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di Enrico Monteil, insegnante di scuola media a Torino Il ministro ha chiesto
alle scuole di pronunciarsi su una bozza di regolamento
dell'autonomia scolastica, scelta interessante, ma che
può portare a sviluppi inattesi. |
a cura di Gilda degli Insegnanti (un documento più ampio si può trovare nel sito WEB di GILDA) Lintero progetto di Autonomia previsto finora dal Ministro Berlinguer, e che si compone di Decreto sulla Dirigenza, Decreto sul Dimensionamento e Decreto sullAutonomia Didattica e Organizzativa, presenta elementi negativi e quindi necessita di profonde modifiche. Gli Insegnanti rilevano in linea generale che lintero disegno del Ministro è impostato secondo una visione piramidale della gestione delle scuole. Sembra di trovarsi davanti ad una azienda, nel senso tradizionale del termine, gestita da un Manager che ha potere assoluto sullOrganizzazione, sulla Didattica e sul personale. Manca ogni riferimento alla Funzione Docente, alle sue prerogative, ai suoi compiti. Manca un incardinamento fra la nuova e più complessa organizzazione del lavoro, soprattutto didattico, e le diverse articolazioni di funzione che saranno indispensabili per la realizzazione del progetto scolastico. E dunque indispensabile, affinchè lAutonomia non sia intesa come una semplice riverniciatura meramente organizzativa, ma diventi davvero uno strumento di miglioramento dell Efficacia Didattica e dei livelli di istruzione dei nostri giovani, che la Funzione Docente sia adeguatamente presente in tutti i momenti della vita dellIstituto Scolastico, attraverso una individuazione chiara delle funzioni attribuite al corpo docente, ed in particolare al Collegio dei Docenti che deve restare il luogo decisionale di ogni questione afferente alla didattica. Bisogna costruire un sistema di gestione "a rete" e non "piramidale", nel quale si individuino le competenze e si attribuiscano le responsabilità. Solo in questo modo si potrà avere una piena utilizzazione di tutte le competenze presenti nelle Scuole, e i Docenti italiani si sentiranno parte di un progetto di miglioramento dellintero sistema istruzione. Va inoltre, nel Decreto del Ministro, specificato nel modo più chiaro possibile che nessuna norma può intaccare in alcun modo il principio di Libertà di Insegnamento. |
a cura della DIREZIONE DIDATTICA STATALE DI AZEGLIO (TO) Il presente documento è stato redatto raccogliendo le osservazioni raccolte nel corso di una assemblea di insegnanti e genitori del circolo art. 1 - finalità LASSEMBLEA SI ESPRIME FAVOREVOLMENTE SULLE FINALITA SOPRATTUTTO PERCHE LAUTONOMIA E POSTA NON COME OBBLIGO, MA COME POSSIBILITA E OCCASIONE DI FARE DI PIU E MEGLIO. Art. 2 - sistema nazionale IL SISTEMA NAZIONALE E VISTO COME LA NECESSARIA CONSEGUENZA DELLA RESPONSABILITA DI INTERPRETARE I BISOGNI FORMATIVI DEGLI ALUNNI E DEL CONTESTO IN CUI SI OPERA E DI RISPONDERE DEI RISULTATI CHE SI OTTENGONO. Art. 3 - autonomia didattica LAUTONOMIA DIDATTICA E VALUTATA FAVOREVOLMENTE PER I SEGUENTI ASPETTI :
art. 4 - autonomia organizzativa LORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, FLESSIBILIZZATA SULLA BASE DI MOTIVAZIONI PROGETTUALI PROPRIE DELLA SCUOLA, TROVA NECESSARIA UNA PROGRAMMAZIONE PLURISETTIMANALE DELLORARIO. SI AFFERMA FORTEMENTE LESIGENZA DI POTER DISPORRE DI ADEGUATE RISORSE DI ORGANICO E DI STABILITA PLURIENNALE DELLO STESSO, NELLOTTICA DELLA CONTINUITA. Art. 5 - autonomia ricerca sperimentazione IN RAPPORTO A TALE ARGOMENTO SI RICHIEDE LISTITUZIONALIZZAZIONE DI FIGURE PROFESSIONALI DI SISTEMA CHE POSSANO METTERE IN CAMPO COMPETENZE E MOTIVAZIONI PROFESSIONALI DI SUPPORTO DELLATTIVITA DELLE SCUOLE. Art. 6 - crediti formativi LA VALUTAZIONE NON DEVE RISPONDERE SOLO A PARAMETRI ESTRINSECI MA TENERE CONTO DELLA DIVERSITA DEGLI INTERESSI, DEI BISOGNI E DELLE CAPACITA DEGLI ALUNNI. Art. 7 - ampliamento offerta formativa CON LA "TERRITORIALIZZAZIONE" DELLA SCUOLA, IL SISTEMA FORMATIVO NON SARA PIU UN SOGGETO CHE SI AUTOGENERA O SI AUTOGIUSTIFICA. TUTTAVIA SI FA NOTARE CHE :
