Direzione didattica di Pavone Canavese

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25.08.2002


E dai documenti del Ministero sparisce la parola uguaglianza ....
di Aluisi Tosolini

 

Dal 9 agosto sul sito del Ministero dell’Istruzione, in evidenza, sono stati pubblicati i materiali riferiti alla sperimentazione della riforma scolastica di cui tanto si parla in questi giorni. Oltre alla bozza del decreto sono state pubblicate le Indicazioni nazionali per le scuole dell’infanzia e per la scuola Primaria (ex Elementari) e le corrispettive Raccomandazioni per l’attuazione.

Si tratta di documenti corposi, ampi, densi, spesso molto particolareggiati. Non è intenzione di questa breve nota entrare nella discussione sulla sperimentazione della riforma e sui documenti relativi.

Questa nota ha infatti l’umile scopo di segnalare, visto che siamo in "bozza" , quello che al sottoscritto pare essere una grave svista. O che almeno io spero sia solo un svista.

Il documento dedicato alle Indicazioni per la scuola Primaria (dove sono esplicitati "i livelli essenziali di prestazione a cui tutte le scuole primarie del Sistema Nazionale di Istruzione sono tenute per garantire il diritto personale, sociale e civile all’istruzione e alla formazione di qualità") si apre con una attenta disanima sul perché la scuola ex elementare si definisca Primaria. Le ragioni elencate sono 5, tutte molto significative: culturale, gnoseologica ed epistemologica, sociale, etica, psicologica. Per ognuna di esse il testo fornisce una breve descrizione. E’ così possibile ritrovare (a fondamento delle motivazioni sociali ed etiche) il riferimento alla Costituzione, ed in particolare agli articoli 3 e 4 che da sempre costituiscono il punto di partenza di ogni ridefinizione della scuola nell’ Italia repubblicana.

Leggendo una prima volta il testo licenziato il 24 luglio dal Ministero dell’Istruzione non mi ero tuttavia accorto di un particolare di non poco conto.

Riporto integralmente il passo:

"La terza [ragione, ndr] è sociale. Essa assicura obbligatoriamente a tutti i fanciulli le condizioni culturali, relazionali, didattiche e organizzative idonee a "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale" che limitando di fatto la libertà e la giustizia dei cittadini, "impediscono il pieno sviluppo della persona umana" indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche e dalle condizioni personali e sociali (art. 3 della Costituzione). Senza quest’opera di decondizionamento che la scuola primaria è chiamata a svolgere sarebbero largamente pregiudicati i traguardi della giustizia e dell’integrazione sociale".

Leggo e rileggo, qualcosa non torna. Leggo e rileggo ancora. Mi pare che manchi qualche cosa, che qualche cosa non torni. Credevo di sapere a memoria il Terzo articolo della Costituzione ma non mi ci ritrovo leggendo il testo ministeriale. Manca qualcosa…Forse se ne è già accorto anche chi mi sta leggendo.

Si, manca la parola uguaglianza.

Il testo integrale dell’art.3 della Costituzione (in rete è reperibile sul sito del Quirinale) è infatti il seguente:

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Rileggete il testo sottolineato: al posto di eguaglianza è stata inserita la parola giustizia.

Ho subito pensato ad una banale svista (seppure grave), magari determinata dalla ripetizione della parola giustizia con cui si chiude il testo ministeriale citato. Poi però, leggendo e rileggendo, scopro che non si può, oggettivamente, dire che il testo ministeriale citi erroneamente l’art. 3 della Costituzione: infatti il passo incriminato (che limitando di fatto la libertà e la giustizia dei cittadini) non è messo fra virgolette ma è, diciamo così, redazionale. Le virgolette della citazione che delimitano il testo dell’art. 3 della Costituzione si chiudono infatti dopo sociale per aprirsi prima di impediscono. Eppure, se si va a rileggere il testo ministeriale, non ci sarebbe in realtà motivo di aprire e chiudere le virgolette…. Se non per il fatto che al posto di uguaglianza si è inserita la parola giustizia, anche se la frase perde un po’ di senso e suona decisamente male.

Qui mi fermo. Non è mio compito andare a scovare i reconditi (o anche solo banali) motivi di quello che è decisamente un caso eclatante di lapsus calami (anche se digitale..). Oggi non mi sento Freud e lascio ad altri questa simpatica incombenza.

Ho solo una supplica da fare, sia al Ministro che al CNPI che obbligatoriamente deve dare un parere sul documento: vi prego, torniamo all’uguaglianza. Oppure si dica in modo più esplicito, e non con un gioco di virgolette, che di uguaglianza non si deve più parlare.

Ma di certo si tratterà di un errore di digitazione. Arzigogolato ma pur sempre di digitazione. In fondo lo spero.

Un caro saluto ed un ringraziamento a chi raccoglierà questa supplica.

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