Direzione didattica di Pavone Canavese

 

29.11.1999

vai all'indice della rubrica

 

Stregati dal "virtuale"
di Nicky Secchi
 

 

L’altra mattina, mentre, sola in casa, mi stavo preparando per la scuola, sono stata raggiunta da un flebile guaito, proveniente dalla camera di mia figlia: si trattava di  "D.V. Bau Bau" (!)  un cucciolo virtuale, con le sembianze di un pupazzo, che, per chissà quali oscuri motivi, si era svegliato in quel momento e reclamava la mia attenzione.
Ora, capisco che la mia reazione possa risultare strana, ma fatto sta che, un po’ per la paura  che si consumassero le pile, un po’ pensando alla mia bambina, un po’ perché la cosa in sè mi divertiva, ho afferrato il personaggio in questione e gli ho messo in bocca il biberon: in men che non si dica, questo ha succhiato rumorosamente, mi ha gratificato con un accattivante "I love you" e si è rimesso a dormire.
Oltre a farmi sorridere, l’episodio ha suscitato in me una reazione a catena di flashback e di riflessioni….
Solo qualche settimana prima avevo sentito parlare (e penso che a nessuno sia sfuggito questo caso) in TV  e sui giornali, di quel ragazzo sedicenne, campione di videogames,  trovato dai carabinieri mentre  girovagava di notte per la strada, senza meta e con lo sguardo allucinato, dichiarando di essere Ken, l’eroe del suo videogioco preferito.
Ripensandoci, è riaffiorato subito alla mia memoria il "commento del giorno dopo" di una collega:  "Visto?…e continuiamo pure a dargli i computer a questi ragazzi, anche a scuola…come se non bastasse quello di casa…."  
Ad essere sincera, notizie come questa, una punta d'inquietudine la provocano anche a me, convinta assertrice dell'utilità dell' introduzione dei computer nella pratica scolastica...
Quali pericoli celano, insomma, questa "realtà virtuale", questi personaggi-sirene che ci attirano con il loro "canto" (e attirano soprattutto i nostri ragazzi) in un "universo parallelo", inducendoci progressivamente a dimenticare quello reale?
Io ritengo che, in questo come in altri campi, il campanello d’allarme vada ascoltato, ma l’allarmismo sia da evitare.
I bambini scivolano con spontaneità dal mondo reale al mondo fantastico e viceversa, combinano spesso, soprattutto nel gioco, verità e finzione e, facendolo, acquistano via via una crescente capacità di  distinguere questi due piani. Si adattano quindi con la massima naturalezza alle "incursioni nel mondo virtuale", indotte da videogames, giocattoli elettronici e CD Rom.
E con la massima naturalezza noi adulti possiamo prenderne atto, purchè non li abbandoniamo a questa realtà senza alcun controllo.
Facciamo attenzione, dunque, ai tempi di utilizzo di questi strumenti, che devono restare entro limiti ragionevoli, ma soprattutto, per scongiurare il rischio che tali mezzi possano indurre una"chiusura autistica" in dimensioni alternative a quella reale,  non  manchiamo di  giocare una carta  sicuramente vincente :   lo stare insieme e  il fare insieme.
Fin dai primi approcci, l’interazione con lo strumento computer, non deve essere un rapporto a due, ma costituirsi come un'occasione di condivisione e di scambio. Gli spunti per farlo sono infiniti....
Discutiamo insieme perché la tartaruga del logo si ostina a disegnarci un quadrato aperto anziché un triangolo, commentiamo a più voci il viaggio virtuale di un CD-Rom, pasticciamo con immagini e foto, smontiamo e rimontiamo un ipertesto, scegliamo insieme le combinazioni musiche-immagini per un lavoro, parliamo ad amici lontani attraverso la posta elettronica….
Ed ecco....nessuna sirena che ci ammalia…. il computer è solo un "amico" molto ok, che ci fa risparmiare tempo, ci fa imparare e ci fa divertire, ma che mai dovrà sostituirsi agli amici in carne ed ossa che ci stanno accanto.
Se un rischio psicopatologico connesso all’uso (o sarebbe meglio dire all’abuso) di certi mezzi elettronici esiste (ed in effetti è così), non è bandendoli dai propri confini che la scuola può sperare di combatterlo.
Si dovrà invece adoperare per far divenire tali mezzi parte integrante della realtà quotidiana, per renderne possibile un utilizzo critico e consapevole e, nello stesso tempo, moltiplicare l'attenzione alle dinamiche affettive e relazionali, potenziare il più possibile l'educazione alla socialità.
Non dimentichiamolo: le "sirene" del mondo virtuale irretiscono principalmente chi si sente solo.