Art. 8 - reti di scuole GLI ACCORDI DI RETE VENGONO VALUTATI CON ESTREMA POSITIVITA. Art. 9 - funzioni delle istituzioni scolastiche SI RITIENE CHE I NUOVI COMPITI E LE NUOVE RESPONSABILITA ALLE SCUOLE, DEBBANO ESSERE COMUNQUE ACCOMPAGNATI DA COSPICUI INVESTIMENTI DELLA SPESA PUBBLICA NEL SETTORE FORMATIVO E NON IL CONTRARIO. Ulteriori osservazioni trasversali LA CONSULTAZIONE AVREBBE POTUTO ESSERE PIU APPRONFONDITA SE I TEMPI PREVISTI FOSSERO STATI PIU LARGHI |
a cura della DIREZIONE DIDATTICA DEL III CIRCOLO DI SANREMO (IM) Art. 1 - finalità
Art. 2 - sistema nazionale
Art. 3 - autonomia didattica
Art. 4 - autonomia organizzativa
Art. 5 - autonomia ricerca sperimentazione
Art. 6 - crediti formativi La valutazione risulta più completa e precisa. Art. 7 - ampliamento offerta formativa
Art. 8 - reti di scuole
Ulteriori osservazioni trasversali La parte relativa all'autonomia amministrativa non è sufficientemente esplicitata, ciò comporta perplessità in relazione a:
Per raggiungere tutti gli obiettivi proposti riteniamo che l'organizzazione modulare non sia idonea per l'orario ridotto, ma ci piace l'idea della modularità cioè di insegnanti che a turno, ma in accordo, si occupano di formare un gruppo di alunni. Questa autonomia sarà reale? Con fondi e personale per tutte le scuole? Si formeranno scuole di serie A e serie B? Il documento sull'autonomia è troppo proteso verso la scuola superiore, mentre non tiene conto delle peculiarità della scuola elementare. Il progetto è troppo vago e indeterminato. |
a cura di Ignazio Sarlo, preside della scuola media statale "Panetti" di Strambino (To) E' certamente apprezzabile l'intenzione del Ministro di aprire il dibattito nelle scuole sul processo di riforma in atto, credo sia un passaggio assolutamente necessario, non si può pensare di cambiare radicalmente il nostro sistema scolastico senza il pieno coinvolgimento di chi opera quotidianamente nella scuola, la passività di molti potrebbe trasformarsi in resistenza ed ostacolare in modo determinante (in negativo) il percorso riformatore. Proprio da questo punto di vista dubito che la scelta di coinvolgere i docenti nel dibattito sulle riforme iniziando dal regolamento dell'autonomia sia stata quella giusta: a mio parere sarebbe stato preferibile iniziare a "chiacchierare" sul documento "Le conoscenze fondamentali per la scuola italiana del futuro" redatto dal Prof. Maragliano come sintesi dei lavori del gruppo dei "saggi". La "bozza" sull'autonomia è un documento sulle "procedure", significativo sicuramente, ma lontano dalla cultura dei docenti che per loro "mestiere" si occupano di contenuti e di metodologie piuttosto che di "funzionamento". Le mie perplessità di adesso hanno le stesse motivazioni di quelle da me espresse nel merito del progetto di riforma degli ordinamenti (riordino dei cicli): anche allora temevo si cascasse in un discorso tecnico sui modelli organizzativi (6+6, 4+4+4, ..) sottovalutando le motivazioni profonde che sostengono il progetto di riforma. Veniamo alla "bozza" di regolamento, si tratta di un tassello, importante, ma pur sempre solo di un tassello, del puzzle complessivo che sta per essere composto da una serie significativa di altri tasselli alcuni dei quali già definiti, alcuni in via di definizione, altri, invece, ancora solo in embrione. Dalla "bozza" traspare comunque un modello di scuola "futura" sicuramente condivisibile e coerente con gli altri provvedimenti in corso d'opera:
