Direzione didattica di Pavone Canavese


 

(12.09.2010)

Sistemisti - di Marina Boscaino

In giugno, in conclusione dell'esame di III media, ho ricevuto da una mia cara amica napoletana una mail, che certamente farà riflettere molti di coloro che leggeranno.

L'anno scolastico si sta aprendo, esattamente come si è concluso il precedente, all'insegna di una parola d'ordine: valutazione.

 

 

Una parola che nessuno di noi ha mai pensato di boicottare, ma che rischia di diventare un boomerang non tanto nel “rivelare” le disfunzioni del nostro sistema di istruzione, che pure esistono e vanno corrette; quanto nel rappresentare una sorta di panacea che offra l'appiglio e la giustificazione per le pericolose manovre (di taglio e contrazione, per lo più) che si stanno facendo e si stanno progettando ai danni della scuola.

Le metodologie di valutazione degli apprendimenti in Italia non sono serie.

 

 

Credere che, magicamente, il termine valutazione inveri di per sé serietà, autorevolezza, riflessione, approssimazione all'oggettività, strumenti per migliorare la scuola e le competenze dei nostri alunni è un' “ingenuità” che lasciamo volentieri a chi ci governa.

Che poi, lo sappiamo bene, così ingenuo non è, dal momento che sta strumentalizzando un concetto che richiederebbe ben altri sforzi di elaborazione e studio per giustificare le falcidie, rubricate sotto voce “inefficienza del sistema”.

La promessa di Gelmini è stata quella di estendere anche alle scuole superiori, in sede di Esame di Stato, le prove Invalsi. Vedremo. Per il momento vi propongo questo resoconto, che se non fosse tragico sarebbe comico, delle farraginose e bizantine procedure a cui una parte dei docenti italiani è sottoposta da 3 anni a questa parte: lunga vita all'Invalsi!

 

Cara Marina,
quest'anno le prove invalsi hanno raggiunto l'apice del grottesco.
Avendo due classi di 20 alunni alunni ciascuna,  ho messo sui fogli inviati dall'Invalsi per la registrazione dei risultati, 1120 pallini. Una collega dettava le risposte e io le registravo. Considera che nelle prove di maggio ho messo 840 pallini e senza nessun aiuto. In quanto tempo? In tutto nove ore e trenta minuti . Perchè le ho contate? Perchè sono state ore interminabili , di stress e rabbia repressa. Nove ore e trenta minuti che, fuori orario scolastico ed esclusivamente come  volontariato, avrei potuto dedicare al recupero di qualche allievo in difficoltà. Metti tutte le ore  dei circa quaranta docenti che a vario titolo sono stati coinvolti e ti farai un'idea dello spreco di risorse, che, canalizzate verso obiettivi più seri, avrebbe forse impedito quel 10% di bocciature che quest'anno abbiamo avuto nella mia scuola.


Veniamo alla correzione delle prove Invalsi. I geni  che le hanno preparate, hanno diviso  i 25 quesiti in due gruppi con criteri valutativi diversi . Hai idea di quanto ci sia voluto per la correzione  e l'attribuzione del punteggio, dal momento che i due blocchi di domande erano mischiati?


La ciliegina finale . Avendo l'ammissione, gli scritti e la prova orale pesi diversi nell'attribuzione del punteggio finale, abbiamo dovuto fare per ogni alunno  i calcoli considerando anche i decimali. Questo ha comportato che - dovendo rigidamente attenersi alla media finale (si sa , la matematica è garanzia di uguaglianza ed equità) - una mia alunna bravissima, avendo totalizzato punti 9,36  e non 9,50, non ha potuto aver il dieci che avrebb
e meritato e avuto se  la scuola non fosse caduta tutta in questo delirio di non senso in cui ci ha trascinato il nostro ministro della (pubblica) istruzione.


Non entro nel merito delle prove perchè il discorso sarebbe troppo lungo, ma per piacere, fai uscire qualche articolo a riguardo.
Un bacio
R.


Ogni ulteriore commento è inutile.

 

 

 

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