10.12.2012
DDL
sull’autogoverno delle scuole
Va bene la "pausa
di riflessione", ma la riforma degli OO.CC. resta urgente.
di Bruno Moretto (ex componente Cnpi)
La proposta di legge 953
fu depositata il 12/05/2008 dall’allora presidente della commissione cultura
della camera Valentina Aprea. Il titolo era: “Norme
per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta
educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello
stato giuridico
dei docenti”.
Il progetto aveva l’ambizione di modificare significativamente il modello di
scuola vigente.
Si occupava anche di reclutamento e di carriera docente nonché del
finanziamento alle scuole, oltre che degli organi collegiali ai vari
livelli.
Il modello di ispirazione era quello di tante scuole in competizione fra
loro, finanziate dai privati, gestite in modo aziendale, con i dirigenti a
capo del personale selezionato in modo discrezionale.
Era pertanto il tentativo di stravolgere l’impianto costituzionale che
garantisce il diritto all’istruzione di tutti in una scuola laica,
democratica e pluralista.
Il progetto ha avuto fasi alterne tanto che ne fu presentata una seconda
versione a luglio 2009. Rimase poi nei cassetti fino a marzo 2012 quando
improvvisamente riapparve per iniziativa bipartisan di tutta la commissione
(escluso l’on. Zazzera lDV che si schierò subito contro).
Il nuovo testo ha abbandonato tutta la parte su reclutamento e carriera per
focalizzarsi sulla riforma degli organi collegiali e della governance delle
Istituzioni scolastiche.
Il testo, anche se profondamente mutato rispetto all’originale, ha mantenuto
la sua ispirazione di fondo. Abbandonata definitivamente l’idea di
un’autonomia delle Istituzioni all’interno dell’autonomia del sistema
scolastico nazionale di cui all’art. 21 della legge 59, il progetto
produrrebbe un sistema frammentato in cui ogni scuola si caratterizzi per la
sua vocazione: scuola per le eccellenze o scuola per l’integrazione sociale
(vedi la proposta per l’Invalsi di Checchi, Ichino, Vittadini del 2008).
L’introduzione di una autonomia statutaria sancisce l’abbandono dell’idea di
uguaglianza dell’offerta scolastica finalizzata a dare a tutti i giovani la
possibilità di diventare cittadini consapevoli e di accedere alle cariche
elettive (art. 51 Cost.).
Un tale sistema naturalmente prevede il rafforzamento del potere di
indirizzo e di controllo da parte del Ministro e del Ministero. In tal senso
si può leggere il parallelo DPR sul sistema nazionale di valutazione.
Il progetto rafforza il ruolo dei dirigenti scolastici come terminale
dell’amministrazione, riduce il collegio dei docenti ad un organo tecnico,
subordinato al c.d.a., fa entrare nel c.d.a. e nel nucleo di valutazione
soggetti esterni e privati.
E’ pertanto un bene che
questo progetto sia stato accantonato in seguito alla forte opposizione del
movimento degli insegnanti e degli studenti.
D’altra parte questo abbandono rinvia sine die la riforma degli organi
collegiali della scuola in particolare di quelli territoriali e nazionali
che non sono stati più rinnovati dal 1996.
La riforma del consiglio
nazionale e di quelli provinciali e l’introduzione di quelli regionali di
cui alla Decreto
Legislativo 30 giugno 1999, n. 233
non è stata mai applicata. In tale situazione la gran parte degli organi
provinciali e distrettuali non esiste più da 10 anni e l’organo nazionale ha
continuato a vivere tramite surroghe dei componenti che ormai non riescono
più a coprire i posti lasciati dal personale in quiescenza.
In questo momento la scuola italiana manca quindi di organi fondamentali che
ne caratterizzino la sua autonomia e capacità di relazione nei confronti
delle autonomie locali e del ministero.
Né si può pensare che possano sopperire a questa mancanza reti volontarie di
scuole.
L’articolato del capo II
della 953 è molto debole e sembra scritto più per consuetudine che per una
reale volontà riformatrice del legislatore.
Le competenze del Consiglio nazionale che dovrebbe essere lo strumento di
autogoverno del sistema nazionale nell’ottica della sua autonomia dal potere
ministeriale sono molto vaghe.
L’articolato conferma la sottrazione al consiglio del potere di controllo
sulle sanzioni disciplinari introdotto dalla legge Brunetta, condizione
irrinunciabile per tutelare davvero la libertà di insegnamento come
fondamento del sistema di istruzione, strumento attraverso il quale gli
studenti possono sviluppare liberamente la propria personalità attraverso il
confronto fra le diverse posizioni culturali (art. 1 e 2 Testo unico Dlvo
297/94).
Al consiglio continua ad essere sottratto il controllo sul sistema nazionale
di valutazione che nel DPR in corso di definizione viene visto come diretta
emanazione del ministro.
L’istituzione delle conferenze regionali e di quelle territoriali è lasciata
alla decisione delle singole regioni con un ulteriore rischio di
frammentazione regionale del sistema nazionale.
Le notizie provenienti dal Senato evidenziano che la 953 non vedrà la luce
in questa legislatura ormai finita.
Io penso che ciò sia un
bene. Resta l’urgenza di una riforma degli organi collegiali nazionali e
territoriali che rafforzi l’autonomia culturale del sistema scolastico in
una logica di autogoverno da parte delle sue componenti, del mondo della
cultura e delle autonomie regionali e territoriali.
E’ urgente una riforma capace di sottrarre la scuola della Repubblica ad
interventi scoordinati e contraddittori del ministro di turno che, come è
avvenuto negli ultimi anni, hanno messo in crisi il sistema dalle sue
fondamenta facendo perdere di vista alle scuole la loro mission.
La domanda che va posta alla classe dirigente di questo paese è se ritiene
ancora necessario avere una scuola che formi il cittadino della Repubblica o
se invece considera il sistema di istruzione un fardello finanziario di cui
liberarsi al più presto.
A me pare che le politiche scolastiche degli ultimi 15 anni siano andate
sempre nella seconda direzione.