Probabilmente la "bozza" acquista un senso maggiore se letta parallelamente al documento di Maragliano ed all'ultimo lavoro sui saperi fondamentali nella scuola di base. Occorre però che si inizi a definire quali dovranno essere gli insegnamenti fondamentali, quali quelli opzionali, quale dovrà essere lo spazio orario minimo da dedicare agli uni e agli altri, altrimenti anche le sperimentazioni dell'autonomia già in corso o in fase di attuazione, rischiano di procedere un po' alla cieca e soprattutto senza prospettive di continuità. Analoghe considerazioni vanno fatte rispetto alla definizione degli organici per la scuola secondaria di primo e di secondo grado: attendevamo per il prossimo anno scolastico l'introduzione anche in questi due ordini di scuola degli organici funzionali d'istituto, ma i soloni ministeriali non sono riusciti in questa impresa, probabilmente anche per l'eccesso di garantismo di taluni dirigenti sindacali. Garantismo in questo periodo è sinonimo di conservazione dell'esistente. Da questo punto di vista è stato deludente l'iter conclusivo della consultazione sull'ipotesi di piattaforma contrattuale rimasta di fatto "ingessata" sulle mediazioni iniziali e sulla decisione di avviare la trattativa ignorando che il processo di riforma è già in corso. La "clausola di dissolvenza" appare ridicola ed è grave che i sindacati confederali stiano rinunciando ad accompagnare con la trattativa contrattuale il processo di riforma. Già soltanto l'applicazione del decreto di novembre sulla sperimentazione dell'autonomia pone dei problemi per quanto riguarda la flessibilità dell'orario di lavoro per i docenti e di conseguenza anche per gli ATA che andavano posti da subito al tavolo contrattuale. Anche la scelta di erogare a "pioggia" parte delle risorse disponibili per la contrattazione integrativa è discutibile: è legittimo dubitare che gli avversari del decentramento del M.P.I. non si annidino solo all'interno delle direzioni generali, ma anche fra i dirigenti nazionali di alcuni sindacati che di fatto, difendendo la contrattazione decentrata a "livello nazionale", riescono a conservare un loro ruolo. Decentramento reale del M.P.I., assegnazione delle risorse accessorie direttamente alle scuole, significherebbe spostare i luoghi e le responsabilità della contrattazione dal centro alla periferia, dal Ministero alle scuole, dalle segreterie nazionali direttamente alle R.S.U., ponendo le premesse per un ridimensionamento ed un decentramento delle strutture sindacali nazionali. Paradossalmente non ci resta che sperare nell'ARAN che, assumendo una posizione avanzata, coerente con le affermazioni del Ministro Berlinguer, potrebbe scombinare le carte di Fiuggi ed avviare una trattativa contrattuale in grado di contribuire in modo significativo al processo di riforma. |
Il progetto di sperimentazione di autonomia didattica e organizzativa della scuola media "Falcone" di Ivrea |
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Osservazioni sulla bozza
provvisoria dello schema di regolamento |
La commissione "Autonomia scolastica" dell'IPSIAM "C.Colombo" di Catania, piu' volte riunitasi per discutere lo schema di regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche (Bozza provvisoria del 4-3-1998), dopo attenta lettura e approfondita discussione, ha elaborato alcune considerazioni generali ed osservazioni particolari sullo schema che vengono qui di seguito riportate con lo scopo di:
Le novita' introdotte dal
ministro (finanziamento delle scuole provate, autonomia
scolastica, riforma dei cicli, regionalizzazione,
"figure di sistema", dirigenza scoalstica) sono
molte e in grado di modificare profondamente la struttura
e le finalita' della scuola pubblica, nonche' di
connotare il tempo e la professionalita' docente. Appare
estremamente significativo e grave che in nessun punto di
questa "riforma", che ha la pretesa di
rappresentare una sorta di "rivoluzione
culturale" si parli del In questo progetto, la funzione della scuola e dunque del docente perde la sua valenza educativa per assumere quella di addestramento finalizzato alla domanda del mondo del lavoro (disegno di legge sul riordino dei cicli e art. 8 della Bozza). Mobilita' e flessibilita', le due parole ripetute nel documento di presentazione della riforma, si traducono in insegnamento-apprendimento di nozioni general-generiche e curriculari fortemente differenziati e parziali. La richiesta di consultazione, infine,
