Direzione didattica di Pavone Canavese

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16.09.2005

Non sottovalutiamo....
di Mario Ambel

 

Più di seicento docenti e dirigenti scolastici di tutti gli ordini di scuola hanno partecipato l’8 e il 9 settembre al convegno di studi di Grugliasco, dedicato ai diversi aspetti della valutazione.

La partecipazione e l’atmosfera complessiva del convegno hanno confermato la disponibilità ad affrontare con coraggio e volontà di ricerca questa componente (spesso dolente e dolorosa) della professionalità docente e dell’intero sistema scolastico. Non solo per far fronte in modo non pregiudiziale e costruttivo a richieste e imposizioni recenti, ma per dotarsi di una cultura della valutazione indispensabile per la rivendicazione e l’esercizio della propria autonomia, individuale e di sistema.

È stato ribadito quanto possano essere dannose  forme di valutazione imposte, errate o contraddittorie: le prove Invalsi dello scorso anno, un uso eccessivamente valutativo o addirittura invasivo del portfolio, l’adeguamento formale e burocratico alle certificazioni di “qualità”, l’ansia illusoria di oggettività e le frustrazioni che ne derivano… ma anche l’uso punitivo e talvolta maniacale degli strumenti tradizionali di valutazione degli allievi: la nota sul diario, il voto, il giudizio in itinere o finale…

Le relazioni hanno delimitato un quadro di ricerca e di elaborazione di una valutazione intrinseca ai processi, consapevole dei propri limiti, condivisa, alimentata da capacità e strumenti nuovi  di osservazione e documentazione, garanzia e sostegno dell’apprendimento degli allievi ma anche degli insegnanti, finalizzata a miglioramenti che non possono però essere misurati su tempi troppo brevi, con strumenti inadeguati, sulla base di finalità e pressioni eccessivamente o erroneamente contingenti…

Ciò vale per la valutazione degli apprendimenti individuali, ma anche per le scelte di valutazione di sistema, soprattutto se si intende attuare una valutazione coerente con una scuola che sia esercizio quotidiano di democrazia: luogo di esperienze conoscitive vissute in un contesto cooperativo e solidale.

In tal senso si impone una ridefinizione profonda dei rapporti fra “valutatore” e “valutato” (a tutti i livelli: di singolo, di classe, di scuola e di sistema, di relazioni internazionali), che anzitutto non compromettano la credibilità, la reciproca fiducia e la volontà di cooperazione fra i diversi soggetti coinvolti.

Vanno superate sia la valutazione monodirezionale e direttiva (in cui il valutato tende ad adeguarsi ai voleri e ai modelli del valutatore), sia gli eccessi della valutazione “esterna” (in cui il valutato tende ad adeguarsi passivamente e in modo esteriore alle prove e alle procedure che il tecnico della valutazione ha elaborato non importa se in modo scientificamente attendibile, ma sulla base del mandato più o meno cogente e trasparente del decisore politico).

Durante la tavola rotonda conclusiva e attraverso gli interventi dei colleghi, oltre ad auspicare un mutamento radicale e profondo di indirizzo della politica scolastica, che parta dalla cancellazione dei guasti prodotti in questi anni, è stata ribadita l’esigenza di adottare, sul problema della valutazione inevitabilmente connesso con quello della progettazione educativa e delle sue finalità sociali, risposte chiare e praticabili, fra loro coerenti a livello delle elaborazioni e delle scelte culturali e didattiche, sindacali e politiche.

Le associazioni organizzatrici si sono assunte l’impegno di considerare questo convegno un punto di partenza, cui seguiranno la pubblicazione delle relazioni, l’attivazione di gruppi di ricerca, attività di sperimentazione nelle scuole, ma anche attenzione e partecipazione alle scelte politiche, per realizzare l’intento che era stato indicato nel sottotitolo: elaborare e mettere in atto insieme “idee, pratiche e valori condivisi per ricominciare a pensare e fare una buona scuola” di tutti e di ciascuno.

Non sottovalutiamo… la voglia e la capacità di cambiare, purché il cambiamento sia praticabile e vada in una buona direzione.

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