Direzione didattica di Pavone Canavese

14.10.2005

Portfolio, destra e sinistra
di Stefano Stefanel, dirigente scolastico dell'IC di Pagnacco (UD)


Il Portfolio è nato sicuramente "a sinistra", non come una consapevole forma di intervento politico nella scuola, ma come l’evoluzione della pedagogia progressista, che vedeva nella semplice valutazione degli alunni una sorta di discriminazione sminuente. Le sollecitazioni europee hanno trovato nella Scuola dell’Infanzia il loro punto di partenza italiano e l’idea che un Portfolio potesse accompagnare l’alunno nel suo percorso scolastico era vista come una possibilità in più per la "scuola democratica". Su tutto questo, come un ciclone, si è abbattuta la Riforma Moratti: il punto che è stato vissuto molto male dalle scuole è stata la sua reale continuità con la Riforma Berlinguer, in cui all’autonomia è stata abbinata la personalizzazione dei percorsi. Non si è perdonato alla Moratti il suo non stare al suo posto: la scuola è di sinistra e dunque non può essere riformata da destra (questa l’idea di base).

Il DPR 275/99 (che per la sinistra scolastica italiana "vale" più di qualsiasi altra legge, anche se in realtà "vale uguale" alle altre leggi) ha introdotto alcune parole d’ordine e quando queste sono state declinate dal centrodestra della Moratti è successo il pandemonio (gli obiettivi specifici di apprendimento sono stati "nominati" dall’art. 8 del DPR 275/99). Il fatto che il centrosinistra non abbia avuto l’ardire di definire gli osa, mentre il centrodestra sì, ha fatto ritenere alla scuola di essere stata "violentata". L’invocazione del mondo della scuola di veder indicati i famigerati Livelli essenziali delle prestazioni è diventa un ruggito quando il Ministro Moratti ha avuto l’ardire di indicarne alcuni (tutor, portfolio, osa, monte ore, ecc.). Inoltre la scuola è diventata una fucina di giuristi in grado di decidere sulla costituzionalità delle leggi e sugli eccessi di delega dei decreti legislativi. La recente sentenza della Corte Costituzionale (279 del 15 luglio 1005) non può piacere alla scuola "di sinistra", anche perché chiarisce che non compete alle scuole dire cosa è costituzionale e cosa no e soprattutto non può competere alle scuole decidere se applicare o meno una legge, visto che le scuole sono sottomesse alle leggi, anche se sono scritte male. Quando gli organi giudiziari diranno che c’è eccesso di delega o incostituzionalità si terrà conto di quella pronuncia, fino a quel momento si applicheranno, nei limiti delle proprie capacità, le leggi, così come sono scritte.

Davanti a dibattiti come quello sul Portfolio il mio disagio di dirigente dello Stato (orgoglioso di esserlo, anche perché il diventare dirigente fa parte di una mia decisione non della decisione di altri) si accompagna al mio disagio di essere uomo di sinistra (sono stato anche Sindaco "di sinistra" e iscritto ai Ds, ecc.) perché ciò che della sinistra mi fa paura è questa sua sicumera nel decidere la "giusta" interpretazione dei concetti, delle pedagogie, della società. Questa superiorità intellettuale sbandierata è quella che ci può far perdere di nuovo. L’idea che non mi piace è che il Portfolio sia solo quello che "democraticamente" decidono gli insegnanti di sinistra, che la "personalizzazione" sia di destra e dunque non vada discussa, che l’idea di opzionare parti delle attività didattiche sia classista. La pronuncia del Garante della privacy sul Portfolio è molto interessante, anche perché dice il contrario di quello che si dice in giro: invita, infatti, le scuole a non "ficcare il naso" negli affari degli altri. Perché allora non dire che è stata sempre un’idea "della sinistra" che bisognasse conoscere tutto dell’alunno che si ha davanti per poterlo aiutare (anche se magari lui non vuole essere aiutato e la sua famiglia non vuole essere conosciuta) ? Forse noi a sinistra dobbiamo imparare l’umiltà e la capacità di confrontarsi: la brutta pedagogia di Bertagna e della Moratti si combatte studiandola nei dettagli e capendo il buono che c’è dentro, non semplicemente sventolando volantini sindacali che invitano a respingere tutto. Il consenso nella scuola non si ottiene solo dicendo di no a qualsiasi cosa. Portfolio incluso. E questa non è una buona cosa, anche perché diminuisce la credibilità di un mondo che è già diventato troppo poco credibile.

Penso con disperazione a quando se ne andrà il Portfolio "di destra" e arriverà quello "di sinistra", facendo dimenticare per sempre che la qualità della nostra scuola non è alta e che quella della nostra capacità di valutare i ragazzi è molto bassa. Il Portfolio dovrebbe aiutarci a migliorare la nostra comprensione degli alunni per valutarli e orientarli meglio, non per smarcare la "pedagogia democratica" dei buoni dalla "pedagogia selettiva" dei cattivi.

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