Ernesto Paolozzi su la Repubblica di Napoli del 6 ottobre u.s., in un articolo molto critico nei confronti dello smisurato uso dei testi nelle scuole - e non solo di quelle del nostro Paese - scrive tra l’altro: “Misurare e valutare non è lo stesso. Si misura l’altezza ma non la statura. Valutare implica esprimere un giudizio. E nessun giudizio può mai essere oggettivo, scevro da responsabilità. Se non altro perché i criteri stessi sono frutto di una scelta, dunque di un atto più o meno discrezionale”.

Sono cose che vado dicendo da decenni! E non solo io,ovviamente!

Il fatto è che nella pratica scolastica i due concetti - e le operazioni che ne conseguono - sono sovrapposti.
Per cui il voto decimale serve sia per misurare una singola prestazione che per valutare più prove e lo stesso alunno, ai fini di promuoverlo o bocciarlo!
E non c’è nulla di più scorretto: cioè, utilizzare i medesimi criteri per due operazioni che sono a...ssolutamente diverse.

La prima consiste nella misurazione oggettiva della prestazione (se si vuole, la “conta degli errori”), la seconda in un apprezzamento in cui si utilizzano criteri che vanno oltre l’esito nudo e crudo della prestazione.
Pertanto, se si vuole esprimere una “valutazione oggettiva”, bisogna ricorrere a prove altrettanto oggettive. E una prova è oggettiva quando l’esito della sua esecuzione è uno soltanto: se acquisto 10 mele al prezzo di un euro ciascuna, l’esito è indiscutibilmente 10 euro. Altra cosa è ragionare se il prezzo è alto o basso, se le mele sono acerbe o mature, se si preferisce la renetta o l’annurca.
La prova test è una prova oggettiva e non può mai essere assunta come determinante ai fini di una valutazione complessiva che richiede anche altre prove, non strutturate, e l’adozione di una serie di criteri che vanno ben oltre quelli “matematici” assunti per misurare un test.
Che un alunno sia capace di fare l’elenco di tutte le battaglie di Napoleone è un conto; che sappia entrare nel merito della vicenda napoleonica è un’altra cosa! Nel primo caso una prova oggettiva è necessaria e sufficiente; nel secondo assolutamente no: occorre adottare determinati criteri ed esplicitarli anche.

Per questo insieme di ragioni le prove oggettive, Invalsi o meno che siano, non possono mai essere assunte come esaustive per rilevare apprendimenti complessi.