Direzione didattica di Pavone Canavese |
(25.01.2006)
Andiamo a mietere il grano... - di
Marco
Guastavigna
Stanotte sono diventato prozio. Ho appena visto le prime immagini della figlia di mia nipote, scattate con la digitale dal padre praticamente in sala parto, a Roma. Me le ha portate l'altra figlia di mia sorella, sul suo lettore MP3, dove c'era anche la sua tesi di dottorato di ricerca, che deve discutere domani e che abbiamo "stampato" in pdf e messo su un cd, a cui abbiamo inciso la copertina con un masterizzatore con tecnologia Lightscribe. Mentre trafficavo ho ricevuto una telefonata con Skype, ed ho potuto usare il mio telefono USB nuovo di zecca per chiacchierare del mio prossimo secondo viaggio in Argentina a proposito di Software Libre. Ora scrivo ascoltando la mia radio USB e sfruttando le foto che a mia volta ho scattato con la mia macchina fotografica. Appena lo avrò finito, spedirò questo articolo sul sito di Pavone via FTP, utilizzando la connessione flat wireless che ho da circa tre anni, a cui si connettono sia il mio Ibook G4 sia il mio pc. Insomma, andrò a letto avendo utilizzato una buona quantità delle tecnologie di comunicazione di cui è dotata la mia famiglia, che attende con ansia di ricevere (anche) per posta il fascicolo sull'innovazione tecnologica "voluto da Lucio Stanca".
Anche ieri era stata una giornata significativa dal punto di vista delle TIC. Stavolta, però, a scuola.
Avevo infatti messo le mani, come per altro agognavo non appena letta la notizia sul mio account su istruzione.it, sul cofanetto digitale del MIUR, oggetto che credo sia destinato a creare rapidamente un mito:
"Autoformazione informatica: cofanetto del MIUR
L'iniziativa si inserisce nel quadro dei programmi della Direzione Generale per i Sistemi informativi, tesi a promuovere e supportare l'uso delle tecnologie informatiche a sostegno dei processi di rinnovamento della scuola. Per venire incontro a gran parte delle esigenze, il materiale didattico fornito è in due versioni: una dedicata agli ambienti proprietari ed un'altra rivolta a quelli open source. Il cofanetto costituisce un propedeutico ausilio per le attività di formazione sull'uso delle TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) nella didattica, che la stessa Direzione si accinge a varare. Tutto, a prosecuzione del piano di formazione FOR TIC, in attuazione del progetto sulle "Attività di formazione inerenti le competenze informatiche e tecnologiche del personale docente della scuola", approvato con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2001 - Fondi licenze UMTS -. Il materiale trasmesso è da intendersi a disposizione della scuola, che è autorizzata a duplicarlo, per garantirne la massima diffusione a tutto il personale interessato. Si precisa che il cofanetto in consegna in questi giorni a tutte le istituzioni scolastiche italiane, risulta spedito da INFOLEGES c/o CASPUR via dei Tizii 6b - 00185 Roma, per conto del MIUR." (dalla Newsletter ProfessioneDocente n. 62, gennaio 2005)"
Consiglio tutti i lettori di affrettarsi a chiedere presso le loro segreterie se il "pacco" sia già arrivato, perché è un prodotto davvero interessante, che rappresenta con grande chiarezza quanto siano infimi non solo il profilo professionale a cui fa riferimento il ministero, in piena continuitą "bipartisan" con l'impostazione iniziale di ForTic, ma anche i riferimenti tecnologici concepiti come standard.
La prospettiva è assolutamente addestrativa, una sorta di bignamino della patente europea per il computer, la solita ECDL. Non importa a che servano queste tecnologie, l'importante è sapere come funzionano!
Apprendiamo così informazioni davvero stupefacenti: la stampante, per esempio, "consente all'utente di ottenere una copia cartacea dei dati elaborati dal computer" - e chi l'avrebbe mai detto? Conoscere le "stampanti ad aghi, in (sic!) cui i caratteri e la grafica sono generati da un insieme di punti prodotti dal contatto tra la carta ed un nastro inchiostrato, mediante la pressione di piccoli aghi metallici contenuti in una testina mobile" è poi assolutamente imprescindibile. Le citazioni sono prese dalla pag. 17 del fascicolo sull'Opensource e... da pagina 17 di quello sul software proprietario, nel capitolo "Periferiche di output" - quanto tempo era che non sentivo più questa espressione! Come farà mia sorella, nonna da quasi 24 ore mentre scrivo, che ha ricevuto da poco dalle figlie una stampante in cui inserisce la scheda di memoria della sua macchina digitale (regalo dei 50 anni) per stampare su carta le foto che le piacciono di più, a sopravvivere nella società della conoscenza senza averne la minima nozione?
Per non dire delle pagine 20 (sempre gemelle), in cui si afferma che "i floppy disk o dischetti sono il supporto di memorizzazione più diffuso [corsivo mio] per trasferire dati da un computer ad un altro, hanno il vantaggio di essere economici e facili da trasportare". Né il mio pc né il mio Mac hanno più il lettore di dischetti... Dalla mia scrivania i "floppy disk" (anche qui, quanta nostalgia lessicale!) sono spariti. Eppure mi rapporto e collaboro benissimo con tutti i miei contatti tecno-comunicativi: uso Internet, metto file da scaricare qua e là, ho una penna USB attaccata al portachiavi. Perfino la mia Preside, che fino a qualche tempo fa usava la formula un documento-un dischetto, in modo da tenere il tutto ben ben ordinato, ha ormai due pen-drive ed apprezza il valore delle cartelle gerarchiche.
L'immagine che precede, presa dalla copertina di uno dei cd, è un altro inimitabile intreccio di contraddizioni tecno-logiche:
- Mac OS? la X dove è finita? possibile che si riferiscano ad un sistema operativo "inattuale"?
- cosa? il corso non è pienamente compatibile con il browser di riferimento di Mac, quello fornito con il sistema operativo?
- come? per fare un corso di Autoapprendimento (cosa vorrà dire? esiste l'eteroapprendimento?) su come si usa Internet devo scaricare (da dove? come?) e installare (che cosa vuol dire?) un browser (cos'è?).
- finestra?
- icona?
- manca ovviamente un'istruzione fondamentale, ovvero che devo cliccare su Apri; il file da avviare, inoltre, come tutti possono controllare, NON si chiama Home.html.
Potremmo già chiudere qui, ma non posso esimermi dal segnalare altre chicche davvero gustose.
Il corso Open Mais illustra OpenOffice: peccato sia la versione 1.1.3 e che da qualche tempo si scarichi invece la versione 2.0.1!
La videata che segue illustra poi il messaggio che riceve chi cerca di avviare il corso in Flash con Windows XP SP2:
Chi ha realizzato il prodotto merita comunque i complimenti perché qua e là riesce a suscitare davvero il buon umore. Le informazioni qui di seguito riportate sembrerebbero infatti un quasi malizioso invito a misurarsi con l'hackeraggio cattivo, se non fossero con ogni evidenza il frutto di incuria da parte dell'autore del passaggio e della redazione rispetto al flusso espositivo - da uno qualsiasi dei miei studenti pretenderei il passaggio dall'attivo della frase topica al passivo della descrizione dei singoli rischi ("è possibile che i numeri della carta di credito siano intercettati ecc.").
Quanto sarà costato tutto ciò ai contribuenti, considerato che sul web esiste già il corrispettivo corso per studenti limitato al software proprietario?
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