ben lungi dall'essere un atto democratico e trasparente,
quale potrebbe apparire, rappresenta in realta'
un'operazione poco significativa in quanto,
escludendo dal giudizio della base decreti e
disegni di fondamentale importanza quali quelli sulla
dirigenza, sugli organi collegiali, sul riordino dei
cicli, invita i docenti a esprimersi su una bozza di
regolamento il cui soggetto-oggetto è l'istituzione
scolastica, priva di apparente identita'. |
AUTONOMIA
SCOLASTICA E COMUNITA LOCALE 1. La versione dellart. 58 della Costituzione elaborata dalla Bicamerale limita il ruolo dello Stato in merito allistruzione (come su altri temi tra cui università, ricerca, ambiente e territorio) al compito di "determinare con legge la disciplina generale". Tale impostazione mette a rischio il valore innovativo dellautonomia scolastica, perchè sostituisce il centralismo statale con tanti centralismi regionali in una semplice ridistribuzione di competenze tra Ministero della Pubblica Istruzione e Regioni. 2. La capacità innivatova dellautonomia scolastica consiste nella costruzione di una giusta dinamica tra il nuovo rapporto tra scuola e comunità locale da un lato, e funzioni nazionali del Ministero della Pubblica Istruzione, dallaltro, che implicano anche una radicale riforma del Ministero stesso. 3. Per ora nulla ci consente di prevedere che una gestione regionale sia automaticamente migliore di quella centralistica. Basta guardare allo stato in cui versa la Formazione Professionale, un sistema fortemente regionalizzato. 4. Occorre recuperare, nel rapporto tra responsabilità e funzioni locali, regionali e nazionali, una diversa evidenza al ruolo dello Stato nel dettare indirizzi e regole che consentano al sistema formativo di essere una vera risorsa per tutto il Paese. 5. Lautonomia scolastica non è un fatto meramente organizzativo o di architettura istituzionale. Il nuovo equilibrio tra dimensione locale, regionale e nazionale è innanzitutto un fatto culturale, che riguarda la qualità delle relazioni ad ogni livello del sistema e che mette in discussione il senso profondo del fare scuola oggi. 6. Il bisogno di un nuovo vivificante rapporto con la comunità locale, come questione culturale prima ancora che organizzativa, non nasce solo dallattuale stato di crisi della scuola italiana. Ci sono questioni storico-sociali del nostro tempo che danno una particolare rilevanza alla comunità locale. Cè la crisi dello Stato di fronte ai nuovi localismi, ci sono i processi di mondializzazione e la necessità di ritrovare le proprie radici in un mondo senza confini, ci sono gli scenari socioeconomici, la crisi occupazionale, le compatibilità ambientali che enfatizzano limportanza dello sviluppo locale come articolazione di uno sviluppo sostenibile. Questioni epocali, come si usa dire, che sul piano culturale pongono con forza il tema dell'identità e delle identità, nella dinamica tra locale e globale. 7. Lautonomia scolastica può assicurare alla scuola uninedita capacità di risposta evolutiva rispetto ai bisogni del territorio e del mercato del lavoro, perchè rende il sistema formativo dinamico, capace di coevolvere con le comunità locali (che non possono più essere identificate con la comunità degli utenti). In questa prospettiva va ripensato il dimensionamento prevedendo eccezioni anche per quelle aree urbane con particolari caratteri di degrado socio-ambientale e in attesa del riordino dei cicli va eliminato il periodo di "succursalizzazione" su cui rischia di arenarsi la scuola media. 8. La scuola dellautonomia dovrebbe trasformarsi in "vetrina" delle qualità della propria comunità, dovrebbe essere vissuta come insostituibile risorsa locale, un effettivo agente di sviluppo locale, attraverso efficaci percorsi di formazione alla cittadinanza attiva. |