Direzione didattica di Pavone Canavese

La valutazione dopo la legge 169


30.11.2008 

Per una valutazione degli apprendimenti

Un appello di docenti e formatori nel campo dell'educazione linguistica

 

 

I recenti provvedimenti sulla valutazione degli apprendimenti destano forti preoccupazioni.
La sensazione è che, ancora una volta, in tema di progettazione e valutazione educativa, si parta dalla coda anziché dalla testa dei problemi. Discutere di giudizi e di voti, o peggio di come effettuare il passaggio dal giudizio al voto, è un falso problema e scelte di questo tipo, tutte sbilanciate sulla valutazione sommativa, distolgono dal considerare la questione della valutazione nella sua complessità e portano a dare un’attenzione smisurata al solo esito conclusivo, ignorando invece tutto quello che di ben più significativo e importante sta sotto e prima, ovvero quanto avviene mentre gli alunni imparano, che richiede la lettura attiva dei processi da parte dell’insegnante.

Riteniamo infatti che, anziché adottare soluzioni inadeguate, che potrebbero favorire il ritorno a pratiche didattiche e valutative anacronistiche e controproducenti, sarebbe utile avviare una elaborazione seria e competente su tutte le modalità di valutazione, sia continua che finale. Nel contempo riteniamo decisivo che nelle scuole si continuino a esercitare e a consolidare le pratiche di valutazione qualitativa e descrittiva, che avvengono contestualmente ai processi di insegnamento/ apprendimento e si basano sull’osservazione sistematica e sulla documentazione.

In tal senso, anche sulla base delle esperienze didattiche e delle ricerche più accreditate, riteniamo indispensabile in questo frangente ribadire la necessità di difendere e rinforzare una valutazione descrittiva, attenta ai ritmi di crescita e alla complessità dei processi di apprendimento, non invasiva, rispettosa delle diversità e delle differenze, progressivamente coerente con il livello di sviluppo raggiunto.

 

La valutazione a cui pensiamo …

  • si propone e consente di valutare gli apprendimenti, intesi come acquisizione e applicazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti e quindi come sviluppo di competenze personali, anziché di valutare le persone, sulle quali formulare giudizi o alle quali attribuire voti;

  • è inevitabilmente relativa, dinamica, diacronica; tiene conto dei livelli di partenza, delle situazioni contestuali;

  • è autentica, si basa sull’osservazione continua e sulla raccolta di indicatori molteplici, che forniscono informazioni sul progressivo sviluppo di competenze degli allievi, coinvolti in apprendimenti significativi e impegnati in prestazioni e azioni riconoscibili e coerenti con la vita reale;

  • porta a sintesi l’osservazione e la rilevazione dei processi e la verifica e la misurazione anche quantitativa di singole prestazioni o compiti, che va comunque accompagnata da elementi descrittivi che la legittimino e spieghino;

  • è formativa, ha funzione di feed-back, favorisce il dialogo e la valutazione fra pari, stimola e guida le riflessioni e le autovalutazioni da parte dell’allievo sui propri processi di apprendimento favorendo il controllo delle procedure, la riflessione metacognitiva, l’intenzionalità responsabile;

  • è coerente con una didattica laboratoriale, costruttivista, cooperativa, che impegna e stimola il protagonismo attivo dei discenti, all’interno di un ambiente funzionale all’apprendimento;

  • concentra l’attenzione e l’investimento educativo sull’evoluzione dell’apprendimento e non solo sul risultato ed è coerente con un’idea e una pratica di scuola in cui è più importante imparare che dimostrare di aver imparato;

  • si affida a criteri trasparenti e condivisi, che favoriscono un orientamento alla progressiva padronanza delle competenze personali piuttosto che alle sole prestazioni messe a confronto con quelle degli altri in senso strettamente individualistico e spesso competitivo;
    richiede un profondo rinnovamento delle pratiche valutative, tale da sostenere sia il rilevamento e la documentazione che la restituzione dei dati raccolti;

  • produce e promuove atteggiamenti di ricerca-azione e di sperimentazione sui processi di insegnamento/apprendimento e quindi in buona misura coincide con la riflessione e la crescita professionale dei docenti;

  • dà luogo a descrizioni esaurienti degli esiti dei processi di apprendimento, nelle quali gli allievi e le famiglie possano individuare quanto e che cosa è stato effettivamente valutato, che cosa e come ciascun allievo può impegnarsi a migliorare;

  • è compatibile con le procedure di valutazione e certificazione delle competenze in uso in contesti diversi, inevitabilmente qualitative e descrittive, anche quando vengono corredate da indicazioni di livello (per esempio nel Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue: Apprendimento, Insegnamento, Valutazione);

  • si esprime anche in formulazioni sintetiche, trasparenti e comparabili - ma non per questo necessariamente numeriche - degli esiti raggiunti e delle competenze acquisite alla fine dei lunghi cicli di istruzione, che devono avere una dimensione più generale, sistemica, una elevata comunicabilità e validità sociale, non solo nazionale;

  • è coerente con le raccomandazioni e gli indicatori valutativi elaborati nell’ambito dell’Unione Europea, che costituiscono un riferimento condiviso per il sistema di istruzione italiano e che da tempo dovrebbero orientare anche la scuola superiore verso modalità descrittive di valutazione e certificazione delle competenze;

  • è potenzialmente inclusiva ed emancipatoria poiché coinvolge e accompagna il soggetto nei processi di apprendimento, responsabilizzandolo, aumentandone le capacità di riflessione critica su di sé, il senso di autostima e quindi l’autonomia individuale.

Per tutti questi motivi riteniamo che una valutazione descrittiva sia da preferirsi alla sola misurazione di conoscenze o di prestazioni e alla sanzione quantitativa che ne consegue (indipendentemente dalle modalità con cui viene espressa) e invitiamo le scuole a non recedere da modalità di valutazione finalizzata all’apprendimento, anzi a intensificarne la sperimentazione e l’uso, dichiarando fin d’ora la piena disponibilità a sostenerne l’operato e la riflessione professionale.

Sarà a tal fine di estrema importanza favorire la raccolta e lo scambio fra scuole e singoli insegnanti di documentazione, materiali, strumenti operativi a sostegno di una valutazione funzionale a una scuola inclusiva, riflessiva e solidale.

Si ribadisce per altro che la normativa recentemente approvata interviene esclusivamente sulla valutazione «periodica e finale», né potrebbe altrimenti: le scelte relative alla valutazione in itinere sono e restano prerogativa e responsabilità dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e della libertà e responsabilità professionale dei docenti.


D’altro canto è tuttora vigente un ricco apparato normativo che orienta a una valutazione rispettosa dei criteri qui esposti, di cui sollecitiamo il rispetto e che non può essere cancellato da illusorie e pericolose semplificazioni riduttive.

 

26 Novembre 2008

 

Primi firmatari dell'appello:  Mario Ambel, Daniela Bertocchi, Umberto Capra, Valter Deon, Martin Dodman, Annarosa Guerriero, Cristina Lavinio, Edoardo Lugarini, Luciano Mariani, Graziella Pozzo, Franca Quartapelle


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