meno dell’intero nord Italia,  1915. È vero che esiste un decremento demografico notevole e che gli alunni migranti affollano le scuole delle città del Centro e del Nord. Ma è altrettanto vero che la piaga delle dispersioni (dissipazione, insuccesso, dispersione in senso stretto) non può essere sanata se non attraverso un modello educativo -relazionale che ponga al centro il soggetto attraverso un rafforzamento della mediazione e della relazione educativa. Non è con il pallottoliere ragionieristico, con il bilancino e nemmeno con l’indifferenza sprezzante che l’attuale governo dimostra per il mondo della scuola che si creano i presupposti per cominciare ad affrontare correttamente il problema della dispersione.  Bisognerebbe “capire la relazione”, come dice Crozza. Ma pare proprio sia più vantaggioso continuare a far finta di non capirla, di non capire. Per fortuna, almeno, il fondo per le paritarie è salvo

Sono 2 settimane che assistiamo sgomenti alla traduzione in mini spot elettorali con tanto di elmetto e ministri al seguito che Berlusconi sta facendo tra le macerie della tragedia abruzzese. Rinfreschiamo la memoria, ricordando che il decreto 137/2008 del ministro Gelmini riduce del 5% il finanziamento del piano antisismico per le scuole. La successiva Finanziaria ha tagliato di 22,8 milioni i fondi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. In una cifra iperbolica con il segno meno davanti, abbiamo letto sui quotidiani le cifre tagliate sulla tutela del suolo, sul risanamento dei beni culturali, sul monitoraggio antisismico, contro il dissesto idrogeologico: 510 milioni di euro che non ci sono più. Il fondo destinato all’edilizia scolastica è stato ridotto, a fonte delle almeno 800 scuole fuori norma. La buona novella è che il fondo per le paritarie è salvo.  

Dulcis in fundo: la lettera aperta che la professoressa Monja Ianni de L’Aquila ha inviato a Mariastella Gelmini ci racconta che dalle tendopoli del capoluogo abruzzese moli insegnanti hanno avventurosamente scaricato  dalla rete il bando ministeriale in cui si sottolinea che “la mancata presentazione della domanda comporta la cancellazione definitiva dalla graduatoria”. “Ma ha idea del fatto che chiedere a persone che hanno appena visto crollare le loro case (per non parlare delle scuole) di trovare una connessione ad internet già solo per informarsi sulle scadenze del bando o scoprire quale documentazione è necessaria per presentare la domanda ha proprio il sapore della presa in giro? Lascia anche perplessi il fatto che mentre tutte le categorie abbiano giustamente  avuto le scadenze bloccate (mutui, bollette) sui docenti si abbatte questa incombenza assurda. Cosa dovrebbero fare i vari maestri e professori abruzzesi, abbandonare quel poco che rimane di case e famiglie per transumare sulla costa per compilare la domanda? Oppure non aggiornarle e perdere tutto quanto fatto finora?” scrive Monja Ianni. E continua “Le ricordo inoltre che L'Aquila è sede SSIS: oltre ai docenti già in servizio sarebbe il caso di dare risposte anche a loro, che non sanno quando e come procederà l'attività didattica ed anche quando e come affrontare l'esame di abilitazione. Che risposte intende dare a persone che stanno investendo tempo e risorse nella formazione per l'insegnamento e che in questo momento si trovano in una situazione assolutamente disastrata, come ha avuto modo di verificare di persona? Io ho la sventura di rappresentare tutte e tre le categorie: terremotata (la mia casa è, o era, dipende da cosa decideranno i tecnici del genio civile, a meno di 200 metri dalla casa dello studente), docente ed iscritta SSIS alla specializzazione per il sostegno. E vorrei tanto sapere quali risposte ha intenzione di dare, a me ed ai miei colleghi nella medesima situazione”.

Inutile – davvero - qualsiasi commento. Ma un suggerimento: tenga conto. Monja Ianni, che viviamo nel Paese in cui la sua, le precedenti e tante altre situazioni non trovano risposte e soluzioni. In un Paese in cui, tuttavia, il Governo riesce a trovare risorse ed energie per ripristinare il fondo a vantaggio delle scuole paritarie.

 

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