Direzione didattica di Pavone Canavese

Scuola maestra di vita

 

05.07.01

A proposito di globalizzazione ed educazione

 

In questi giorni è agli onori della cronaca il tema della "globalizzazione". Il tema è stato affrontato inizialmente, in riferimento all'appuntamento dei G8 di Genova, soprattutto come problema d'ordine pubblico.
Ultimamente l'interesse della politica appare più marcato: dichiarazioni, mozioni, adesioni....
C'è chi, la maggioranza, cerca di limitare i danni di una possibile rappresentazione manichea del tipo da una parte il bene rappresentato dai contestatori (c'è chi si è spinto a parlare di un nuovo '68) dall'altra il male rappresentato da chi dovrà praticamente gestire l'incontro...
C'è chi, qualche partito politico, si affretta a scendere in campo condividendo le ragioni dei contestatori.

E' questa la politica? la politica con la P maiuscola? Non lo credo. Il fatto principale non dovrebbe essere quello di impedire ad ogni costo lo svolgimento del G8, ma è quello di portare all'attenzione dei governi la necessità del primato della politica sul mercato per elevare e "valorizzare" il processo della globalizzazione.
Una protesta fine a se stessa e magari violenta non aiuta alla causa.

In questo come duole constatare il silenzio del mondo della cultura ed in particolare di quanti si occupano di educazione.
E' quello della globalizzazione un tema che invece investe in pieno l'educazione ed il suo ruolo nella società attuale.
V'è innanzitutto da considerare l'aspetto etico posto dalla globalizzazione, problema etico che ha risvolti anche nella formazione dei giovani.

Il processo di globalizzazione se non governato può essere considerato infatti alla stregua di un peccato sociale.

Ci spiegava Italo Mancini in Filosofia della Religione che il peccato non è solo un fatto personale ma ha anche un carattere sociale, "perchè ogni anima che si eleva eleva il mondo ma è anche vero che ogni persona che si degrada degrada il mondo".
In questo ambito peccato sociale è la guerra, peccato sociale è il genocidio, peccato sociale è l'oppressione dei popoli deboli da parte dei popoli forti, peccato sociale è la manipolazione della collettività attraverso il cattivo uso dell'informatica...peccato sociale è il fatto che i beni e le ricchezze sono risorse di una parte del mondo mentre il resto vive in condizioni di miseria ed in almeno 24 paesi del mondo bambini in età scolare sono addestrati per la guerra...

Habermas ritiene possibile e necessario un governo sovra nazionale e Varela sottolinea la necessità di una etica universale.
Postman ha denunciato poi la scomparsa dell'infanzia, cioè del soggetto dell'educazione, come la conseguenza più drammatica dell'esplosione tecnologica che annulla ogni differenza tra adulto e bambini.

Lo sviluppo tecnologico inoltre sembrerebbe poter liberare l'uomo e soddisfare così la sua tensione al benessere ed invece esso corrisponde alla perdita di posti di lavoro a forme di alienazione sempre più evidenti.
In questo contesto occorre dunque recuperare una idea pedagogica che sappia gestire la complessità e liberare le energie creative ed emancipative.
E' indispensabile costruire una sorta di bio-pedagogia, una pedagogia che sia rispettosa della natura e della natura umana, che evidenzi ciò che c'è di buono in ogni cultura che nasce, si evolve e muore e che punti a sviluppare l'intelligenza creativa delle persone.

Necessita puntare sull'infanzia come risorsa della specie rivestendo essa un ruolo importante non solo nella costruzione dell'uomo ma nella stessa strategia della specie... Quale deve essere dunque in questo contesto?
"Dare senso e significato alla realtà, costruirla è ciò che rende vitale il compito del pedagogista e dell'educatore, che esprime un atteggiamento attivo, propositivo e non sottomesso, dipendente nei confronti della realtà. La pedagogia va alla ricerca di capire cosa incida nella storia personale di ognuno di noi; perché siamo così come siamo, quali segni e tracce vengano lasciate dalle diverse esperienze che veniamo elaborando. L'ambiente famigliare, il clima culturale di appartenenza, I LUOGHI E I TEMPI, "LE DIMORE" DELLA NOSTRA ESISTENZA,, le persone che incontriamo, le suggestioni, le simpatie, i timori e le paure, le ostilità e gli antagonismi tutto questo si compone continuamente in una dinamica complessa in cui ognuno di noi - e chi assume compiti educativi e di insegnamento con una maggiore intenzionalità - cerca di essere presente con la propria capacità di intendere e di volere" (L.S.Beccegato,in Annali della Pubblica Istruzione, anno XLI,1995, Le Monnier, Roma "La Qualità in Pedagogia" , pag. 280).

Viene così sottolineato il ruolo attivo della persona che la pedagogia e l'educazione devono sostenere in questa fase del cammino umano…

Si comprende dunque che non ci è dato il silenzio, ma che pure non ci è dato di impedire "incontri"; ci è dato al contrario di alzare alto il tono ed il valore del dibattito; ci è dato di favorire occasioni di incontro tra i governi e i cittadini perchè siano affrontati temi di vitale importanza per l'umanità. Ognuno può fare la sua parte nel rispetto delle istituzioni che liberamente gli uomini si sono dati...

Girio Marabini

torna indietro