Direzione didattica di Pavone Canavese

16.10.2005

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Quando una scheda nasconde piuttosto che rilevare
di Aluisi Tosolini

Condivido appieno le riflessioni di Reginaldo Palermo a riguardo della nota ministeriale n. 1961 del 3.10.2005. Si tratta di riflessioni suffragate da precise esemplificazioni tratte dalla concreta situazione di molte scuole primarie italiane.
Non ci sarebbe altro da aggiungere, dunque, se non un senso di grave preoccupazione.
In realtà, almeno dal punto di vista metodologico, si possono segnalare alcuni ulteriori elementi di attenzione.

1. Una scheda per nascondere

 La scheda di rilevazione allegata alla nota ministeriale si presenta, ad un primo superficiale sguardo, come una asettica tabella a doppia entrata dove inserire i dati riferiti alle classi del Circolo o dell’Istituto Comprensivo. Nulla di più semplice, dunque.
Ma così non è. Infatti la scheda non permette di fotografare la complessa e variegata realtà della scuola primaria in Italia.
Non è cioè possibile far sapere al MIUR che spesso, con le poche risorse messe a disposizione, ovvero l’organico definito a livello di CSA, si fanno (grazie alla flessibilità correlata alla autonomia) molte più cose di quante ce ne stiano dentro la scheda di rilevazione.
Solo che queste cose non si sa come farle apparire sulla scheda poiché la possibilità di tener conto dei gruppi è ammessa solo per le classi che fanno max 27 ore (lettera A della scheda di rilevazione e Lettera E della scheda medesima).
Così, ad esempio, non è possibile segnalare le situazioni in cui si hanno classi che fanno 34 o 36 ore che al loro interno, tuttavia, riescono a far vivere dei gruppi (classi??) a 40 ore. Ma questi gruppi/classe non risultano come tali al sistema informatico del ministero, il famoso Simpi, e quindi non esistono e non possono essere dette. E che sia impossibile segnalare tali situazioni risulta dal fatto che il numero delle classi totali della scheda devono coincidere con il numero delle classi esistenti a SIMPI.

La scheda di rilevazione, dunque, sembra essere costruita più per nascondere la realtà che per rilevarla. Detto in altro modo: l’unica realtà cui è permesso emergere è quella di classi che fanno solo le 27 ore obbligatorie ed al loro interno i gruppi di alunni che utilizzano ore facoltative opzionali.

2. Rilevare per ridistribuire o rilevare per tagliare?

Una scheda di rilevazione così concepita potrà solo servire a sapere se ci sono ore da tagliare, ovvero classi nelle quali si fanno solo 27 ore oppure classi a 27 ore in cui solo pochi alunni utilizzando ore facoltative opzionali ma che hanno ricevuto un organico per coprire 30 ore in modo generalizzato.
Nulla da eccepire al riguardo. Il problema, tuttavia, è che nel contempo non è possibile far emergere le situazioni in cui le scuole, utilizzando le risorse scarse (perché magari pensate solo per classi a 34/36 ore), fanno salti mortali per garantire un tempo scuola più vicino alle richieste delle famiglie.
Perché il nodo sta qui. Non è che le scuole si inventano motu proprio orari a 36 o 40 ore: sono le famiglie a chiederli. Quelle famose famiglie di cui la riforma si fa paladina esaltando il diritto di scegliere e che, proprio a motivo di tale accentuazione, dovrebbero essere rispettate non solo quando scelgono il tempo minimo ma anche quando scelgono il tempo massimo.
A meno che non si pensi che le famiglie che scelgono 36 o 40 ore non sono libere, non sono consapevoli, ecc. ecc. ecc.
Ma siccome tutto ciò non è dicibile, non ha cittadinanza nella scheda predisposta dall’ufficio IV del capo dipartimento del MIUR, il monitoraggio servirà a diminuire l'organico nelle scuole dove si fanno solo le 27 ore (e la cosa non mi sembra poi del tutto illogica) senza tuttavia aumentare l'organico per le scuole che invece hanno visto assegnato un organico che copre ad esempio solo 36 ore ma che invece riescono a garantirne 40 utilizzando flessibilità, fondo di istituto, esperti esterni finanziati dagli enti locali che coprono parzialmente qualche area disciplinare (ad esempio educazione motoria) e ogni altra possibile flessibilità che la genialità di insegnanti e dirigenti riesce a inventare.
E questo mi sembra non solo illogico ma una vera e propria beffa.

3. L’offerta formativa: da irrilevabile ad irrilevante?

In sostanza, invece che una redistribuzione delle risorse, la scheda lascia presagire il solo taglio delle stesse dove queste sono scarsamente utilizzate (e in linea generale, ripeto, non si può che essere d'accordo) senza che le risorse tagliate da un lato siano redistribuite su quanti si dannano a tenere un livello alto di offerta oraria per rispondere ad una precisa domanda delle famiglie.
Tale offerta è infatti irrilevabile perché non può essere inserita nella scheda di "rilevazione".
Ma se una scheda di rilevazione non rileva…. che scheda è? Una scheda che "nasconde" la realtà poiché, non permettendole di esprimersi, ne rende impossibile il riconoscimento.
Così si corre il rischio (per usare un eufemismo…) che una realtà irrilevabile diventi anche irrilevante.

4. Dalla mancata rilevazione alla rivelazione?

Come a dire che è irrilevante l’impegno che le scuole primarie stanno profondendo per rispondere alla domanda delle famiglie che si è espressa per un tempo ben più lungo delle 27 o 30 ore ma che non per questo hanno ricevuto un organico sufficiente ad assicurarlo.
La mancata rilevazione si può così tradurre in una rivelazione, nello svelamento di quelli che paiono essere i veri interessi e le vere preoccupazioni del MIUR:
Ed una rivelazione, anche, sul senso della tecnica e sul suo uso. Ovvero la scoperta (che è s-velamento, ovvero toglimento del velo che nasconde) che anche una (a prima vista) innocua scheda di rilevazione può riservare grandi sorprese. Più di quante, direbbe Amleto, ne possano immaginare le nostre filosofie.

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