Direzione didattica di Pavone Canavese

24.08.2005

Portfolio: per documentare  bene, bisogna insegnare bene
di Laura Gregorio, insegnante di scuola dell'infanzia a Vigevano


Ma noi insegnanti siamo o ci sentiamo in grado di costruire correttamente un portfolio delle competenze? Siamo sufficientemente competenti?

Credo sia una domanda che molti docenti si siano posti, soprattutto nel corso dell’ultimo anno scolastico. Dopo l’iniziale smarrimento per questo "oscuro oggetto" comparso negli articoli di legge della riforma scolastica, chi più chi meno ha cercato di capire ed approfondire di cosa esattamente si tratta, a cosa esattamente serve e soprattutto come compilarlo. Ebbene, credo che a tutt’oggi molti docenti e non solo del mio ordine di scuola (infanzia) non abbiano ancora ben chiara la situazione e ci sia ancora una certa confusione generale… Non penso sia solo una realtà che vivo nel mio territorio (rilevata parlandone fra colleghe di scuole di ordine diverso o durante i corsi di aggiornamento) anche perché conosco insegnanti in varie parti d’Italia con cui mi confronto via web. Le domande o le conclusioni tratte sono molteplici:

"Ma tu che ne pensi? Sarà giusto? Avrò capito correttamente quanto ho letto o mi è stato spiegato? Avrò riportato le giuste osservazioni? E se le osservazioni, rilevazioni che faccio sono lesive della privacy?"
e ancora "Io farò in questo modo e senza troppi problemi. Seguirò uno dei tanti modelli presenti sul mercato editoriale".

Alla fine si possono riscontrare due atteggiamenti: quello dei docenti che si confrontano, approfondiscono, elaborano un progetto e quello più ... "pratico", dei docenti che prendono un modello pronto di portfolio e…assolvono ai loro doveri adeguandosi alla riforma, magari nemmeno condivisa più di tanto.

 Personalmente mi sono posta questa domanda: "Cosa mi serve per essere in grado di costruire un valido portfolio per i miei alunni?".

Ho rilevato che mi occorre:

Credo che la conoscenza della materia sia il punto forse meno difficile fra i quattro. Ogni insegnante è in grado, se vuole, di comprendere cosa è un porfolio, a cosa serve e perché lo si fa. Questo sia individualmente, leggendo libri, riviste, articoli nei siti web scolastici, sia attraverso corsi di formazione. La difficoltà maggiore è il come strutturarlo e utilizzarlo: quali strategie, quali criteri, quali materiali davvero indicativi, quali dati personali, quali e quante osservazioni e valutazioni. Non è poi così semplice trovare la giusta soluzione perché occorre veramente capire che tipo di scuola voglio per i miei alunni, che tipo di lavoro voglio svolgere e come, dove voglio portarli, cosa voglio far conoscere di loro. Non è così scontato avere chiari questi concetti: voglio insegnare ai miei bambini ad imparare ad apprendere ma anche ad essere capaci di riflettere su ciò che hanno fatto; voglio insegnare loro ad "essere" oltre che "fare"; voglio che imparino a convivere, relazionare oltre che "essere". Credo sia importante imparare ad avere una visione più olistica e meno a comparti, schematizzata, per riuscire a comprendere e documentare l’iter che ogni alunno percorre per raggiungere un certo tipo di competenze; i processi attraverso cui le competenze stesse sono realizzate, il modo personale in cui ogni alunno vive il proprio percorso (cosa sa, cosa ha imparato, come lo ha imparato e cosa ne pensa).

Tutto questo si riallaccia al secondo punto: essere un insegnante competente nel proprio lavoro per essere di conseguenza competente nel costruire uno strumento di documentazione e valutazione.
A mio avviso la competenza non è da intendersi solo a livello didattico ma anche a livello comunicativo relazionale con gli alunni, i colleghi, le famiglie. E’ importante un metodo di insegnamento/apprendimento interessante, motivante, partecipativo, collaborativo ma è soprattutto indispensabile saper stabilire il giusto feeling con ogni alunno, saper trovare i canali d’accesso idonei per "vedere" oltre ciò che appare. Questo atteggiamento, fondamentale con gli alunni, è utile anche nei colloqui con le famiglie. Una capacità comunicativo-relazionale efficace che porti ad una collaborazione e fiducia reciproca, fra insegnanti e genitori, pone indubbiamente le basi per un effettivo e valido contributo da parte delle famiglie, parte integrante nella costruzione del portfolio, le cui valutazioni a volte hanno poco a che fare con i ritmi di sviluppo dei bambini e non sempre le loro scelte hanno motivazioni pedagogiche (ad esempio nella scelta degli anticipi).

