Direzione didattica di Pavone Canavese

teatro/scuola: uno spazio di dialogo tra teatro e scuola

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(06.02.99)

GIOCHIAMO AL TEATRO:
ALTRE IDEE PER FARE FINTA
CON TUTTO CIO’ CHE CI CIRCONDA

Riprendiamo i nostri interventi di Teatroscuola scusandoci per la lunga pausa dettata non tanto da un eccessivo prolungarsi delle vacanze, quanto dall’aumentare degli impegni di lavoro.

Nel nostro penultimo intervento (si veda il primo contributo dedicato a ‘Giochiamo al teatro’), oltre a proporre due regole indispensabili da seguire (fare finta ed essere precisi), avevamo descritto il ‘gioco della penna’: uno dei tanti modi possibili per cominciare a rileggere teatralmente le cose che ci circondano, giocando a trasformare prima una penna e poi qualunque altro oggetto presente in classe.

In quel caso la finalità era chiara: mettere in moto la propria creatività attraverso una proposta che, stimolando all’uso della finzione, incoraggiasse i ragazzi ad agire sulla realtà reinventandola attraverso un meccanismo di tipo teatrale.

E’ evidente come tale finalità giochi un ruolo importante nella scelta di portare il teatro all’interno della scuola, non solo perché è alla radice della stessa esperienza teatrale, ma anche perché, stimolando le potenzialità espressive di ognuno, richiede uno sforzo nell’elaborare un processo di comunicazione decodificabile dai compagni e, quindi, contribuisce ad affinare nel ragazzo abilità di tipo linguistico come, ad esempio, l’organizzazione del pensiero in modo da trarre un’idea sufficientemente chiara di ciò che si vuole comunicare e la capacità di scegliere un modo altrettanto chiaro per rendere comprensibile agli altri il messaggio.

Occorre dunque considerare questo aspetto come un elemento fondamentale nella creazione e nella conduzione di un percorso teatrale in classe e, dunque, stimolare sempre di più i ragazzi a guardare, se così si può dire, la realtà ‘con gli occhi del teatro’.

Ecco allora un elemento in più per giocare a trasformare ciò che ci circonda.

IL GIOCO DEL COMPAGNO OGGETTO

Nello spiegare il gioco partite da una semplice constatazione: se è vero che per fare il teatro bisogna fare finta, allora chi sa fare il teatro saprà fare finta con qualunque cosa (perdonate i bisticci di parole). Dunque non resta che provare.

Se avete sperimentato il gioco della penna e le sue varianti dovreste aver trovato diverse possibilità, per trasformare oggetti di vario tipo.

Proponete allora una nuova possibilità: la realtà che ci circonda non è costituita soltanto da oggetti ma anche da persone, e allora si può provare a giocare a trasformare i compagni come se fossero loro stessi degli oggetti (dovrà essere ‘assolutamente’ vietato imitare animali di qualunque specie).

Il gioco non è così difficile: dividete in coppie i bambini della vostra classe, poi dite ad ogni coppia di organizzarsi in modo che un bambino diventi un oggetto, mentre l’altro farà l’azione necessaria a rendere comprensibile l’oggetto scelto. Dopodiché ogni coppia mostrerà ai compagni la propria invenzione.

Molti sono gli oggetti che possono essere ‘interpretati’. Ad esempio si può prendere a spalle un ‘compagno-zaino’ oppure muovergli su e giù il braccio trasformandolo in una fontana, si può fingere di parlare con la mano del compagno all’orecchio come se fosse diventato un telefono oppure prenderlo sotto le ascelle per trascinarlo avanti e indietro come un aspirapolvere.

Provate ad inventare più cose possibili con i bambini o lasciateli liberi di inventare da soli: l’importante è che si cerchi di realizzare, un po’ per volta, oggetti sempre diversi e ‘strani’ superando cose più semplici ed immediate, come ad esempio un albero o uno specchio: si potranno mai realizzare un semaforo o un accendino, una pattumiera o una doccia, un panino o un rossetto, oppure chissà cos’altro?

Dal punto di vista teatrale, ed anche del divertimento e del coinvolgimento, le potenzialità di questo gioco sono davvero notevoli, perciò svilupperemo l’argomento nel prossimo intervento. Intanto, se volete, cominciate a sperimentare il gioco secondo le regole descritte.

 

CON GLI OCCHI DEL TEATRO

Dire di osservare la realtà ‘con occhi del teatro’, al di là del gioco di parole, significa promuovere un atteggiamento nel guardare il mondo attorno a noi, nel fare le cose di ogni giorno o nel leggere gli accadimenti quotidiani, che vada alla ricerca delle potenzialità teatrali nascoste in tutto ci che ci circonda.

Gli oggetti, i gesti, le parole, i comportamenti, le situazioni possono diventare parte di questo gioco, per essere rivisti e ripensati alla luce di un atteggiamento creativo che si fonda sulla teatralità, proprio perché parte dall’idea di trasformare e di ‘fare finta che...’.

Non c’è nulla di nuovo in questo: i primi anni di vita del bambino ed il suo particolare modo di giocare per conoscere il mondo, ce ne danno un esempio chiarissimo.

In fondo è soltanto una sensibilità da rimettere in moto - o da non perdere - che spinge ad andare al di là delle cose per leggere le ‘storie’ nascoste che ci possono raccontare, e quelle ‘storie’ possono essere tante e sempre diverse, a patto di saperle riconoscere.

Ho incontrato ragazzi che hanno visto la linea dell’orizzonte in un manico di scopa appoggiato per terra o uno stormo di uccelli nella serie di luci al neon avvitate al soffitto oppure che hanno raccontato la storia dell’improbabile suicidio di un mozzicone di matita in equilibrio sul bordo di un banco: il senso del discorso è tutto qui.

E non si creda che la riuscita a questo gioco sia ad esclusivo appannaggio di quanti possiedano, per età o per cause misteriose, la necessaria creatività infantile, sulla quale peraltro si dovrebbe certamente riflettere. Penso, piuttosto, che ci sia almeno un altro elemento in grado di contare molto e cioè la capacità, e la disponibilità, a mettere in atto, almeno di tanto in tanto, un sano atteggiamento ludico alla vita che, tra le altre cose, contribuirebbe certamente a dare un non trascurabile aiuto allo sviluppo della propria sensibilità teatrale.