Direzione didattica di Pavone Canavese

 

Quaderno di scuola - a cura di Marina Boscaino

(15.03.2009)

Short Minister System - di Marina Boscaino e Marco Guastavigna

160 caratteri - spazi compresi - sono quelli di cui un telefonino non particolarmente accessoriato può disporre per ricevere un SMS. Il duo Brunetta-Gelmini cavalca la tigre delle "nuove tecnologie" (sic!), annunciando una novità certamente destinata a cambiare dalle fondamenta la scuola italiana o - almeno - il rapporto tra scuole e famiglie, quando sono ora in prima superiore studenti nati ai tempi della diffusione del GSM: l'avvertimento via sms delle assenze degli studenti e la pagella digitale. Vale la pena di ricordare che in molti istituti italiani è possibile verificare dal sito della scuola stessa la frequenza scolastica dei figli. Ma tentare di sottolineare l'assoluta inanità dell'iniziativa appare una scelta irresponsabile almeno tanto quanto il proporla da parte del ministero e il propagandarla come grande novità da parte della maggior parte dei media.

Socchiudiamo per un attimo gli occhi, andiamo indietro con la mente; immaginiamo di non vivere l'incubo grottesco al quale stiamo partecipando - più o meno consapevolmente - da quasi un anno. Ripercorriamo con la memoria le "Gelmini-novità", quelle che hanno colpito maggiormente l'immaginario collettivo; e soprattutto stampa e Tv, evidentemente o troppo di bocca buona e di poche pretese o troppo proni alla volontà del Grande Capo: grembiulino, voto in condotta, educazione civica, maestro unico. Risposte esplicitamente controcorrente, evidentemente frutto di un'approfondita ricerca pedagogico-didattica-cognitivo-relazionale, tanto da andare con certezza a modificare il marcio che c'era nella scuola italiana. I cui effetti, siamo pronti a scommettere, non tarderanno a farsi sentire.

Il centrodestra mette mano ad una scuola sfiancata da anni di disinvestimento culturale ed economico imponendo misure risibili; una scuola afflitta da impoverimento culturale e da mancanza di capacità di elaborazione; umiliata da fenomeni di dimensioni drammatiche, quali la dispersione scolastica; affaticata e demotivata da una progressiva delegittimazione; immobile davanti al costante scialo di opportunità, avallato dalla necessità di mantenere inalterati rapporti di potere e caste autodirette dalla stessa amministrazione centrale (PON, investimenti digitali). Provvedimenti improntati ad un effetto-novità che ha buona presa su un'opinione pubblica ansiosa di certezze. Ma che maschera un retrivo conservatorismo che sclerotizza (perché tende a far ritenere affrontati e in buona parte risolti) i problemi di cui si diceva.

Intanto la scuola si consuma in una sindrome di autofagia, nella disperante solitudine in cui è lasciata a macinare le proprie energie residue; mentre tutto intorno un proliferare di grembiulini, sei in condotta, ore di religione, maestri unici, classi-ponte convince una parte dell'opinione pubblica che qualcosa sta cambiando, che siamo sulla buona strada, che bisogna dare credito e non disturbare i "grandi manovratori", che i mali endemici della scuola italiana stanno per essere debellati in un compattarsi solidale in nome di idealità di un passato da libro Cuore: autorità, disciplina, rigore, numeri, intransigenza, bocciature. Delle quali apprendiamo con sgomento che i predecessori si attribuiscono orgogliosamente  la paternità:

Ora la tecnologia - mortificata in tutte le interpretazioni che il ministero ne ha date - corrobora queste parole d'ordine in un consolatorio. apparente quanto sostanzialmente inutile sfoggio di "modernità": i cui costi - in un sistema dell'istruzione sulle spalle del quale si sta producendo un risparmio di 8 miliardi di euro, che significa meno insegnanti, meno personale Ata, meno corsi di recupero, meno offerta formativa, meno inclusione, meno cultura, meno democrazia, perfino meno carta igienica nelle scuole -  non si sa in quale capitolo di bilancio verranno rubricati. Piegando risorse e sottoponendo ad una lettura schizofrenica l'interpretazione di ciò che si può o non si può fare. Cellulari proibiti ma allo stesso tempo veicoli di informazioni utili; Rete croce e delizia, ora demone ora risorsa irrinunciabile.     

Volendo per una volta essere collaborativi, suggeriamo alcune semplici soluzioni ad alto contenuto tecno-demagogico, su cui sollecitare le migliori professionalità delle nostre unità scolastiche, magari con un bando di concorso su Innovascuola:

a. colloqui individuali con gli insegnanti mediante appuntamento su Skype - disponibile anche per Linux - o altra forma di telefonia via Internet; attraverso un opportuno puntamento delle webcam, i genitori potrebbero essere anche informati su questioni logistiche e ambientali, soprattutto se venissero utilizzati computer portatili;

b. riunioni dei consigli aperte a tutti, condotte mediante Adobe Connect o piattaforma equivalente; un attento utilizzo delle risorse potrebbe consentire anche la consultazione diretta del portfolio degli alunni - o forse questo strumento di documentazione è passato di moda?

c. consigli di istituto, attività di orientamento e spettacoli di fine anno in broadcasting, mediante Mogulus o strumenti dello stesso genere e potenza;

d. registrazione delle più consolidate lezioni frontali - magari supportate dalle LIM appena generosamente distribuite - e loro collocazione in un apposito canale di Youtube o, meglio, di TeacherTube, in collaborazione con Cepu.

Un apposito accordo separato potrebbe poi finalmente definire relazioni sindacali 2.0, di tipo digital - paternalistico, che prevedano per esempio l'uso da parte dei dirigenti scolastici di camcorder digitali tascabili come Creative Vado, già predisposti per la condivisione dei video in rete, in modo da condannare immediatamente alla gogna gli insegnanti più fannulloni; ovviamente alle RSU andrebbe riconosciuto il diritto di informazione sui tag semantici e su eventuali sottotitoli, didascalie e annotazioni associati ai filmati prodotti.

Uno scenario inquietante, anche se avrebbe, forse, la conseguenza di dare maggiore diffusione alle pratiche tecnologiche nella scuola e di "sparigliare" almeno in parte l'attuale stagnante situazione, in cui un ceto parassitario composto di esperti autodesignatisi tali fa il bello e il cattivo tempo, in un'infinita sequenza, ormai senza capo né coda, di pseudo - sperimentazioni, delle quali si conoscono sempre le intenzioni (sbandierate ai quattro venti), mai gli effettivi risultati in termini di formazione professionale e di incremento degli apprendimenti.

  

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