Direzione didattica di Pavone Canavese |
(27.01.2009)
YouMiur -
di
Marco
Guastavigna
Qualche giorno fa, di fronte a un attacco di nostalgia di mio padre, che fu condotto alla prima torinese del film da mio nonno, combattente decorato della prima guerra mondiale, ho dato uno sguardo in rete per vedere che cosa avrei trovato a proposito de "Il Sergente York", famosissimo, edificante e celebrativo film americano del 1941.
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Orbene, benché siano reperibili diversi frammenti del film su Youtube e Veoh (a patto che si scarichi e installi un player dedicato) ne fornisca addirittura una versione completa - ahimé in lingua inglese, con grande smacco di mio padre, che conosce francese, tedesco, oltre a latino e greco antico, in omaggio all'epoca in cui ha frequentato la scuola - nessuno si sognerebbe di attribuire una qualche capacità d'uso di una qualsivoglia piattaforma di condivisione video a Gary Cooper. E non solo per ragioni anagrafiche: tutti hanno infatti chiarissimo che qualcuno si è pre-occupato di realizzare una o più copie digitali della "pellicola" originale e di trasferire in questo modo l'intero film o alcune sue parti su Internet.
Vediamo ora che cosa è invece successo dopo che abbiamo avuto modo di vedere e ascoltare il Ministro dell'istruzione e della ricerca annunciare le materie dell'esame di Stato su YouTube:
Sul merito non posso che condividere quanto detto in altra parte di questo sito, oltre a sottolineare l'impiego ormai improprio dell'espressione maturità, in uso a livello del senso comune, ma non più corretta dal punto di vista sia formale sia sostanziale per gli addetti ai lavori; voglio piuttosto concentrarmi sull'eco che questo atto ha avuto, riassumibile così: "Il Ministro Gelmini sa usare YouTube!!!".
Gelmini stessa alimenta per altro questo modo di interpretare l'episodio: in un'intervista alla Stampa di ieri - per esempio- ribadisce più volte di avere 35 anni e di essere quindi ben disposta e,anzi, in qualche modo "predisposta" per l'uso delle "nuove" tecnologie digitali.
Vediamo però che cosa è davvero successo.
Qualcuno ha realizzato, con taglio professionale, un video contenente alcune riprese in cui il Ministro annunciava le materie e le sue intenzioni sulla terza prova d'esame, corredate dall'inserimento di schemi riassuntivi.
Qualcun altro (il ministro medesimo? mi si consenta di dubitarne - credo e spero che non abbia tempo da perdere in queste banali operazioni tecniche) ha collocato il video realizzato sul canale a suo tempo aperto su YouTube.
Di questo sono stati informati i principali media e, attraverso radio (io ho sentito la notizia al GR), televisione e giornali, i cittadini.
Gli interessati in possesso delle tecnologie necessarie sono andati a vedere il video. Va rilevato che molti notiziari, già che c'erano, non avevano informato solo della presenza del video su YouTube, ma anche a proposito delle materie...
In questo contesto, giornalisti e commentatori si sono profusi - alcuni con piaggeria davvero ammirevole per ingenuità e intensità - a sottolineare la straordinaria performance "digitale" (da anni, soprattutto nel mondo della scuola, quando si desidera esprimere un'idea di innovazione confusa ma performante, si usa questo aggettivo) di Gelmini, la quale ha con ogni probabilità compiuto i medesimi gesti e ha utilizzato le medesime competenze a cui avrebbe fatto ricorso di fronte a "normali" telecamere televisive, per ottenere l'attenzione delle quali - considerato il suo ruolo istituzionale e l'importanza dell'argomento trattato - non avrebbe avuto certo difficoltà.
Con buona probabilità, quindi, molto rumore per nulla.
Concludo però con un'altra riflessione, relativa al diritto all'informazione.
Immaginiamo insieme che cosa sarebbe successo senza l'intervento dei media; in questo caso avrebbero avuto notizia delle materie soltanto coloro che avessero:
ipotizzato per conto proprio l'intervento del ministro su YouTube;
oppure indagato su YouTube con chiavi di ricerca adatte a "scovare" il video;
oppure ancora preventivamente e saggiamente sottoscritto il canale del Ministro, in modo da essere avvisati in automatico della comparsa di novità.
Tutto questo con buona pace di chi (nientemeno che il giurista Stefano Rodotà), a fronte delle prime manovre delle pay tv per impadronirsene in modo esclusivo, sostenne che i gol delle partite di calcio del campionato di serie A per la loro rilevanza sociale fanno parte di quella "massa critica" di informazioni che non può essere sottratta a tutti i cittadini, perché va concepita come un diritto.
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