Direzione didattica di Pavone Canavese

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29.12.2002


Se fossi ... (ma è solo un gioco)
di Grazia Perrone

Se fossi …, se fossi …: lo ricordate? Era un gioco, uno scherzo che si faceva da bambini per vedere chi le sparava più grosse. E – scherzando – si esorcizzava e si rappresentava la realtà. Spesso incomprensibile e nemica.
Sono adulta ormai ma … complice il clima "festaiolo" voglio giocare anch’io!

Se fossi …, se fossi … il ministro della Pubblica Istruzione (oggi si dice MIUR ma … a me, tradizionalista impenitente, piace l’antica dizione!) o, in subordine, un personaggio importante dell’entourage ministeriale, farei una specie di scherzo. Formulerei una missiva rivolta a tutti gli "operatori scolastici" (oggi si chiamano così) e a tutti i soggetti politici nella quale ricorderei che i programmi scolastici sono il risultato finale di un lungo e trasparente dibattito pubblico, di valutazioni d’esperienze concrete, di scelte razionali discusse da esperti di pedagogia, di psicologia, di didattica. Da esperti di tutte le discipline scientifiche, insomma, le cui valutazioni sono condivise – se non proprio da tutti – perlomeno dalla maggioranza delle "risorse umane" (oggi i docenti si chiamano così) che – quei programmi – sono chiamati ad attuare.

Schematizzando molto, dunque, è possibile affermare che i programmi sono ciò che oggi, alla luce delle discipline educative e della ricerca scientifica, si ritiene necessario per una scuola moderna adatta alla complessità della nostra società.

Non è un caso, infatti, che i programmi – una volta divulgati – sono una legge dello Stato, voluta dal Parlamento ovvero, dal popolo italiano: hanno, cioè, il valore cogente di tutte le altre leggi.

Non dovrebbero, dunque, essere espressione di una sola parte sociale, culturale e politica ma costituire la sintesi del pensiero didattico comune e condiviso. Ovvero, di una larga convergenza parlamentare e sociale.

Ma …

Sento già echeggiare le obiezioni: questa sarebbe una forma di "consociativismo" da prima Repubblica che gli elettori hanno già bocciato, un inaccettabile "vulnus" alle prerogative parlamentari, un cedimento a – indebite e non gradite – pressioni sociali e/o sindacali ecc. E poi … non si può imporre nulla ad una maggioranza parlamentare forte e coesa come quella attuale che ha l’appoggio di larghi settori del mondo cattolico ed imprenditoriale. Che si propone l’ambizioso obiettivo del "superamento del monopolio statale" sull’istruzione. Una maggioranza che si appresta a (ri)scrivere – a maggioranza e sulla scia del governo precedente – il Titolo V della Costituzione introducendo il principio – a parer mio "scellerato" – del potere legislativo regionale "esclusivo" sulla scuola. Che ha fatto approvare – in commissione Cultura alla Camera – un documento che invita il Governo di turno a controllare "l’oggettività e la scientificità" dei libri di Storia. Chi mai – nel Governo - dovrà farlo? Verrebbe da chiedersi. E come? E poi … perché solo la Storia? Perché non verificare, anche, l’obiettività e la scientificità dei testi di Matematica, di Scienze, di Antologia, di Lettere …

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D’accordo, d’accordo … mi fermo qui. Lungi da me l’idea di far cambiare idea (perdonate il bisticcio) all’On. Garagnani & Soci. Ma io scherzavo, giocavo, l’ho detto subito. Stavo facendo il gioco del "Se fossi …"
Di chi le spara più grosse insomma !
Più grosse di quelle formulate dall’attuale maggioranza parlamentare – per rimanere solo nell’ambito scolastico - nell’anno appena trascorso proprio non si può. E questa volta sono seria. Non scherzo!

Felice Anno Nuovo

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