(11.09.2014)
La "Buona
Scuola" tra annunci e linee guida
di Girio Marabini
Ho accolto l’invito del Governo e
mi sono iscritto al sito labuonascuola.gov.it fiducioso di poter dare il mio
contributo di idee e di proposte, anche se, ormai “collocato a riposo” affronto
la questione con un certo disincanto, uso dopo tanti anni a vedere riforme su
riforme, interventi con il cacciavite su interventi col cacciavite ad ogni piè
(governo) sospinto .
Le linee guida pubblicate dal governo Renzi si fondano su 12 punti che ormai
sono di dominio pubblico. Per molti di questi punti verrebbe da dire “nulla di
nuovo sotto il sole” nonostante i trionfali annunzi e la benevola accoglienza
della stampa. Sembrerà banale ma il vero problema in tutti questi anni è stato
soprattutto quello delle risorse: i numerosi tagli delle varie finanziarie hanno
limitato nei fatti l’autonomia progettuale delle scuole. Inoltre il blocco degli
stipendi ha mortificato la professione insegnante.
Mi domando allora come sia possibile conciliare le indicazioni contenute nei 12
punti con il paventato taglio del 3% alle spese di tutti i ministeri, pubblica
istruzione compreso.
Non nascondo di nutrire numerose perplessità. Positivo è comunque l’annuncio
dell’assunzione di più di 100 mila precari. Si tratta di stabilizzare coloro che
già lavorano con il meccanismo delle supplenze annuali, dando così continuità
all’insegnamento. Si andrà a formare, secondo le intenzioni del governo, il
cosiddetto “organico funzionale” - un certo numero di insegnanti a disposizione
delle scuole e degli uffici scolastici provinciali per la realizzazione di
progetti, per il recupero, il potenziamento, le eventuali supplenze- che potrà
sicuramente migliorare la qualità del servizio scolastico. A questo proposito
occorrerà attentamente valutare la novità (punto 6) della pubblicazione di “
un registro nazionale dei docenti per aiutare i presidi a migliorare la propria
squadra e l’offerta formativa”.
Si vuol forse dire che i presidi avranno la possibilità di assumere gli
insegnanti (in particolare quelli dell’organico funzionale) liberamente senza
seguire un ordine di graduatoria? Con quali garanzie di obiettività e di
imparzialità? Le mie perplessità aumentano. Considero infine come cruciali due
aspetti: quello relativo
alla libertà di insegnamento e quello della autonomia scolastica (due principi
di rilevanza costituzionale).
Una scuola statale può essere realmente autonoma e può garantire la libertà di
insegnamento solo se può contare su risorse certe iscritte al programma annuale,
che sono quelle statali. Le risorse provenienti dai privati debbono essere
residuali e non determinanti. La scuola statale deve mantenere intatta la
propria autonomia progettuale e formativa, libera da qualsiasi condizionamento
sia politico che economico. L’insegnante, che è un educatore e non un
funzionario, deve poter svolgere liberamente il proprio ruolo, avendo come unici
riferimenti il diritto dell’alunno al successo formativo e le linee tracciate
dal piano dell’offerta formativa dell’Istituto.
Si può essere allora favorevoli alla valutazione degli insegnanti purché
questa sia definita in modo chiaro (chi valuta e con quali criteri?). Il rischio
tuttavia è che la libertà di insegnamento (un bene prezioso e di rilevanza
costituzionale dicevo) possa essere limitata e ridotta.
Le maglie sempre più strette di indicatori di qualità, di norme costruite e
validate dallo Stato, dalla stessa organizzazione o da un "qualcuno" esterno
rischiano infatti di condizionare il lavoro degli insegnanti. Quanto più
l’insegnante è costretto a soggiacere a nuove e continue regole tanto maggiore
risulta la sua perdita di spontaneità, di iniziativa, di autonomia a tutto
svantaggio della formazione dei giovani. Il rischio fondato è che la vita
all'interno della scuola si riduca ad una competizione estenuante e logorante
tra gli insegnanti, costretti a raggiungere gli standard per cui saranno
valutati.
Cerchiamo allora di dare il giusto valore all'organizzazione e al concetto di
qualità.
L’unica qualità possibile è infatti quella pedagogica, i cui risultati non sono
immediatamente valutabili.