Direzione didattica di Pavone Canavese

Scuola maestra di vita

 

23.12.01

Ateo (né di destra né di sinistra)
per amore della scuola

In questi giorni abbiamo letto interventi sulla riforma della scuola (pochi per la verità) che hanno un taglio preciso: rappresentare la riforma scolastica dal punto di vista della politica.
I buoni da una parte , i cattivi dall’altra: la sinistra e la destra...la destra e la sinistra....
E allora don Milani è stato sicuramente di sinistra e se la pedagogia (di destra) o la politica di destra se ne appropria come si è tentato di fare con il documento Bertagna  è sicuramente con un secondo fine , reazionario e conservatore.

Povero don Milani! Eppure quando era in vita non era molto amato né dalla destra né dalla sinistra, era un prete scomodo, perché in fondo egli agiva e parlava né per la destra né per la sinistra, ma per amore della scuola che voleva strumento di libertà e di promozione umana.

E’ solo una sensazione la mia e non ho la pretesa di possedere la verità ma mi pare che continuando in questo modo non avremo mai una riforma seria della scuola.

Ragionare di scuola in termini di dura contesa politica oppure ,ad esempio, aggrappandoci alla illusione di una Italia più ulivista dell’ulivo… finisce per dividere ancor più la “cultura” e per" radicalizzare" le posizioni.
In tal modo il risultato sarà l'approvazione di un'altra riforma di parte e per ciò stesso destinata a fallire.
Ho sempre considerato al contrario la scuola luogo di cultura e  l’insegnante uomo di cultura perché depositari di una delle fondamentali libertà : la libertà di insegnamento.
Ed è  nostro compito difendere la libertà di insegnamento non in nome della destra o in nome della sinistra ma in nome della “scuola”.  E nel difendere la libertà dell’arte ,il valore supremo che si difende non è l’arte ma quello della stessa libertà.
Il compito degli uomini di cultura , diceva N. Bobbio, non è quello di raccoglier certezze – di certezze, rivestite della fastosità del mito o edificate con la pietra dura del dogma – sono piene le cronache della pseudocultura, degli improvvisatori, dei dilettanti, dei propagandisti interessati. “Cultura significa misura, ponderatezza, circospezione”- E allora di fronte alla esigenza di una riforma della scuola l’uomo di cultura non assume la propria posizione in termini di alternativa , di aut aut , di opzione radicale. O di qua o di là. Egli al contrario semina il dubbio perché si possa prendere una decisione in termini di verità scientifiche e non di propaganda di parte.

L’antitesi tende ad allargare sempre più la frattura e può condurre alla distruzione reciproca.
L’integrazione delle idee invece esige il colloquio.

E’ dunque un invito al colloquio quello che mi sento di proporre, al ragionamento pacato per cercare insieme quella sintesi, quel salto logico necessario per superare la complessità del problema.
E allora vediamo di seminare un dubbio.
Un aspetto su cui si sono appuntate critiche feroci è quello secondo cui la riforma produrrà nei fatti un percorso di serie A per gli alunni più bravi e un percorso di serie B per quelli invece che io definisco “i perdenti”. Vi sono alunni che al termine della terza media esprimono il desiderio e la convinzione di voler andare a lavorare. E' possibile pensare per loro al canale della formazione attraverso il quale adempiere anche all'obbligo scolastico? E' questo un discorso da selezione nascosta o può essere un discorso di scuola orientativa?Pensare a un doppio percorso è dimostrare di essere di destra?
E tuttavia come poter aiutare i perdenti?
Cerchiamo allora di occuparci di loro, non certo perché farlo è di sinistra o perché così fa anche una borghesia compassionevole, ma perché semplicemente vogliamo costruire una scuola più forte per gli alunni più deboli.
Chi sono i perdenti? Sono coloro che non riescono a vincere; non riescono a vincere i propri limiti ,  le difficoltà oggettive della loro condizione sociale, economica, il disagio esistenziale di giovani  abbandonati a se stessi, che godono di un’autonomia precoce e non guadagnata. Sono i ragazzi difficili  dei quali potersi liberare, che fanno impazzire gli insegnanti. E’ vero che spesso essi reagiscono in modo aggressivo a qualsiasi sollecitazione , sono disinteressati alla vita della scuola, impediscono di lavorare all’insegnante volenteroso. Assumono atteggiamenti di aperta sfida all’istituzione; sembrano apparentemente appagati della loro condizione e si sentono già grandi e capaci di fare da soli, eppure sono dei perdenti. Come considerare altrimenti alunni che pur vivendo anni nella scuola non hanno raggiunto neppure una minima competenza?

La scuola, questa scuola, ha sicuramente fallito.

E’ la questione della dispersione scolastica. Di solito viene messo in evidenza un aspetto per qualificare concettualmente tale termine  ed è quello relativo all’organizzazione scolastica. E’ un’organizzazione di qualità quella che riesce a non disperdere il proprio lavoro ed è efficace in ordine ai risultati ottenuti. Di fronte all’alunno perdente, tuttavia, la dispersione sta non semplicemente   nel fatto che nonostante gli sforzi compiuti dalla scuola e dall’insegnante, non vi è stato alcun apprendimento, ma consiste nel fatto che si sono disperse, bruciate le potenzialità di quell’alunno: quella persona ha perso un’occasione unica nella sua vita, ha sprecato una parte preziosa della sua vita.
La scuola spesso non riesce ad impedire che ciò accada. Non si tratta certo di assicurare la promozione anche a chi non la merita. Si tratta invece di costruire un tipo di scuola che sappia offrire percorsi diversi a persone diseguali, in modo da garantire loro una promozione reale, un progresso sicuro verso la costruzione di una nuova persona.
Orientare è forse una forma di selezione nascosta?
Si tratta di costruire una scuola dell'orientamento. Un tipo di scuola la cui garanzia democratica è l’autonomia. Non potrà esserci riforma se non attraverso il rafforzamento dell’autonomia. E la riforma non può che ancorarsi ad un preciso progetto pedagogico . E’ ipocrisia pensare possibile una scuola della sola istruzione – sapere e saper fare. Di fronte alla società attuale la scuola ha assunto giorno per giorno gravi responsabilità anche di sussidiarità rispetto alla famiglia che spesso è assente. In particolare quella di educare come si diceva un tempo “l’uomo e il cittadino” di rafforzare cioè  il saper essere di ogni persona che gli è affidata.

Sono questi ragionamenti di destra o di sinistra ?
Mi viene in mente la risposta che diede Bloch ad un tale che lo voleva mettere alla prova al termine di una conferenza su un argomento , l’esistenza di dio, sul quale egli era stato sempre un po’ ambiguo “Lei dunque prof. Bloch è un ateo? “”Si, ateo, ma per amore di Dio”. Voleva egli dire che diceva di no a quelle rappresentazioni di Dio  come essere zeusico o faraonico che non solo umiliano la coscienza ma rappresentano un vero disastro teologico.
Parafrasando Bloch e fatti i distinguo del caso : voglio essere ateo(nè di destra né di sinistra) per amore della scuola .

Girio Marabini

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