Direzione didattica di Pavone Canavese |
(21.12 2002)
Digitare il digitale:
indigeribile! -
di Marco
Guastavigna
Non credevo ai miei occhi e alle mie orecchie ieri, quando ho assistito di persona alla seguente lezione erogata a cura di un ente di formazione professionale presso la scuola dove sono titolare: dettatura frontale (sic!) di "dispense" da parte di un giovanissimo "docente", seduto al PC cattedra, sulle definizioni di concetti astratti quali RAM, input, software, dispositivo, elaborazione e così via, a un gruppo di studenti del secondo anno di corso, affinché le scrivessero con Word!
Motivazione, più volte ripetuta: "Vi fa bene, così imparate a usare la tastiera!".
Insomma: addestramento puro, senza alcuna attenzione pedagogica. Per di più erogato con un'organizzazione che ha costi davvero rilevanti: da una parte infatti c'è il finanziamento dell'iniziativa in sé, dall'altra il fatto che, per consentirne lo svolgimento in orario scolastico, i ragazzi rinunciano a insegnamenti curriculari. L'etichetta di questa operazione è "percorso integrato" per l'acquisizione di competenze informatiche, o qualcosa di simile e di altrettanto pomposo.
L'idea di fondo comune a questo e ad altri corsi che hanno lo stesso modello è infatti la seguente: la scuola dello stato utilizza risorse dell'area della formazione professionale per consentire agli allievi percorsi formativi qualitativamente e quantitativamente più ricchi di quelli previsti dai semplici curricoli del corso di studi.
Non posso certo generalizzare l'opinione a tutti i corsi di questo tipo, ma credo proprio che ciò che ho descritto sia assolutamente inutile e probabilmente anche dannoso. L'esperienza in sé non è molto importante e meriterebbe anzi non di avere risonanza, ma di essere avvolta dal silenzio, se non si trattasse della punta di un iceberg, che testimonia con particolare e allarmante evidenza l'urgenza di definire statuti convincenti e condivisi a proposito dell'acquisizione di competenze tecnologiche a scuola, in assenza dei quali chiunque può spacciarsi per esperto e introdurre nei percorsi formativi contenuti e metodologie quanto meno discutibili, sui quali non si è in grado di effettuare non dico una verifica, ma neppure una "negoziazione" fondata su elementi certi.
Restano da riferire le ammirevoli strategie di difesa applicate da alcuni allievi: evidentemente ben più consapevoli del "tecnod(il)ettante" della facilità con cui un oggetto digitale è replicabile, navigavano tranquillamente su Internet (in modo ovviamente del tutto personale e finalizzato al puro divertimento) lasciando a pochi compagni il compito di produrre i files-dispensa dei quali a suo tempo si sarebbero fatti la propria brava copia, con grande compiacimento dell'ignaro "docente".