Direzione didattica di Pavone Canavese

 

12.12.1999

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Chissà come si divertivano...
(ovvero: i docenti del terzo millennio)
di Nicky Secchi
 

17 maggio 2157. Durante una "pausa-ricreazione", una bambina, stanca per le pressanti richieste del suo inflessibile insegnante-robot (in servizio a domicilio!), scopre da un vecchio libro che, un tempo, esistevano edifici chiamati scuole, dove i bambini seguivano, tutti insieme, lezioni tenute, incredibile a dirsi, da maestri in carne ed ossa...
"Chissà come si divertivano......" pensa sognante.

La scenetta, vividamente tratteggiata ed animata dall'abile penna di Asimov, ci fa sorridere e forse aggrottare un tantino le sopracciglia: d'accordo per la rivoluzione annunciata delle nuove tecnologie nella didattica, ma qui si esagera un tantino......

Eppure, alle soglie di un cambio di anno, di secolo e di millennio, la tentazione di dare, con gli occhi dell'immaginazione, una sbirciatina al futuro viene un po' a tutti.
"Attorno a noi" c'è incontestabilmente un "gran movimento": il rincorrersi frenetico di novità nel mercato tecnologico, il boom di internet, le battaglie strategiche per il controllo della telefonia mobile sono alcuni indici significativi, ma ve ne sono mille altri meno eclatanti. Stanno cambiando i contesti, le forme, i contenuti, le regole, gli stili, gli scopi della comunicazione. E non è paglia.....
Il fatto che, su questa movimentata scena, la scuola non possa permettersi il lusso di fare da "semplice comparsa" potrà sembrare scontato, ma credo valga la pena ribadirlo.
E credo anche che, con tutto il rispetto per la fertile fantasia di Asimov, nessuna rivoluzione nella scuola potrà realizzarsi, se non passando attraverso la mediazione degli insegnanti (in carne ed ossa!)

E allora parliamone di questi insegnanti  '99-2000.... ormai quasi "alfabetizzati a tappeto"e "armati di mouse", grazie ad una pioggia scrosciante di 1A e 1B...
Da un lato, possiamo ancora scorgere qualche caso di "resistenza al oltranza", qualche dichiarazione di "tecnofobia irriducibile".... voci, a dir il vero, sempre più rare e sommesse, ma che vanno comunque considerate e rispettate nelle loro argomentazioni.
Dall'altro, divengono sempre più numerose le  esperienze di "pionieri delle nuove tecnologie", che ne sperimentano a tutto campo le applicazioni didattiche e, soprattutto, grazie alla onnipotente pervasività della rete, mettono i risultati ottenuti a disposizione dei colleghi di ogni dove.
Ma gettiamo uno sguardo in mezzo... nello spazio che intercorre tra queste due realtà estreme, non precisamente comparabili, in quanto l'una in calo e l'altra in crescita, ma che restano, per ora, entrambe, fenomeni di "minoranza".
"In mezzo" troviamo un grande numero di docenti, convinti (in varia misura) che "indietro non si torna", che una "svolta tecnologica" nella scuola è necessaria, ma che ancora sono perplessi sui  tempi e i modi per realizzarla, che la sentono come un "impegno aggiuntivo" (e di cose da fare ce ne sono già tante...) o semplicemente non si sentono tecnicamente all'altezza...
"Inquilini del secondo piano", per dirla con Maragliano, ma ancora sulla soglia, indecisi se entrare nell'atrio o sostare ancora un po' in ascensore.
Possono bastare i "corsi di formazione" per chiarire  dubbi, per modificare  atteggiamenti, per indurre a "passare il Rubicone"?
Dipende.
Io penso che i corsi per gli insegnanti sulle nuove tecnologie dovrebbero, oltre a fornire argomentazioni pedagogiche e abilità tecniche, essere, in qualche modo(e so di usare un termine rischioso) "divertenti".
Dovrebbero in qualche misura stupire, suggerire che il computer è un opportunità per estendere nel tempo e nello spazio le nostre potenzialità d'azione (anche didattiche), dimostrare che, combinando le abilità che già possediamo con le "abilità" della macchina, possiamo ottenere risultati sorprendentemente efficaci.
E dovrebbero sfruttare la rete in modo più sistematico, mostrare che basta un clic, per avere a disposizione esempi, materiali ed esperienze, per trovare risposte, non definitive, non esaustive, ma "risposte" a molte domande.
Dovrebbero "coinvolgere".
Dopotutto, anche nella vita quotidiana, solo se troviamo qualche contropartita in termini emotivi, oltre che razionali, siamo disposti ad investire tempo ed energie in un'avventura che stravolge il rassicurante status quo.
Qui l'avventura è particolarmente impegnativa, ma ne vale la pena.

E se, in una supertecnologica scuola del futuro, alunni ed insegnanti si divertissero insieme, strizzando l'occhio ad un imperturbabile bidello-robot?
Giriamo lo spunto ad Asimov.