(11.09.2014)
La "Buona
Scuola": difficile, non impossibile
di Ariella Bertossi
Il dossier
“La buona scuola” prende in esame molti dei punti critici della scuola italiana,
ascoltando le voci che dalla scuola arrivano e ponendosi in un ulteriore periodo
di ascolto dell’utenza. Non si può non apprezzare l’analisi e lo sforzo
propositivo compiuto in così breve tempo per cercare di dare una svolta e una
risoluzione ai numerosi problemi del sistema scolastico italiano. Credo che
ciascuno però si domandi se quanto proposto sia possibile, soprattutto dati i
tempi stretti di attuazione che il programma propone. Il dossier è molto denso e
va analizzato a fondo, ma pongo brevemente alcune riflessioni:
Procedere ad assunzioni di massa del personale che si trova nelle graduatorie a
vario titolo credo sia molto oneroso, ma il risparmio, si dice, si ritroverebbe
nel fatto di non dover più procedere alla chiamata dei supplenti. Mi domando
però come nella pratica ciò possa essere realizzato, a meno che non si disponga
di docenti provenienti da ogni classe di concorso, poiché dubito che si intenda
che un docente di matematica possa sostituire ad es. quello di ed. fisica e
viceversa, magari passando a ordini di scuola diversi; per alcune classi di
concorso, inoltre, le graduatorie sono già esaurite.
Se si tratta di organizzare meglio il servizio, prima di accedere ad ulteriori
assunzioni che certamente andranno fatte, sarebbe meglio razionalizzare quanto
già c’è. Da più parti e più volte è stato chiesto che l’orario dei docenti non
venga calcolato secondo il monte orario settimanale, ma annuale. Così facendo i
docenti, pur continuando a godere dei periodi di inattività durante i giorni di
chiusura della scuola, presterebbero il loro servizio in altre funzioni, non
necessariamente di cattedra, secondo le esigenze del singolo istituto. Questa
modalità consentirebbe in parte già di risolvere il problema delle sostituzioni
dei colleghi assenti, ma anche a provvedere all’organizzazione e alla gestione
di tutto quanto all’interno della scuola viene attivato. L’assunzione di altri
docenti potrebbe essere una risorsa enorme, ma assunzioni “selvagge” non sono
utili a nessuno: docenti titolari e docenti tappabuchi? Docenti in classe e
fuori classe?, “chi, come e perché” andrà chiarito e ben prima dell’arrivo del
prossimo anno. Credo che anche ai nuovi assunti debba essere data un’identità e
una funzione: potrebbero essere dei supporti per le classi sempre più numerose
oppure per realizzare quanto avrebbero dovuto fare i CTS, a fronte della
ricognizione di DSA e BES che ogni scuola ha realizzato.
Non mi è chiaro se tali assunzioni devono essere un tentativo di diminuzione
della spesa pubblica, risolvendo il problema del precariato e delle supplenze,
oppure se vogliono essere un vero investimento sulla scuola, da non considerare
più, si dice, una spesa. Certamente il “via vai” dei docenti e il “balletto”
annuale delle cattedre non giova a nessuno, il problema della scuola è anche la
stabilità degli organici: la mobilità dei docenti, il sistema degli utilizzi, i
distacchi e quant’altro non consentono al ds di poter scegliere e mantenere la
propria squadra, quella più adatta al proprio istituto e mi domando come farà
chi dirige le scuole dislocate e dove nessuno vuole andare a “trattenere”
docenti che lì trovano sempre posto e che appena possibile se ne vanno. La
proposta di smuovere gli insegnanti “bravi” dalle proprie scuole incontrerà
sicuramente la resistenza degli insegnanti per primi, che spesso non sono
propensi a spostarsi dalle proprie scuole, figuriamoci dalle proprie città.
La questione delle scuole aperte per più tempo inoltre a mio avviso dovrebbe
essere distinta a seconda delle zone: nei paesi spesso la scuola è il fulcro di
ogni attività, ma nelle città sono presenti molte altre agenzie educative che si
contengono i giovani e che non possono competere per competenze e specialità con
la scuola. Mi riferisco alle federazioni sportive, alle scuole di musica, di
danza, teatrali, di lingue: credo che il tempo scuola attuale sia già più che
sufficiente e che se le scuole debbano essere aperte, lo siano per offrire delle
strutture ad altre associazioni, ma questo per buona parte nelle scuole avviene
già.
Pur gioendo quindi dell’attenzione che all’istruzione finalmente viene data,
molte sono comunque le domande che mi pongo e che come me si pongono credo anche
gli altri operatori della scuola, senza pregiudizi, anzi con la speranza che
alla scuola, finalmente, la giusta speranza venga data.