Direzione didattica di Pavone Canavese

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30.04.2005

Che fine han fatto i (soldi dei) tutor B?
di Rodolfo Marchisio

 

Fra le 3 i della pubblicità Moratti figurava, ai primi posti, l’Informatica, presentata come una dimensione interdisciplinare, anche se poi introdotta nelle (contestate e rimaste in sospeso: a proposito che fine ha fatto la Commissione della R.Levi Montalcini?) Indicazioni nazionali sui programmi della scuola elementare e media come una mezza materia: nella medie affidata al docente di tecnologia.

La lettura delle Linee essenziali rivela confusione mentale e culturale e schizofrenia: da un lato l’uso delle TIC come elemento culturale trasversale; dall’altra la indicazione di contenuti ed obbiettivi tecnocentrici e degni della peggior Falcucci (per cui la informatica era una branca della matematica) o di una educazione tecnica superiore specialistica.

D’altra parte anche i corsi For Tic sulla piattaforma Punto EDU dell’Indire risentivano di questo strabismo: affermazione di slogan alti e teoricamente condivisibili e programmi appiattiti sulla dimensione tecnica delle TIC, sul modello della Patente informatica.

Mentre negli altri paesi si sta sviluppando da tempo la Patente pedagogica del computer

Dalla teoria (confusa) alla prassi.

Alcune domande:

1- Come mai a questa propaganda martellante sono seguiti solo convegni a livello nazionale (compresi quelli del TED di Genova) e non erogazione di risorse alle scuole?

Sono 2 anni che non arrivano soldi alle scuole legati all’uso delle TIC e non se ne intravvedono all’orizzonte. Considerando che un PC ha una vita media di 3 o 4 anni e che i laboratori usati un po’ da tutti si deteriorano prima, fra 2 anni piangeremo sulle macerie delle velleità della Moratti.

2- Questi corsi costati milioni di euro, che hanno formato 160.000 docenti e 20.000 tutor B che cosa hanno lasciato nelle scuole? Quanti dei docenti formati nei corsi A hanno attivato nuovi o più innovativi laboratori che prevedano l’uso delle TIC nella loro materia?

Che fine hanno fatto i tutor B, figura finanziata con una "una tantum" di 1290 euro per scuola e poi a carico delle scuole e dei loro già sofferenti Fondi di Istituto? In quante scuole sono attivi? Cosa stanno facendo per promuovere l’uso delle TIC? In quante scuole i Dirigenti si sono rifiutati di riconoscere il loro ruolo per non doverli pagare?

 3- Dov'è il malloppo?

In alcune regioni (partendo dal Piemonte) l’"una tantum" di 1290 euro non era stata erogata lo scorso anno perché i tutor B non erano ancora formati. Quest’anno che sono tutti formati e patentati è stata sollecitata la erogazione alle scuole almeno dei fondi previsti, ma (ad aprile) non si hanno ancora notizie serie su dove siano finiti. Le risposte per le "vie brevi" sono confuse e degne di un paese sottosviluppato.
Provate a immaginare che una regione ospiti 700 scuole ed a moltiplicare questa cifra per 1290! Dove sono tutti questi soldi?
Senza contare che spesso si è data la interpretazione più restrittiva nella casistica delle erogazioni: quindi le scuole che hanno, per dimensione, 2 tutor B prendono 1 solo forfait, mentre quelle in cui il tutor B si è trasferito NON prendono nulla: dove finiscono i soldi avanzati?

4- Insieme si sono formati i tutor C e C 2, i tecnici di scuola e di zona. Senza prevedere un compenso per questa figura. Cosa stanno facendo? Chi ha i soldi per pagarli? Essendo esperti di più scuole chi li deve pagare?

 Morale?

Senza compenso le figure non si attivano e i DS non le riconoscono. Senza risorse il cammino delle TIC nella scuola sarà breve. Senza ulteriore formazione a livello locale i progetti sono destinati a fermarsi. La formazione online (ignorata in molte scuole) non è certo sufficiente: per il tipo di intervento e perchè centralizzata. Molti sostengono la superiorità di un vero sistema di formazione misto e decentrato. Da un governo che rischia di cadere sulla devolution ci si poteva aspettare un po' più di attenzione alla dimensione locale: con l'avvertenza che la dimensione locale è quella delle scuole o reti di scuole autonome, non quella delle varie Dir. Regionali.

 Come detto si è ripartiti con le iniziative Indire – MIUR su Informatica, Riforma e Inglese, sempre sulla stessa piattaforma (contestata e online). Purtroppo ci sono scuole che, per bisogno o per ambizione, assecondano questo progetto centralistico. Nella mia regione almeno una scuola, per far bella figura e per far guadagnare qualche soldo a 2 tutor, dovendo arrivare a 40 iscrizioni per attivare un corso, ha iscritto, anche a loro insaputa e in qualche caso contro la loro manifesta volontà, tutti i coordinatori di classe al corso online sulla Riforma e comunicato i loro dati all’Indire.

Violando almeno 2 leggi fondamentali: quella sulla libertà personale e quella sulla privacy.

 I regimi culturali e le Riforme mancate si basano anche sugli zelanti e sugli ambiziosi.

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