Direzione didattica di Pavone Canavese

 

30.01.2001

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Riflessioni di un topolino skinneriano…
di Marcello Nan

 
Come insegnante non credo di poter trascurare il problema del cosa fa il bambino davanti al computer e del perché ci stia tanto e non se ne voglia distaccare… Perché gli alunni imparano da sé le operazioni fondamentali dell’uso della macchina… Perché in questa situazione viene prima e di più il fare del riflettere e dello studiare… Mi interessa trovare una spiegazione di certi meccanismi per i quali la macchina attrae tanto e che cosa apprendiamo da essa…

Nei corsi di alfabetizzazione informatica di solito si spiega il fatto che il computer opera con i BIT combinati in byte ed organizzati in files e directory che a loro volta rispondono alle esigenze logiche del paradigma booleano "and, or , not"… ma in genere ci si guarda bene dal dire che gli operatori umani che stanno davanti alle macchine (bambini o adulti che siano) apprendono la maggior parte delle operazioni fondamentali di uso del computer attraverso semplici meccanismi di condizionamento skinneriano. Nel nome del "costruttivismo" oggi si portano avanti discussioni e pubblicazioni sulla progettazione degli ipertesti, sulle modalità di comunicazione sincrona e asincrona attraverso i computer e tutto ciò è sicuramente importante per il prosieguo delle esperienze didattiche multimediali in rete e non, ma si trascura di riconoscere quanto peso abbia il paradigma behaviourista o cognitivista nel nostro primo approccio al computer, nell’apprendimento della padronanza nell’uso delle macchine e dei programmi, ma soprattutto nell’analisi di quella che viene comunemente definita "interattività". Che cosa intendiamo infatti per interattività se non una serie di feedback che queste straordinarie macchine riescono a darci ad ogni nostra operazione sulla tastiera o con il mouse ? Il fatto che la macchina dia un’immediata retroazione ad ogni risposta dell’utente non è forse una delle cause di maggior successo della multimedialità stessa ? Se il computer non avesse questa funzione di "rispondere autonomamente" ad una nostra serie di input in cosa potremmo distinguerlo da una comune macchina da scrivere e in questo caso perché la dattilografia non ho avuto lo stesso sviluppo dell’informatica e della multimedialità ? La preparazione di un insegnante che operi con il computer per sé e per la propria classe dovrebbe passare a mio avviso anche attraverso un riesame di teorie che sono state un po’ troppo sbrigativamente rimosse dalla discussione pedagogica italiana, ma che costituiscono, nostro malgrado, le basi per una corretta comprensione delle macchine che utilizziamo e delle loro funzioni… Ciò costituisce una sorta di strabismo che spesso porta a fraintendimenti e che lascia gli insegnanti privi di un importante strumento di analisi delle situazioni di didattica dell’alfabetizzazione informatica. In effetti se potevano essere discutibili le pretese deterministiche dei teorici del comportamentismo skinneriano di analizzare ogni apprendimento umano in termini di condizionamento e di conseguenza i tentativi di costruire "macchine per insegnare" che avrebbero sostituito gi insegnanti, credo che oggi in tutta serenità sarebbe opportuno riprendere quello che in termini "khuniani" potremmo definire il paradigma "associazionista" ucciso e sepolto dal paradigma "costruttivista". Potremmo forse rivedere l’idea delle macchine per insegnare in quella di "macchine per imparare". L’apprendimento dell’uso del computer in generale, ma anche quello di molti tra i software più usati può essere esaminato nei termini elementari dei processi di "associazione", "discriminazione", "generalizzazione" ; questi ultimi aspetti per chi si sia anche solo affacciato nel campo della programmazione del software (linguaggi, listati, script ) possono peraltro essere "riscoperti" alla base delle logiche che sottostanno alla costruzione dei sistemi operativi e dei programmi applicativi. Volendo scindere i due aspetti della questione potremmo dire che quanto ho detto sopra potrebbe essere valido per l’esame del rapporto uomo-macchina, mentre didatticamente potrebbe essere più funzionale impiegare paradigmi costruttivisti nei rapporti uomo-uomo attraverso le macchine.

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