(05.09.2014)
Dalla
autonomia di Berlinguer agli annunci di Renzi
di Marina Boscaino
“Un vero piacere. La riforma presentata oggi è il compimento di ciò che Luigi Berlinguer aveva immaginato”: finalmente una esplicita confessione. Il responsabile scuola del PD, Faraone, ha così cinguettato ieri, ad un giorno dalla presentazione del piano Renzi sulla scuola. A riprova del fatto che quanto alcuni di noi affermano da tempo, e cioè che l’inizio di tutti i peggiori guai per la scuola siano partiti dall’autonomia scolastica, non è un’ossevazione infondata.
In quel progetto, infatti, era contenuto in potenza tutto ciò che gli strateghi del/dei partito/partiti nati dalle ceneri del PCI (sic!) hanno articolato nel corso degli anni, accelerando la distruzione del modello di scuola della Repubblica: privatizzazione, rottura del principio di unitarietà del sistema scolastico nazionale, scuole come monadi in caccia di acquirenti-finanziatori-benefattori, la cui maggiore o minore possibilità di intervenire sarà evidentemente legata al territorio su cui l’istituto insiste; dirigenti-manager, arbitri inappellabili della sorte dei docenti; docenti a loro volta sul mercato, con valutazione, premialità, sedi, funzioni deliberate dal decisore unico; demagogia in libertà: i soliti Internet ed Inglese (promossi già nella proverbiale “riforma Moratti”, i cui effetti stentiamo ancora a vedere); requiem per la democrazia scolastica (con la revisione/abolizione degli Organi Collegiali).
Che l’ennesima “rivoluzione” non mi piaccia l’ho scritto già molte volte in questi giorni. La riforma personale, il documento firmato dal singolo premier-sovrano, il patto educativo a paternità unica – lui e noi, dirigenti, docenti, Ata, studenti, genitori- , se da una parte concretizza il modo spregiudicato e la sindrome da “annuncite” che caratterizzano le discutibili modalità del giovane capo, esautora dall’altra (e questo è non solo fastidioso, ma particolarmente grave) Governo e Parlamento dalle loro funzioni costituzionali.
Una parola, infine, sull’annuncio degli annunci: l’assunzione di 150mila precari delle graduatorie ad esaurimento. Rammento che il provvedimento era già previsto (senza mai aver avuto esecuzione) dalla Finanziaria del 2007; che siamo in attesa di una sentenza della Corte Europea che potrebbe esigere l’assunzione di quanti hanno svolto servizio continuativo per 3 anni; infine, che un altissimo numero di questi docenti già lavorano stabilmente con le supplenze annuali e che, forse, la cifra esorbitante prevista per l’operazione potrebbe essere decisamente inferiore a quella dichiarata.
Scatti di anzianità e destino dei docenti di II e III fascia: come si dice a Roma, “a chi tocca non si ingrugna…”. Ma non è alla saggezza popolare che un governo democratico e attento ai diritti può appellarsi.
Infine: esiste un disegno di legge depositato in Senato che recepisce la Legge di Iniziativa Popolare per Una Buona Scuola della Repubblica, che raccolse 100mila firme. Se Renzi tiene davvero – come continua ad affermare – all’ascolto, la consultazione della scuola potrebbe prevedere anche l’inserimento su questo progetto voluto e proposto da docenti, studenti, genitori, cittadini; e che al momento, a differenza della “Buona scuola”, di video, tweet e proclami demagogici, sta seguendo le democratiche procedure costituzionali.