Direzione didattica di Pavone Canavese |
(02.10.2010)
iProf: un sistema di istruzione a basso costo ammantato di modernità -
di
Marco
Guastavigna
Sono un insegnante innovato e innovatore, un perfetto docente del III Millennio.
Il mio primo indirizzo di posta elettronica ha quasi 15 anni.
Da 12 scrivo su Pavone.
Ho un mio sito personale da almeno un paio di lustri. Ho il mio profilo su Facebook.
Sto scrivendo con il mio iMac, collegato a Internet in modo wi-fi; di fianco ho sulla scrivania un portatile dual-boot (Windows Vista e Ubuntu); nella borsa di scuola un netbook con Seven.
Sul mio dispositivo che integra scanner, fax e stampante è appoggiato l'iPad che mi sono affrettato a comperare il primo giorno di distribuzione - per la verità senza fare alcuna coda.
Da quasi tre anni leggo ebook sul mio Iliad, ma ultimamente mi sono procurato anche Kindle, così ho la connessione a Internet gratuita dovunque, anche in montagna, dove fino ad ora avevo usato solo il mio iPod, approfittando della connessione wireless aperta a tutti, disponibile perà soltanto nella piazza del paese a 4 k. da quello dove vado io.
So usare con una certa disivoltura una lavagna interattiva multimediale ed ho perfino qualche idea su come impiegarla nella didattica quotidiana.
Ho caricato 53 video su Youtube, ma ne ho piazzati anche su Google video e su Archive.org.
Ho realizzato decine e decine di pubblicazioni cartacee e elettroniche sull'uso formativo degli strumenti digitali. Rilascio un sacco di opere sotto Creative Commons License.
Ho scritto voci di Wikipedia, dove sono citato per i miei lavori sulle rappresentazioni della conoscenza, e Knol di Google.
Ho formato centinaia di persone, anche fuori d'Italia e perfino in un altro continente. Ho prodotto materiali di tutti i tipi, per la didattica con gli allievi e per la formazione dei colleghi.
Ho valutato software didattico e progetti eTwinning. Mi sono perfino occupato di tutela dei bambini e degli adolescenti in rete.
Ed ora mi trovo a lavorare in una scuola oggetto di tagli indiscriminati alle risorse e quindi ai diritti e agli apprendimenti, implementata mediante procedure illegittime, in cui addirittura cominciano a mancare banchi e sedie decenti per tutti gli studenti.
Una scuola in cui è l'Amministrazione ad arrogarsi il ruolo di diffondere cultura didattica unica, dalla progettazione per competenze ai piani di diffusione dei dogmi pedagogici del momento, celebrati in convegni che sempre annunciano intenzioni e mai verificano risultati e veicolati attraverso l'elargizione di strumentazioni destinate a verniciare di modernità apparente una realtà sempre più surreale: nella mia scuola, per esempio, abbiamo più di 1000 studenti e proprio grazie a questo riceveremo due (sì 2, una ogni 500 e rotti studenti) LIM. A fronte di questa demagogica elemosina tecnologica, il vincolo (discendente da non si sa quale principio giuridico e contrattuale) di iscrivere alcuni insegnanti alla formazione e di inserire nel POF le relative attività.
L'ultima amenità, arrivata nella mia mail proprio stasera, è un convegno nazionale, autoconvocatosi per uniformarsi alla retorica delle classi 2.0 (quelle che hanno privilegi tecnologici e comunicativi che sono preclusi alle classi 1.0 - la stragrande maggioranza - e che non saranno mai estensibili alla totalità degli studenti italiani), in cui a pontificare sull'uso virtuoso e imprescindibile dei libri elettronici è chiamato addirittura un dirigente della Presidenza del Consiglio - e non importa chi rivesta o abbia rivestito o rivestirà questo ruolo.
Intorno a tutto questo un ceto parassitario, fatto di soggetti pubblici e privati, che ha fatto -con la complicità dei media di qualsiasi tendenza ed opinione- del marketing concettuale e della capacità di presidiare snodi informativi e centri di sottopotere culturale un'abilità raffinatissima, della quale la maggioranza dei colleghi -compresi i più agguerriti su altre questioni e tematiche - non si rende per altro conto, continuando ad associare alle tecnologie un'idea di progresso e di democrazia che francamente non trova più da tempo alcun riscontro credibile nelle pratiche effettive e nelle loro implicazioni per la vita della scuola.
Non è difficile infatti individuare - se lo si vuole- la strategia sottesa ai vari provvedimenti di innovazione, che vede la sua luce nel 1995, con il progetto Multilab, prima azione istituzionale sulle tecnologie di ampio respiro:
- creare competizione tra le scuole e al loro interno, richiedendo di realizzare progetti in concorrenza tra di loro per l'impiego delle risorse che verranno erogate, sempre e per definizione in misura insufficiente per interessare tutti gli studenti;
- premiare i concorrenti con lo pseudo-merito dell'aver vinto la gara;
- organizzare compulsivamente riti di autocelebrazione sotto forma di seminari, convegni e pubblicazioni propagandistiche, dalle quali sono rigorosamente banditi senso critico e pensiero divergente;
- disinteressarsi degli effettivi risultati di apprendimento e delle autentiche modifiche dei profili professionali del personale, obiettivi per i quali si preferisce avviare roboanti percorsi di formazione, nei quali ciò che conta sono non i contenuti ma i mezzi (chi non ricorda la retorica della FAD, del blended, delle comunità di pratica, dei leaning objects e così via?);
- mettere in campo sempre diverse opportunità di sperimentalismo fine a se stesso, introducendo ogni volta come specchietto per le allodole una "novità" (di nuovo i learning objects, poi la LIM, ora gli e-book), in modo da reinnescare il circolo vizioso, ricoinvolgendo anche gli speranzosi perdenti della tornata precedente ed evitando a tutti le procedure di verifica che sarebbero richieste da un protocollo di sperimentazione su base scientifica.
Corollario e complice di questa manipolazione demagogica la patetica affezione per le Buone Pratiche e la salvifica autoreferenzialità dell'identità professionale in cui si rifugia da tempo parte del mondo della scuola "militante", allo scopo di evitare un serio bilancio autocritico sulle proprie scelte di politica scolastica e di contiguità con i ministeri presunti "amici".
Il tutto mentre la Comunità europea sposta di fatto in avanti di due lustri il raggiungimento dei propri obiettivi di formazione, di fronte ai magri risultati di Lisbona 2000.
Pisa, 26 ottobre 2009, Seminario di Proteo sul futuro della scuola superiore
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