Direzione didattica di Pavone Canavese

Scuola maestra di vita

 

02.03.00

C'erano una volta i nuovi saperi
(di Girio Marabini)

Ricordate? Erano stati chiamati al capezzale della scuola , malata, febbricitante, tanti e tali "medici" , i saggi, che avevano propinato ovvero proposto, una cura miracolosa: pagine e pagine di riflessioni , di studi … Si osservò, qualcuno dice malevolmente, che in fin dei conti quei "saggi" venivano da ambiti ed esperienze troppo diversi per poter produrre un documento veramente innovativo e fondante per la scuola. Molti di noi, gente forse di poco conto ma militante , gente cioè che vive la scuola di ogni giorno, che ne vive le contraddizioni e le amarezza ma anche , senza falsa modestia, i successi che abbiamo osato contestare fummo dai nostri stessi colleghi, insegnanti e capi d’istituto, miseramente tacciati di conservatorismo…

Poi qualcuno pensò di scrivere a futura memoria una sintesi di tali documenti e furono pubblicati i "saperi essenziali" per la scuola di base. Dovemmo affrontare convegni, seminari , conferenze di servizio per imparare alla svelta i contorni e l’essenza dei nuovi saperi…

Osservammo ancora una volta che forse tutto quello che ci veniva presentato non era poi così nuovo e che comunque i tempi erano prematuri perché l’orizzonte delle riforme non era poi così chiaro (riforma dei cicli…)

Oggi scopriamo finalmente che avevamo ragione a dubitare , scopriamo che quei saperi sono ormai vecchi più vecchi degli stessi antichi programmi che invece con il regolamento, che il Ministro si appresta ad emanare, vedranno un nuovo rinascimento.

Infatti "a decorrere dal 1° settembre 2000 gli ordinamenti di studio e relative sperimentazioni funzionanti nell’anno scolastico 1999/2000, si per quanto riguarda i piani di studio che l’orario di funzionamento delle scuole, costituiscono, in prima applicazione i curricoli delle istituzioni scolastiche dotate dell’autonomia appartenenti ad ogni ordine e grado, i vi comprese le scuole per l’infanzia, ai sensi dell’art.8 del DPR n. 275 dell’8 marzo 1999 …". Così recita l’art.1 dello schema di regolamento sottoposto al parere del CNPI e della VII commissione della Camera dei Deputati.

Ancora una sottolineatura.

Hanno vissuto tempi difficili coloro che si ostinavano a pensare che "autonomia" può significare sia fare che non fare nel senso che una scuola poteva anche decidere di proseguire sul cammino dei curricoli, dei tempi, delle organizzazioni didattiche esistenti senza alcuna sperimentazione della flessibilità , della riduzione della durata dell’ unità oraria ecc..

Hanno vissuto tempi difficili coloro che si ostinavano a credere che non si dovevano rincorrere le sperimentazioni ma che per sperimentare seriamente occorreva un supplemento d’anima con una seria riflessione pedagogica, didattica ed epistemologica, mantenendo quanto di buono c’è nei curricoli attuali.

Ora ritengo possiamo essere soddisfatti, recita infatti l’art.2:" nell’ambito dei curricoli definiti all’art.1 ciascuna istituzione scolastica, nella prima fase di attuazione, può contribuire a definire gli obiettivi specifici di apprendimento riorganizzando i propri percorsi didattici secondo modalità fondate su obiettivi formativi e competenze, valorizzando l’introduzione di nuove metodologie didattiche; anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie didattiche"

Non più dunque l’opera di alcuni "saggi" calata dall’alto, ma la scuola militante che riprende giustamente il cammino per definire attraverso esperienze concrete, facendo, i contenuti per la nuova scuola.

E’ il riconoscimento che aspettavamo.

"In tal modo, nell’esercizio del potere di ridefinizione degli obiettivi e dei curricoli il Ministro compie il primo fondamentale passo di riconoscere in via definitiva i progressi e le nuove acquisizioni che nel corso degli anni hanno consentito alla scuola italiana di restare al passo con i tempi, dando seppure in via transitoria una configurazione ordinamentale propedeutica ad una successiva auspicabile definizione dei curricoli scolastici (…)

In particolare al fine di introdurre l’articolazione curricolare, prevista nell’art.8 in una quota nazionale ed in una locale , si prevede di sviluppare un’ ipotesi già adottata con la sperimentazione dell’autonomia , assumendo come quota obbligatoria nazionale l’85% dell’attuale monte ore annuale di ciascuna disciplina del curricolo e lasciando alle istituzioni scolastiche la possibilità di gestire il restante 15% del monte orario in piena autonomia.

Le scuole potranno utilizzare tale quota per confermare l’attuale assetto curricolare o per realizzare compensazioni tra discipline e attività previste dagli attuali programmi o per introdurre nuove discipline utilizzando le risorse professionali disponibili anche in attuazione dell’organico funzionale d’Istituto (dal Documento di presentazione del Regolamento)

Riportiamo per dovere di cronaca infine un passo del parere espresse dalla settima commissione della Camera.

(Viene espresso ) …parere favorevole con le seguenti osservazioni dirette a sottolineare l’opportunità di :

  1. far sì che gli interventi del Ministero siano coerentemente volti alla promozione dellamaturazione delle responsabilità specifiche delle istituzioni scolastiche
  2. proseguire il monitoraggio di tutte le sperimentazioni…
  3. ribadire nel rispetto dell’art.4, comma 2, lettera b) del regolamento sull’autonomia, che nel curricolo non vi è alcuna riduzione del tempo scuola obbligatorio, ma solo una una ripartizione tra quota nazionale e locale del curricolo obbligatorio.(…)

E ora al lavoro con nuova tenacia, per tornare ad essere protagonisti della innovazione