Essere competente infine significa anche, a mio avviso, sapersi mettere in discussione, essere disponibili a conoscere, capire, interrogarsi, rivedere il proprio percorso didattico e le strategie utilizzate; avere la consapevolezza, la volontà e, perché no, anche l’umiltà di cambiare per migliorare nel tempo.

 Relativamente agli ultimi due punti, ritengo che il tempo e l’opportunità di collaborare con altri pari siano variabili fondamentale nelle giornate di ogni persona. Spesso il tempo non è mai sufficiente: quanto me ne occorre per osservare efficacemente e non superficialmente i miei alunni? Spesso da sola non riesco a fare come vorrei: come faccio in una realtà di 28 bambini frequentanti e spesso con una compresenza minima ad osservare correttamente e registrare le mie osservazioni? Certo con questo non voglio affermare che non si può fare… Si fa ugualmente, trovando le vie efficaci che però vanno opportunamente discusse e condivise con le colleghe (e non sempre, ovviamente, tutti sono interessati…)
E ancora, ritengo che occorra anche essere "capaci" di osservare gli alunni, scoprire i loro stili cognitivi, per non trarre conclusioni affrettate, per non dare facili giudizi ma esprimere valide valutazioni; per saper capire e condividere le motivazioni di un alunno quando sceglie un documento da inserire nel portfolio oppure aiutarlo a scegliere senza commentare sarcasticamente le sue produzioni (succede… purtroppo…).
Avrei trovato più giusto da parte dei "grandi pensatori" di questa riforma una maggior presa di coscienza delle realtà così varie e non sempre facile della nostra scuola e avrei trovato più corretto che, oltre a spiegarci l’utilità del portfolio e a sbandierarne l’innovazione, avessero anche studiato, prima, tutte le possibili strategie per dare a tutti gli insegnanti le stesse opportunità di compiere la vera innovazione nella scuola (non solo con il portfolio ovviamente).

Infine una riflessione sul tempo per condividere e discutere con le colleghe…sempre poco, troppo poco se si vuole stare all’interno delle ore stabilite contrattualmente (orario di servizio, programmazione, intersezioni, collegio docenti) eppure così necessarie ed efficaci se davvero insieme si vuole pensare a cosa si è fatto e a come lo si è fatto.

Tutto sommato credo che la scuola dell’infanzia, per quanto riguarda il portfolio sia stata colta meno impreparata rispetto ad altri ordini di scuola, perché già da anni esistono strumenti di passaggio delle informazioni al successivo ordine di scuola: raccolta di documenti, produzioni degli stessi bambini e osservazioni compiute in una pluralità di situazioni (la vita in sezione, la relazione tra bambino e adulti, l’attività didattica nel piccolo e grande gruppo, le esperienze personali del fuori scuola).
Ritengo invece importante che le scelte per la compilazione del portfolio, siano condivise non solo dagli insegnanti interni ma anche con i docenti dell’ordine di scuola successivo, se possibile (e si raccolgano informazioni anche dall’asilo nido se frequentato). Credo sia importante per determinare una certa omogeneità di lettura fra le varie scuole. Sarebbe inoltre utile stabilire che tipo di raccolta dati sia più idonea, nel rispetto della privacy (vedi pronuncia del Garante) e tenendo presente l’utilità e la flessibilità di tale strumento (è vero che devo tutelare l’individuo ma è anche vero che devo offrire un’immagine la più reale possibile del bambino e del suo percorso, con tutte le dinamiche affettivo-relazionali che in genere vanno a toccare la sfera personale e familiare); stabilire se è più utile compilare il portfolio in modo progressivo o analitico, quanto materiale inserire (chi ha poi il tempo di visionare e leggere attentamente il tutto?); discutere sui criteri di lettura e valutazione dei dati trasmessi in modo che ogni insegnante, che interagirà con il bambino presentato attraverso il portaolio, sia veramente in grado di interpretare esattamente quello che il bambino, l’insegnante e i genitori hanno trasmesso con questo strumento.

In conclusione, ritengo che ogni team docente che si è impegnato a pensare in modo chiaro e concreto a come elaborare un portfolio, indipendentemente dal suo uso futuro, ha quantomeno compiuto una riflessione costruttiva sulle scelte metodologiche, sul valore delle azioni svolte, per costruire la vera innovazione fatta di volontà, competenza e buon senso.

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