Direzione didattica di Pavone Canavese |
(28.11.2005)
Che misera fine l'EPICT... - di Marco Guastavigna
Sono passati meno di due anni da quando "sgattando" su Internet trovai i riferimenti alla European Pedagogical ICT license.
Mi illusi che qualcosa stesse cambiando anche nel nostro Paese.
Bene. Mi sbagliavo, e di grosso.
Sul tema è stata avviata anche una sperimentazione in Italia, ma i risultati sono francamente almeno avvilenti.
Ted è sempre più evidentemente una fiera delle TIC. Non è probabilmente un caso, quindi, che sia stato in questo contesto che ho scoperto nel relativo stand che anche l'Epict è diventata sostanzialmente un business.
L'università degli studi di Genova la offre infatti come corso di perfezionamento presso il Dipartimento Interdisciplinare di Scienze Storico-Geografiche e Linguistico-Letterarie, al modico prezzo di 420€.
La cosa potrebbe in sè anche essere accettabile, se non fosse che nei materiali propagandistici viene dato ampio spazio al fatto che la certificazione produce 2 punti nelle graduatorie permanenti ed 1 in quelle per mobilità e trasferimento. A concorrere per ottenere la "specializzazione" sarebbero insomma interessati o gli ultimi arrivati (non me ne vogliano: non l'ho assolutamente con loro) nelle diverse scuole o coloro che vogliono abbandonare una sede di servizio, magari per "irrompere" nella nuova rivendicando il proprio titolo e quindi compiti conseguenti.
Il tutto, ovviamente, in piena contraddizione con il percorso formativo Fortic di tipo B, che avrà avuto mille difetti, ma aveva un pregio, almeno in astratto: la persona che lo frequentava aveva ottenuto una designazione da parte del dirigente, in nome e per conto della sua scuola.
La prospettiva è davvero sconfortante: viene abbandonata ogni dimensione collegiale e di sistema della progettazione didattica e della professionalità docente, a favore di una visione individualistica, di interesse personale, nelle due possibili accezioni dell'espressione. La dimensione pedagogica diventa oggetto di certificazione esclusiva anziché di formazione inclusiva, estesa.
Solo una visione del genere, molto diffusa anche nelle proposte di note case editrici, giustifica per altro che i costi siano a carico dei formandi, dal momento che si tratta di una loro scelta.
Vorrei poter stendere un velo sul vergognoso syllabus, un palese arretramento culturale rispetto al modello danese: tradotto probabilmente con uno strumento automatico, appiattito sul culto per Windows e per Word (che chiama il processore Word - giuro!), propone amenità linguistiche quali "1.B.6 Settings (sic!) del computer e aggiustamenti resisi necessari per soddisfare bisogni", "1.B.6.1 cambiare le dimensioni di un’icona, i colori, il tracking del mouse etc. (che per un syllabus è un'espressione curiosa)", "Il designer della presentazione e più di una presentazione" (errore di ortografia compreso) indica vaghezze quali "database esterni importanti per le attivitā di apprendimento e di insegnamento" (per sapere quali siano probabilmente bisognerebbe sganciare i 420 €...). Potrei proseguire, ma ciascun lettore potrà soddisfare la sua eventuale curiosità scaricando il file.
PS: poche ore dopo aver scritto questo pezzo ho ricevuto dagli organizzatori una mail in cui mi si chiedeva di dare visibilità alla loro iniziativa. L'avevo già fatto, come si sono affrettato a rispondere.
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